Uno sciopero per evitare che venga completato e varato lo yacht di Alessandro Falciai, Presidente di Mps. È quello che hanno messo in atto i lavoratori di Mondomarine, che in realtà protestano contro la mancata formalizzazione della vendita dell’azienda a una nuova proprietà cinese, ma anche contro la richiesta del principale azionista, Falciai appunto, di varare il suo yacht. La notizia viene riportata dall’Ansa, che dà anche spazio alla voce dei sindacati dell’azienda, che evidenziano come non ci sia alcun documento che certifichi un accordo per la cessione dell’azienda, come neppure del deposito a garanzia per proseguire con la ristrutturazione del debito. Da qui, dunque, la preoccupazione dei lavoratori di Mondomarine e la loro decisione di fermare la propria attività e di non dare seguito alla richiesta di Falciai.
In un breve approfondimento dedicato a Cerved, società quotata in Borsa, trend-online.com parla anche dell’interesse mostrato per Juliet, la piattaforma di recupero crediti in sofferenza di Mps che sembrava a un paso dalla cessione. Vista la situazione delle banca, l’operazione è stata bloccata, ma Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved, ha ribadito circa un mese fa l’interesse per concludere l’acquisizione. Per il momento le due aziende hanno fatto sapere che stanno discutendo un nuovo accordo, dopo che in effetti aveva siglato una sorta di intesa per vagliare la possibilità di dare vita all’operazione. Da un certo punto di vista Montepaschi potrebbe non avere più la necessità di effettuare una cessione, ma è altrettanto vero che un’operazione di questo genere potrebbe essere la benvenuta vista la situazione in cui si trova la banca. Che peraltro deve procedere alla cessione del portafoglio di Npl.
I riflettori sulla crisi di Mps si erano accesi con una certa intensità dopo la pubblicazione degli stress test condotti sulle banche europee che avevano messo in luce una situazione non ottimale per la banca toscana. Ora l’Eba, l’Autorità bancaria europea, ha pubblicato la metodologia per lo stress test 2018 e, scrive Il Sole 24 Ore, l’obiettivo è quello di aprire un confronto con il settore bancario. Il quotidiano di Confindustria ricorda i cambiamenti che sono previsti rispetto agli attuali standard. Certo il confronto con le banche potrà essere utile per affinare questo importante strumento. La metodologia definitiva sarà comunque pubblicata a inizio del 2018, quando partiranno i veri e propri stress test, i cui risultati saranno noti a metà circa del prossimo anno. Ovviamente tra le banche interessate dai questi test ce ne saranno anche di italiane.
Mps dovrà affrontare la cessione, mediante cartolarizzazione dei crediti deteriorati. E Carmelo Barbagallo, prendendo parte al Congresso nazionale della First-Cisl ha voluto parlare proprio del tema degli Npl, evidenziando come le banche dovrebbero aumentare “la qualità dei propri assetti organizzativi relativamente sia ai processi di recupero che a tutte le altre fasi dell’attività creditizia, rivedendo le modalità operative, acquisendo nuove professionalità e sfruttando il potenziale dei nuovi strumenti introdotti nell’ordinamento”. Il responsabile della vigilanza della Banca d’Italia ha sottolineato come ci siano margini di miglioramento, anche perché fino a non poco tempo fa l’attività di recupero crediti da parte delle banche era stata messa in secondo piano rispetto a quella dell’erogazione dei prestiti.
L’accordo di principio raggiunto tra le autorità italiane e quelle europee sul piano di ristrutturazione di Monte dei Paschi non soddisfa del tutto Sinistra Italia, la cui commissione provinciale di Siena dedicata al credito e alle banche ha diffuso una nota per ricordare che la ricapitalizzazione precauzionale eviterà sì il bail-in pieno, ma comporterà delle perdite per i detentori di azioni e bond subordinati. Inoltre, è stato sì imposto un tetto ai compensi dei manager, ma non c’è ancora una garanzia sul fatto che non ci saranno ulteriori esuberi oltre a quelli già concordati. Nella nota viene quindi ripercorsa la catena di errori, fatta anche di acquisizioni sbagliate, che ha potato Monte dei Paschi nella situazione a tutti nota. “Gli aiuti statali (Tremonti bond e Monti bond), i ripetuti aumenti di capitale poi erosi dalla speculazione, la chiusura di molte filiali e i sacrifici rilevanti anche in termini di salari e dipendenti, non hanno rimesso in sesto l’azienda, gravata da enormi crediti difficilmente esigibili concessi a grandi operatori economici, rimasti purtroppo coperti dal segreto bancario e che noi vogliamo conoscere”, prosegue l’analisi di Sinistra Italiana
Viene quindi ricordato come l’intervento statale sia l’unica strada percorribile, anche se bisognerà “salvaguardare con attenzione le risorse umane e organizzative che in questi anni di gravissima crisi gestionale hanno continuato a far funzionare l’azienda. È evidente che non saranno accettabili operazioni di intervento pubblico che scarichino sui lavoratori, risparmiatori e territori, a partire da Siena, (dove va tutelata la presenza della Direzione Generale) i costi degli errori del passato”.