Chissà poi uno cosa va a pensare, sulle cose che non conosce dall’interno. Per esempio sulla zuffa al vertice di Telecom Italia, dove Flavio Cattaneo — l’amministratore delegato bravissimo e cattivissimo — sta negoziando (starebbe, per carità!) la propria uscita con l’azionista di controllo Telecom. Uno va a pensare che si tratti di un conflitto sulle strategie. Che ci sia in ballo l’approccio al mercato. Qualcosa di nobile e di “alto”. Macché. E’ una questione di cadreghe, di poltrone. Incredibile? Eppure…



Eppure Vincent Bolloré è il crocevia di tutto: la gente sottovaluta chi è, questo Bolloré. E’ un uomo di sette panze, per dirla con il vernacolo. Cioè ha pelo sullo stomaco. Cioè, ancora, bada ai suoi interessi e li sa fare.

Ebbene, in questo momento Bolloré vuole più visibilità diretta in Telecom e vuol far crescere professionalmente il figliolino, Yannik Bolloré, già a capo di un’altra azienda di papà, Havas. 



Considerando Telecom “cosa sua” — malgrado ne controlli meno del 25% — ha pensato di promuovere Yannik a capo della holding telefonica di famiglia, e accoglierne le suggestioni gestionali ridimensionandovi il suo storico braccio destro Jean Peyrelevade. Ma siccome con quest’ultimo nemmeno Vincente Bolloré può fare scherzi, gli ha proposto di andare a presiedere Telecom: bella posizione, elegante e non impegna. Insomma, Bolloré tiene famiglia.

Ma cosa ci può fare un grand-commis come Peyrelevade a Telecom, se non c’è accanto a lui qualcuno che sappia lavorare? Detto fatto: questo qualcuno, secondo Bolloré, esiste e si chiama Amos Genish. Piace a lui, piace a Yannik. Mandarlo in Telecom al posto di Cattaneo e sotto Peyrelevade. Che bingo. Peccato che siamo in Italia e la legge prescriva che al vertice di una concessionaria telefonica le deleghe per la sicurezza debbano essere date a un amministratore italiano. E dunque? Tenersi Cattaneo? Incompatibile con chiunque. Magari risuscitare Giuseppe Recchi, cui piacerebbe chiudere la carriera da amministratore delegato di Telecom, sotto Peyrelevade e sopra Genish.



Quando Cattaneo, cui nulla sfugge, ha saputo che queste circostanze militavano contro di lui, e che perfino Recchi era pronto a mollarlo, si è ricordato dei suoi diritti. Sì, certo, il suo caratteraccio l’ha spinto a straparlare e strafare contro il governo sul cablaggio; sì certo, nessuna pietà e nessuna ricucitura con Fininvest, dove pure ha lavorato. Sì certo, ritrovarsi un governo Berlusconi-Renzi avendo osteggiato entrambi, non è igienico per i francesi.

E quindi Cattaneo è andato a trattare sui soldi. Il suo contratto è blindato e dura fino all’approvazione del bilancio 2019. Arrivarci sani, a quella scadenza.

Comunque i francesi, di fronte alla richiesta del manager che avrebbe quantificato la buonuscita di suo diritto in 40 milioni di euro, hanno creduto di poter rilanciare alla grande, hanno detto 10 e di questo pretenderebbero che il manager si accontentasse. Il che ovviamente sarà ben difficile. Tutti hanno famiglia, mica solo Bollorè.