Mps attende ancora il via libera formale al piano di ristrutturazione, ma, come ricorda Milano Finanza, ci sono diversi aspetti che dovranno essere ancora chiariti. Uno di questi riguarda il prezzo di cessione degli Npl della banca toscana. Fonspa e Italfondiario hanno avviato la due diligence sul portafoglio che dovrà essere poi cartolarizzato e questa operazione potrebbe durare anche tutto il mese di giugno. Solamente dopo questa analisi dei crediti in sofferenza si potrà ragionevolmente arrivare a definire il prezzo di cessione. Secondo il quotidiano finanziario, è difficile pensare che si possa arrivare al 25% del valore nominale. Probabilmente, infatti, bisognerà arrivare a circa il 20%. Ovviamente in base all’andamento dell’operazione di due diligence si potrà capire sia a quanto ammonterà la svalutazione da computare a bilancio, sia con quali tempi potrà procedere la tabella di marcia verso la ricapitalizzazione precauzionale.
Mps dovrebbe iniziare presto il processo di cartolarizzazione degli Npl, anche se prima di iniziare avrà bisogno di avere il via libera formale al suo piano industriale da parte delle istituzioni europee. La banca toscana potrà così cominciare a liberarsi delle sofferenze, come stanno facendo altri istituti di credito italiani, tra cui Carige. La banca ligure ha infatti dato il via libera alla cessione di un portafoglio di crediti in sofferenza per 940 milioni di euro, operazione per la quale chiederà di utilizzare la Gacs, uno strumento che si sta prendendo sempre più in considerazione, nonostante dopo la sua approvazione fosse stato un po’ “snobbato”. La Garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze verrà utilizzata per le tranche senior.
Come noto, è dal 22 dicembre che le azioni di Mps non vengono più scambiate a Piazza Affari. Ma potrebbe non volerci molto a rivedere contrattazioni su tutti gli strumenti finanziari legati alla banca toscana. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, infatti, se non ci saranno intoppi nel via libera europeo alla ricapitalizzazione precauzionale, al più tardi all’inizio di luglio potrebbe essere tolto il divieto ora vigente. Tuttavia il titolo non farà parte del Ftse Mib. Inoltre, i possessori di azioni di Mps subiranno inevitabilmente delle perdite dovute al maxi-ricapitalizzazione. Resta poi anche da capire se i detentori di bond subordinati (se facenti parte del retail e riusciranno a dimostrare di essere stati truffati) subiranno una conversione in azioni piuttosto che in obbligazioni senior.
A partire dal mese di giugno e fino alla fine dell’anno, in alcune strutture di Mps verrà sperimentato il lavoro agile per consentire ad alcuni dipendenti di svolgere la loro attività da remoto e andare così incontro alle loro esigenze di conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Fabi, First, Fisac, Uilca, Sinfub, Ugl credito e Unità sindacale Falcri-Silcea dovrebbero annunciare a breve la firma di un accordo in materia. I dipendenti interessati dovranno presentare una domanda all’ufficio risorse umane, che dovrà, in base all’attività svolta, decidere se autorizzare il lavoro agile. In ogni caso il lavoro da remoto potrà essere svolto per un giorno a settimana, non comporterà variazioni di orari e stipendi e dovrà essere svolto da casa, con strumenti messi a disposizione dall’azienda (salvo la connessione internet).
Dovrebbe ricevere presto il via libera formale al piano di ristrutturazione e alla ricapitalizzazione precauzionale. Uno dei punti che restano da definire riguarda però il numeri degli esuberi. Pier Carlo Padoan, scrive Il Manifesto, si è mantenuto piuttosto vago sul tema, spiegando solo che “per Monte dei Paschi occorreranno aggiustamenti, che peraltro sono aggiustamenti tipici delle banche in questo periodo, non solo in Italia ma anche in Europa e negli Usa. Anche per via di ragioni tecnologiche, richiedono un aggiustamento dal lato dei costi”. I sindacati, quindi, non possono certo essere tranquilli. Non a caso Giulio Romani ha detto di accogliere con favore il fatto che verrà posto un limite alle retribuzioni dei manager di Monte dei Paschi , “ma vogliamo sapere se nelle pieghe dellea ristrutturazione si nascondano tagli di posti di lavoro, perché se così fosse il nostro giudizio dovrebbe essere naturalmente rivisto”. Il Segretario generale della First-Cisl non nasconde di nutrire una certa inquietudine visto che nessuno parla degli esuberi.
E anche Massimo Masi ritiene che “il problema ora è quantificare il contenimento dei costi di questo salvataggio che ricadranno sul personale, anche per quanto riportato dalla stampa inglese, che pare molto più informata di quella italiana”. Il Segretario generale della Uilca spera dunque che il piano sia portata a conoscenza di tutti, nella sua interezza, quanto prima, in modo che si possa poi aprire un confronto con l’azienda, per valutare come gestire le ricadute sul personale. “Non vorrei che ancora una volta si chiedano ulteriori sacrifici solo alle lavoratrici e ai lavoratori che fino ad oggi hanno pagato il prezzo piu’ alto per errori non creati da loro”, ha aggiunto Masi.