«Hanno vinto i buoni», questa la dichiarazione a caldo del primo ministro Alexis Tsipras, dopo aver saputo del risultato dell’Eurogruppo. Che cosa è stato deciso in Lussemburgo? La Grecia otterrà 8,5 miliardi, un taglio all’obiettivo di bilancio, dopo il 2023 (circa il 2% fino al 2060), e altre vaghe concessioni. Sul debito e sul futuro ruolo del Fmi soltanto accenni. Niente accesso al Qe e niente ipotesi di un’apertura al mercato dei crediti. Ovvio dunque che in piena campagna elettorale, la Germania non vuole sentire parlare di “taglio”. In altre parole, la Grecia ha ricevuto quanto aveva rifiutato nel corso del precedente Eurogruppo. 



Mai i “cattivi” hanno perso? Forse no. Alexis Tsipras  era convinto di aver diritto allo sconto dopo aver ottenuto a fatica dal Parlamento l’ok all’ennesima manovra lacrime e sangue chiesta dall’ex Troika, un salasso 4,1 miliardi tra nuove tasse e meno pensioni, al ritmo di questo ritornello: «Misure in cambio del debito». Le nuove misure erano state approvate prima del precedente Eurogruppo. Rifiutata la proposta presentata da Schauble, con tanto di dichiarazioni di battaglia, il 9 giugno il Parlamento ha votato altre misure di austerità pari ad altri 2,1 miliardi. 



Secondo la solita tattica, quel primo rifiuto era soltanto il modo per far digerire altri tagli alla maggioranza di Syriza. E così tre settimane dopo, la proposta è stata, seppur con alcune modifiche, accettata. Soddisfatto il governo, soddisfatto il primo ministro, soddisfatto soprattutto il ministro delle Finanze tedesco che ha fatto nuovamente passare la sua linea. Eppure Tsipras ci aveva provato con il solito ricatto: o passa la mia proposta, oppure mi rivolgo alla Merkel e chiedo una “soluzione politica”. Ma non si è mai visto che in campagna elettorale un primo ministro sconfessi un suo ministro, il quale con teutonica cattiveria ha dichiarato che a Tsipras servivano queste tre settimane per «ragioni di comunicazione», cioè convincere i suoi. 



Ci riuscirà? I “syrizei” sono già convinti, è l’opinione pubblica lo scoglio. Per tre settimane si è sentito tutto e il contrario di tutto. Prima un no, poi un nì, poi un no e poi ancora un sì. E a bilancio va detto che sono state tre settimane perse. «La Grecia volta pagina perché abbiamo un accordo che rispecchia i sacrifici del popolo ellenico», ha scritto su Twitter Alexis Tsipras. 

I greci ci crederanno, oppure staranno a vedere che cosa può succedere, magari imprecando sull’aumento della tasse e su altre “disgrazie” quotidiane che hanno a che fare con la sanità, la giustizia e l’ordine pubblico. Per il momento si può andare al mare in tranquillità. Da settembre forse si ricomincia con la terza valutazione.

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