Arriva un nuovo dato positivo per l’economia italiana: la produzione industriale a giugno è cresciuta dell’1,1% rispetto a maggio e del 5,3% in termini tendenziali. L’Istat ha fatto anche sapere che “nella media del trimestre aprile-giugno 2017 la produzione è aumentata dell’1,1% nei confronti dei tre mesi precedenti”. «Questo mi lascia supporre che il Pil del secondo trimestre del 2017, la cui stima verrà resa nota la settimana prossima, sarà intorno al +0,3-0,4%, in linea con il dato del primo trimestre», ci spiega Francesco Daveri, Professore di Scenari economici all’Università Cattolica di Piacenza. 



Si potrebbe arrivare a un Pil 2017 in crescita dell’1,4% com’è stato ipotizzato dalla Banca d’Italia?

L’Europa va meglio e si avvia a una crescita del 2%, quindi non è impensabile rivedere all’insù le previsioni dell’Italia. Si potrebbe arrivare a un +1,4% anche con un leggero rallentamento nella seconda metà dell’anno. Si tratta di un buon dato, che conta però fino a un certo punto per la Legge di bilancio, perché in quel caso bisognerà tenere conto della previsione per il 2018. 



E cosa dobbiamo aspettarci per l’anno prossimo?

Sicuramente peserà un po’ l’incertezza politica, i mercati si chiederanno cosa sarà dell’Italia molto più di quanto faranno per gli altri paesi europei, che avranno un orizzonte di stabilità politica molto più consolidato del nostro. Questo è l’aspetto che potrebbe implicare un 2018 più difficile per l’Italia rispetto al 2017. Tuttavia credo che sì terrà anche conto del fatto che alla fine i conti noi li paghiamo. Questo potrebbe portarci a un orizzonte di incertezza politica, ma limitata. Nel senso che fintanto che si pagano i debiti, ai mercati le cose vanno bene.



Per la Legge di bilancio è però importante il parere della Commissione europea. Che atteggiamento avrà Bruxelles nei nostri confronti?

Mi aspetto una continuità rispetto alla linea tenuta in passato. La Commissione ha compreso lo sforzo fatto, seppur limitato, nel contenimento del deficit e della spesa pubblica. Da un lato non vorrà una politica fiscale più restrittiva di così perché ridurrebbe la crescita, dall’altro nemmeno meno restrittiva perché interromperebbe il piano di rientro del debito. Se, come mi aspetto, la Legge di bilancio non conterrà un rapporto deficit/Pil all’1,2%, come scritto nel Def, ma comunque appena sotto il 2%, Bruxelles non farà resistenze. 

Per quel che riguarda i contenuti, a parte il blocco dell’aumento dell’Iva, sembra che nella Legge di bilancio ci sarà il rinnovo dell’iper-ammortamento e la decontribuzione per le assunzioni dei giovani. Cosa ne pensa?

Speravo che potesse esserci una riforma dell’Irpef, che andasse non verso la flat tax, ma una semplificazione sostanziale del sistema fiscale, con riduzione delle aliquote per la maggior parte dei contribuenti, a fronte di una diminuzione della spesa pubblica più consistente di ciò che abbiamo visto. D’altro canto il Governo Gentiloni è un esecutivo che deve portarci all’elezioni, che fronteggia un anno elettorale, quindi la cosa più ovvia è che continui a operare nel solco delle decisioni prese in passato: contenimento del deficit in modo da tenere buona Bruxelles, stimoli alla crescita con misure che non possono che essere settoriali o limitate rispetto a un taglio delle tasse. 

Nelle ultime settimane si è assistito a un rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro. Questo potrebbe rappresentare un problema per il nostro export?

Il rafforzamento dell’euro è il risultato del fatto che l’Europa va bene. La debolezza del dollaro è dovuta al fatto che Trump non riesce a realizzare tutto quello che ha promesso. Questo rende meno convenienti le nostre esportazioni, che però hanno continuato ad andare molto bene sui mercati internazionali. Anche sulla scia della Germania: il settore automotive tedesco ha una componente italiana importante. È vero quindi che l’euro può influenzare negativamente l’export, però se va bene la domanda mondiale, specie europea, perché il Pil va meglio, almeno abbiamo un fattore di scala che ci aiuta. In sintesi, il quadro complessivo è più roseo di un anno fa.

(Lorenzo Torrisi)