Pier Carlo Padoan ha spiegato ai giornalisti che lo Stato resterà nel capitale di Mps “per la durata del piano di ristrutturazione”, anche se l’obiettivo rimane quello di restare “il minor tempo possibile in modo che le risorse possano rientrare e sarà completamente dimostrato che la banca potrà viaggiare con le proprie gambe”. Rispondendo a un’esplicita domanda, il ministro dell’Economia ha detto di ritenere che lo Stato possa restare nel capitale di Montepaschi anche meno di cinque anni. Padoan ha voluto anche spiegare che con la ricapitalizzazione precauzionale ci saranno almeno due effetti positivi: riportare sul mercato del credito una banca forte e sostenibile, in grado di aiutare l’economia; dare uno stimolo alla soluzione dei problemi bancari italiani.
Dopo l’accordo di principio raggiunto con le istituzioni europee su Mps, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sperano che anche il dossier che le riguarda possa sbloccare in maniera positiva. Pier Carlo Padoan ha spiegato che si tratta di un caso diverso da quello di Montepaschi e che ci si sta continuando a lavorare. “Nella misura in cui un dossier si chiude, probabilmente c’è più spazio per lavorare sul nostro”, ha detto Fabrizio Viola, esprimendo la speranza di poter vedere passi positivi per le due venete. A questo proposito Repubblica scrive che il Tesoro potrebbe decidere di far scendere in campo Poste Italiane, che potrebbe rilevare dalla vicentina il “sistema Cattolica”, riducendo di 250 milioni di euro il fabbisogno di capitale della banca. In passato il nome di Poste era stato accostato anche a quello di Montepaschi, con esiti non positivi per l’andamento in Borsa del titolo.
Ora che la strada per la ricapitalizzazione precauzionale di Mps sembra in discesa, visto che è stato raggiunto un accordo di principio con l’Ue sul piano di ristrutturazione della banca toscana, l’attenzione si sposta inevitabilmente su Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Corrado Passera ritiene che senza un piano convincente “c’è da chiedersi perché bisognerebbe metterci altri soldi. Nel caso dei due istituti di credito veneti, mancano i presupposti della sostenibilità aziendale. Non dimentichiamo che sono già stati messi quattro miliardi di risorse tra private e pubblico-private”. Le dichiarazioni dell’ex ministro dello Sviluppo economico arrivano dalle pagine del Mattino e sembrano quindi evidenziare una differenza tra la situazione di Montepaschi e quella delle due banche venete, sulle quali, secondo Passera, occorreva intervenire prima.
Come noto, ha siglato un accordo di esclusiva fino al 28 giugno con il Fondo Atlante per la cartolarizzazione dei crediti in sofferenza: un’operazione che potrà cominciare una volta avuto il via libera dall’Ue sul piano industriale. Per il futuro dei veicoli spv, cioè le società che acquisiscono i crediti dalle banche per poi cartolarizzarli, c’è un importante emendamento alla manovra correttiva. L’emendamento allarga infatti il campo di azione della società-veicolo delle cartolarizzazioni, “aumentandone i mezzi, gli strumenti e la flessibilità”. La società-veicolo potrà infatti acquistare e occuparsi anche di beni sottostanti il leasing entrati in possesso della banca a seguito di insolvenza o mancato rispetto del contratto. Si potranno inoltre acquistare crediti deteriorati con ristrutturazione in corso.
In più, le società-veicolo potranno erogare finanziamenti “e questo si rende particolarmente necessario quando le banche che cedono il credito deteriorato non sono più in grado di erogare prestiti al debitore in difficoltà”, si legge sul quotidiano di Confindustria. Inoltre, il prestito potrebbe essere finalizzato anche al recupero degli immobili sottostanti ai crediti. In buona sostanza le società-veicolo avranno facoltà oggi loro precluse e potranno di conseguenza favorire lo “smaltimento” positivo dei crediti in sofferenza, aiutando il sistema bancario a tornare all’erogazione del credito. Anche se certamente non ci si potrà illudere che questa possa essere la panacea di tutti i mali del sistema bancario italiano.