Per rafforzare i consumi e la crescita del Pil occorre rimettere i soldi in tasca agli italiani, ponendo al centro delle politiche economiche il rafforzamento del potere d’acquisto delle famiglie. Cavolo! Vuoi vedere che stavolta la imbroccano? Confesercenti, in occasione dell’assemblea annuale, ha proposto al governo un Patto per i salari che permetta di applicare ai futuri incrementi retributivi contrattuali la detassazione attualmente riconosciuta ai premi di produttività. Fanno quattro conti e…”si recupererebbero così 10 miliardi di reddito disponibile”.



Non paghi, vanno fino in fondo: “Un intervento che, a regime, ci farebbe guadagnare mezzo punto di crescita dei consumi e di Pil in più all’anno”. Infine, arzigogolano: “Senza incidere sull’equilibrio dei conti pubblici, perché la detassazione insisterebbe su un gettito fiscale che deve ancora essere messo a bilancio, essendo legato a incrementi retributivi futuri”.



Secondo le simulazioni condotte da Cer Eures per Confesercenti, l’estensione della detassazione permetterebbe alle famiglie, a fronte di ogni incremento aggiuntivo della retribuzione del 2% in termini reali, di recuperare 10 miliardi di reddito disponibile, con effetti positivi sulla crescita, sul tessuto imprenditoriale e sull’occupazione: permetterebbe infatti la nascita di 5mila imprese del commercio in più e la creazione di 60mila posti di lavoro.

Dunque, 10 miliardi per ogni incremento aggiuntivo della retribuzione del 2% in termini reali, bastano? Ma come, ma quando, se il reddito disponibile delle famiglie italiane nel 2013 risulta ai livelli di 25 anni fa? L’Ufficio Studi di Confcommercio evidenzia che, in quello stesso anno, il reddito disponibile risultava pari a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988. Dunque, ammesso e non concesso che lo Stato, con i buchi di bilancio che si ritrova, possa detassare quegli improbabili 10 miliarducci, questi sarebbero del tutto insufficienti per ripristinare l’efficienza di quegli smilzi portafogli per fare la spesa.



Sì, la spesa, quella con cui si fa la crescita e che quando non si fa colpisce proprie le Pmi del commercio, che sono state letteralmente decimate. Tra il 2011 e il 2016, ci sono state ben 267mila chiusure, in media 122 al giorno. Guardando al mercato del lavoro, peggio che andar di notte: dal 2007 a oggi, imprenditori, lavoratori in proprio e collaboratori familiari sono passati da 4,3 milioni a 3,7, con una perdita secca superiore di 600mila unità. Nello specifico, si sono perduti 81mila imprenditori in senso stretto, 78mila lavoratori in proprio con dipendenti, 336mila senza dipendenti e 108mila coadiuvanti familiari.

Già, i portafogli smilzi riducono la spesa; la mancata crescita riduce invece il numero dei portafogli: bella no?