MONTE DEI PASCHI DI SIENA. MPS, IN ARRIVO UN PIANO “FLESSIBILE”
Mps attende ancora il via libera formale di Bruxelles alla ricapitalizzazione precauzionale e, secondo quanto riporta Milano Finanza, si starebbe lavorando ora a una sorta di piano “flessibile” per far sì che alla banca toscana vengano imposti inizialmente degli obiettivi meno “conservativi”, in cambio dell’introduzione di alcune “clausole di salvaguardia”, simili a quelle che sono state utilizzate nella finanza pubblica, che scatterebbero nel caso successivamente non venissero rispettati alcuni obiettivi. Bruxelles potrebbe affidare a un soggetto terzo una verifica semestrale della situazione di Montepaschi, così da poter sempre controllare che il percorso indicato venga rispettato. Questo “flessibilità” potrebbe servire ad accelerare le trattative, ma non è detto che venga poi effettivamente utilizzata.
Sembra avvicinarsi una soluzione positiva per Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che dovrebbero così riuscire ad avere accesso alla ricapitalizzazione precauzionale, come pure Mps. Tuttavia per Giulio Romani resta il problema di capire quanti saranno i posti di lavoro realmente a rischio, anche perché il numero dei lavoratori che possono essere prepensionati è minore di quelli che potrebbero essere complessivamente licenziati. “Di fatto in tutte queste trattative è calato il segreto sul prezzo pagato dai lavoratori. Per Mps la Bce ha chiesto una riduzione dei costi, pari al taglio dei due quinti dei posti di lavoro, una cifra tale da non permettere nemmeno l’operatività della banca. E ancora non sappiamo quali siano i termini dell’intesa finale che è stata comunicata e annunciata da tutti. Sulle banche venete, anche trovato un accordo, non sappiamo cosa aspettarci dopo”, ha detto il Segretario generale della First-Cisl secondo quanto riporta Lettera43.
Non sembra mancare una punta di sarcasmo nelle parole di Lando Maria Sileoni a proposito di quanto dichiarato da Enrico Rossi su Mps. “Ora i lavoratori bancari di Mps stanno tutti più tranquilli. Finalmente è sceso in campo il Presidente della regione Toscana, Enrico Rossi. Chiederò personalmente alla banca, all’Abi, alla Commissione europea e alla Bce di concedere l’autorizzazione per svolgere tutte le trattative nel suo ufficio, al primo piano di Piazza del Duomo 10, a Firenze, in forza anche del fatto che ha creato un osservatorio che, come tutti gli osservatori in Italia, ha funzionato sempre poco o niente”, ha infatti detto il Segretario generale della Fabi, che non manca di chiedere a Rossi, secondo quanto riporta Askanews “dove stava negli ultimi 15 anni, quando era consigliere e assessore alla Regione Toscana, e quanti osservatori è riuscito a creare quando il gruppo Mps era gestito in maniera impropria e irresponsabile”.
Le strade di Mps e delle due banche venete continuano a intrecciarsi. Secondo quanto scrive La Stampa, per riuscire a salvare Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca l’unico istituto di credito a farsi avanti sarebbe stato Intesa Sanpaolo. Tuttavia la banca di Ca’ de Sass non potrebbe farsi carico da sola di acquistare entrambi o uno solo dei due istituti. Nemmeno potrebbe scendere a fianco dello Stato, perché dovrebbe mettere sul piatto 1,2 miliardi di euro. Il Ceo Carlo Messina vorrebbe cercare di mantenere una politica di dividendi alti ed evitare un aumento di capitale per finanziare questa “operazione di sistema”. Per questo, spiega il quotidiano torinese, si sta cercando una nuova strada che potrebbe passare dalla creazione di una good bank con le attività di Veneto Banca e Popolare di Vicenza ripulite dalle sofferenze e dalle cause legali. Questa potrebbe essere acquistata da Intesa Sanpaolo, che dovrebbe solo poi affrontare il tema dei tagli al personale, che con tutta probabilità non mancherebbero. Su tale fronte potrebbe anche avere l’assicurazione di un aumento del fondo esuberi del sistema bancario da parte del Governo.
In ogni caso andrebbe poi creata una bad bank di cui qualcuno dovrebbe farsi carico. Difficilmente potrebbe essere lo Stato e pare che il sistema bancario non vedrebbe di buon occhio l’uso del fondo di risoluzione per questo obiettivo. Probabile quindi che si cerchi la cessione a un operatore specializzato. E La Stampa fa il nome di Fortress, che sembra essersi tirato indietro dalla trattativa per gli Npl di Montepaschi e dunque potrebbe intervenire per rilevare quelli di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.