Bello eh, avere quel sincero democratico di Emmanuel Macron all’Eliseo invece che quella nazista di Marine Le Pen? È proprio vero, il tempo è galantuomo. E c’è voluto davvero poco perché la realtà si disvelasse in tutta la sua tragica ironia: i sinceri democratici e progressisti (senza dimenticare i “cattolici adulti” sempre pronti a fare da truppe di complemento) hanno speso settimane a delineare scenari da Quarto Reich per la Francia, sottolineando le inumane politiche che il Front National avrebbe messo in campo contro l’immigrazione e, guarda un po’, il pupillo di casa Rothschild e dell’Europa solidale e liberale chiude porti e frontiere come un Viktor Orban qualsiasi. E la Spagna? Solidale da sempre, salvo rendere noto che le navi dei migranti i suoi attracchi li vedranno soltanto in fotografia. E vogliamo parlare dell’Austria, altro fronte caldo dell’antifascismo da barzelletta del politicamente corretto? La vittoria del verde-indipendente-massone, Alexander Van der Bellen, alle presidenziali fu salutata come una nuova Stalingrado, salvo scoprire che il ministro della Difesa austriaco, Hans Peter Doskozil, si prepara a dispiegare sul confine con l’Italia, al passo del Brennero, fino a 750 soldati per fare muro di fronte al flusso di migranti da sud. Altro che quel nazista di Norbert Hofer, ecco il volto dell’Austria solidale. Certo, a ottobre quel Paese va alle urne, quindi è ovvio che mostrare il pugno duro su un tema così sensibile è fondamentale sia per socialisti che per democratici cristiani per evitare che l’Fpo stavolta vinca a valanga, ma forse, ora, è il caso di riflettere. Seriamente. 



Perché in ballo non c’è la diatriba sulle Ong o qualche nominalismo fra profugo o migrante economico, qui c’è l’Europa che sta saltando in aria e l’Italia, purtroppo, sarà al tempo stesso camera di decompressione e porta tagliafuoco. Quanto accaduto ieri mattina, parla chiaro. Durante l’assemblea plenaria all’Europarlamento di Bruxelles, il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, chiamato a relazionare in Aula sui risultati del semestre di presidenza maltese e della crisi migratoria, ha polemicamente preso atto che ad ascoltarlo sarebbero stati ben pochi parlamentari. Due parole, per esprimere il suo disappunto: «Siete ridicoli». Inaccettabili per il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, che non ha esitato a interrompere Juncker: «Moderi i termini, è la Commissione sotto il controllo del Parlamento, non il contrario». Un qualcosa di senza precedenti. E non stiamo parlando di battibecchi tra europarlamentari di diversi schieramenti, parliamo delle massime cariche comunitarie. E attenzione, perché l’ideologia rende ciechi. E si rischia di cadere in un burrone. 



Quanto sta accedendo non è una casualità, c’è un chiaro piano egemonico alle spalle ed è basato sulla volontà americana di piazzare una leadership francese in Europa, scalzando quella tedesca. Non è un caso che Donald Trump, in piena bufera per il video da wrestler contro la Cnn, abbia aperto alla Merkel, dicendo che vuole aiutarla a tramutare il G20 di Amburgo in un successo: ora può permettersi il doppio gioco, perché Berlino sta perdendo potere. Certo, resta economicamente una locomotiva, ma la partita politica passa da Parigi. Punto. E molti segnali parlano questa lingua. Il no agli attracchi di navi che trasportano migranti in porti francesi, Emmanuel Macron lo ha pronunciato a Versailles, davanti al Parlamento riunito. E non si è limitato a dire questo, ha anche avanzato l’intenzione di tagliare di un terzo il numero dei parlamentari e reso noto che lo stato di emergenza terminerà in autunno: insomma, un contesto di ufficialità totale. E Macron ha qualcosa da gettare sul tavolo, ha certamente un coniglio da far saltar fuori dal cilindro. 



Primo, lo stato di emergenza che gli garantisce poteri pressoché totali doveva essere ritirato il 15 luglio, dopo la parata per la Festa nazionale, invece andrà avanti fino al 1 novembre. Secondo, proprio ieri la polizia anti-terrorismo francese ha reso noto di aver sventato un piano per uccidere il presidente durante le celebrazioni della presa della Bastiglia, quando sarà in compagnia niente meno che di Donald Trump. E chi ha rilanciato in grande stile la notizia? La Cnn, la quale ha reso noto l’arresto di 23enne di estrema destra, il quale dopo aver ammazzato il presidente avrebbe voluto pubblicare una rivendicazione politica dell’atto. Di più, tanto per non farci mancare niente, il nostro nazi-attentatore avrebbe dichiarato di voler uccidere tutti i neri, gli arabi, gli ebrei e gli omosessuali. Insomma, il capro espiatorio perfetto. 

Bloccato in che modo? Stava cercando di comprare un fucile tipo Kalashnikov per compiere l’attacco. Su Internet. Magari pagando con carte di credito. La notizia in Italia è passata sotto silenzio, ma non in Francia, né tantomeno negli Usa. Dove, stranamente, Donald Trump ha infilato un paio di colpi di fortuna non da poco. Primo, essere al centro dell’affaire Macron, quindi potenziale vittima anch’esso dell’estremista in azione. Due, guarda caso – in piena polemica al calor bianco per il tweet anti-Cnn – ecco che salta fuori dal suo letargo pluri-settimanale la Corea del Nord, la quale non solo lancia un nuovo missile balistico, ma addirittura uno che, a detta degli esperti Usa, avrebbe potuto colpire l’Alaska. Guarda caso, proprio il giorno dopo una disputa da Terza guerra mondiale fra Cina e Usa a largo delle isole artificiali del Mar Cinese Meridionale, dove Pechino ha completato l’opera di armamento degli atolli. Ovviamente, Trump ha subito chiesto a Xi Jinping di prendersi cura del suo squilibrato alleato, ponendo non poca pressione politica e diplomatica su Pechino, guarda caso proprio nei giorni in cui si registrano manifestazioni e repressione a Taiwan per la ricorrenza del ritorno sotto controllo cinese. 

Tutte coincidenze, ovviamente, lo sapete che sono un dietrologo. E anche questo grafico ci dice che certi avvenimenti arrivano nel momento giusto, visto che mezzo mondo pare convinto che Donald Trump non si adatto a governare una superpotenza. L’altro mezzo è composto da India e, guarda guarda, Russia. Mettete nel calderone che, di colpo, il presidente Usa abbia aperto al sostegno del suo Paese verso la famiglia del piccolo Charlie Gard e il quadro diventa un po’ troppo romanzato per apparire spontaneo. Il tutto, poi, alla vigilia di un G20 che potrebbe rivelarsi una pesante pietra tombale per le ambizioni della Merkel di mantenere l’egemonia europea, visto che il suo programma di isolare Trump dopo la rottura sul clima al G7 di Taormina ha registrato solo defezioni, in primis quella del Paese su cui Berlino contava di più per mettere all’angolo il tycoon statunitense, la Cina. 

Troppi i fronti caldi aperti, troppi gli interessi in gioco: guardate queste due schermate, ci mostrano come non solo in Italia non si capisca più quale sia la realtà economica. Anzi, quale sia proprio la realtà. Di fronte a noi abbiamo un bivio che si fa sempre più stretto e ravvicinato, perché se qualcuno ancora non lo avesse capito stiamo vivendo tempi destinati a finire dentro i libri di storia. E in Italia di cosa si parla? Frattura a sinistra e dissidi fra Berlusconi e Salvini. Avete più sentito una parola riguardo lo ius soli, fino a ieri legge fondamentale per volontà di Repubblica, l’editore di riferimento del governo? No, ovviamente, perché con l’affaire migranti a questi picchi di tensione, non è igienico. E la questione economica? Di colpo l’Italia sta benissimo, debito in calo e banche sane? 

In compenso, gioverebbe capire quale partita stia giocando e in riferimento a quale agenda il buon Michele Emiliano, il quale ha lanciato una bomba a frammentazione sul decreto per le banche venete, definendolo «invotabile così com’è»: vuole scatenare i mercati, per caso, stante il diktat al riguardo di Intesa? O vuole soltanto fare ulteriore guerra a Matteo Renzi sulla pelle dei risparmiatori e dei cittadini, visto che – al netto dei soldi che pagheremo per Veneto Banca e Popolare di Vicenza – il loro fallimento disordinato – a questo punto della vicenda – scatenerebbe un domino capace di ammazzare Carige e Popolare di Bari in pochi giorni? Lo sa il governatore della Puglia che ha in casa una potenziale bomba a orologeria? O la cieca guerra di fazioni nel Pd ha accecato tutti? 

Il silenzio del Quirinale, solitamente organo di extrema ratio per placare gli impazzimenti, ci fa capire che la situazione è davvero grave. Siamo in uno stravolgimento globale assoluto e guardiamo, invece della luna, nemmeno il dito ma bensì il polsino della camicia. I mercati sono placidi: altro motivo di timore. Perché come diceva Su-Tzu ne L’arte della guerra, non usare la forza finché non sei sicuro di prevalere. Quando decideranno di usarla, non ci sarà più difesa possibile. E visti interessi e appetiti francesi in Italia, dalle tlc alle banche alle tv all’industria, stavolta il “golpe” potrebbe partire proprio da una mossa di Parigi. La quale, nel silenzio generale, due giorni fa ha stretto un accordo con l’Iran, attraverso Total, per lo sfruttamento del mega-giacimento South Pars, un affare da 5 miliardi di dollari che vede protagonista anche la cinese Cnpc al 30%, mentre il colosso transalpino controlla il 50,1%. 

Sapete cosa significa levare dall’isolamento economico Teheran adesso, con gli Usa sul piede di guerra contro la Repubblica islamica? Che Macron non è affatto un fantoccio. E che la Francia è pronta a riprendersi il suo ruolo di potenza egemone, spalleggiata dal Deep State che ora ha come priorità cacciare Trump dalla Casa Bianca e limitare il potere della Merkel. Giochi troppo grandi per un’Italia mai così piccola.