Il board della Bce non ha discusso del tapering, che avrebbe potuto sancire l’effettivo inizio della fine del Quantitative easing. Tuttavia l’Italia non può sorridere, perché resta ancora aperta l’ipotesi di un voto anticipato in autunno, anche se il percorso della legge elettorale non sembra affatto in discesa come pareva fino a qualche giorno fa. «Di fatto stiamo diventando un problema europeo, ormai lo spread ha superato quota 200, anche in ragione dell’accelerazione verso le elezioni e il conseguente timore che possa emergere una situazione di poca governabilità», dice Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.
La preoccupa questa situazione?
Guardi, è certamente vero che le elezioni sono una manifestazione di democrazia, tuttavia nonostante ci siano sulla carta condizioni “favorevoli” per il nostro Paese dal lato della crescita – anche se a traino, pur sempre crescita è -, sembra mancare ogni traccia su un’idea di sviluppo, di crescita, di un programma economico e sociale. Si dibatte invece tanto di una nuova legge elettorale, che per di più all’inizio era semplice, almeno nell’enunciazione, ma poi è diventata sempre più difficile da capire. Ora non si capisce nemmeno se la si approverà così o ulteriormente modificata.
Qual è il problema economico che si sta trascurando mentre ci si occupa di legge elettorale?
Indubbiamente quello delle banche, che non è stato ancora risolto. È vero che c’è stato un lieve miglioramento sui Non performing loans, ma restano ancora tanti e non c’è un disegno chiaro su cosa fare. E tutto questo non consente di sbloccare il credito per le imprese e le famiglie. In questa fase abbiamo dunque sì delle potenzialità di crescita, grazie al traino di altre economie, ma i problemi che avremmo dovuto e potuto risolvere nel frattempo sono ancora lì. Non bisogna poi scordare che la prossima Legge di bilancio potrebbe non essere particolarmente favorevole.
Ci potrebbe essere una frenata della seppur minima crescita che c’è?
Se dovesse manifestarsi, com’è probabile, una politica di bilancio che va in direzione restrittiva, anziché essere nel migliore dei casi neutrale, il rischio che famiglie e imprese “tirino i remi in barca” è forte. Anche perché siamo un Paese che ancora ha un tasso di disoccupazione superiore all’11% e non so quanto tempo ci vorrà per tornare ai livelli “normali”. Di sicuro siamo in una situazione che potrebbe portare a implicazioni non piacevoli sul piano sociale.
Crede che un quadro internazionale come quello attuale potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di rischio?
Sì, in questo momento c’è una situazione molto fluida e rischiamo di diventare un po’ il parafulmine non solo dei problemi nostri, ma anche di quelli degli altri. Abbiamo di nostro dei problemi irrisolti e rischiamo di essere un po’ un parafulmine e un po’ anche un grimaldello nei confronti dell’Europa.
Nel senso che verremmo presi di mira per far saltare l’euro o la costruzione europea?
Esattamente. Perciò bisogna sperare che la Merkel, che ormai si avvia a una riconferma trionfale, riesca a manifestare anche delle qualità di leadership europea che consentano di parlare più concretamente di Europa e non solo di Germania.
Secondo lei ci aspetta un’estate, se non come quella del 2011, quanto meno “rovente” per l’Italia?
Quello che si vede in questo momento è un quadro davvero confuso, per quel che potrebbe avvenire nel caso di elezioni anticipate. Se votiamo entro fine settembre ci sarà davvero un Governo capace di fare una manovra che non sia lacrime e sangue? Questo è un interrogativo di cui non si vede traccia nel dibattito interno. Si parla di legge elettorale, di franchi tiratori, ma poi che si fa? Questa è la vera questione. In una situazione di questo genere ci stiamo quasi offrendo come vittima sacrificale.
(Lorenzo Torrisi)