Negli ultimi giorni sono arrivati altri dati economici e stime di crescita positivi per l’Italia. E si è anche cominciato a parlare della Legge di bilancio che il Governo dovrà mettere a punto dopo la pausa estiva. «Il contesto sembra migliore rispetto a due-tre mesi fa – ci dice Gustavo Piga, Professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma – grazie soprattutto al traino del ciclo congiuturale internazionale. E sembra esserci anche una componente locale importante, quella degli investimenti privati, stimolati dall’iper-ammortamento. La nostra crescita resta sempre inferiore al resto d’Europa, ma stavolta un po’ di meno. Ci sono però due aspetti a mio avviso da non sottovalutare».



Quali? 

Il primo è che dobbiamo cominciare veramente a imparare dal passato. Il quale ci dice che queste riprese possono essere fragilissime. Penso in particolare a quella del 2011, quando dopo tre anni di recessione l’Europa ha cominciato a rialzare la testa. Tuttavia è stato deciso, con un’idiozia fantasmagorica, mentre si cominciava a parlare di politica monetaria espansiva, di adottare una politica fiscale immensamente restrittiva, con la creazione del Fiscal compact. Ciò ha ammazzato la ripresa, perché ha distrutto le aspettative degli operatori, gli investimenti privati e pubblici. 



Nella Legge di bilancio si prevedono però interventi a favore della ripresa, grazie a un deficit/Pil più alto di quello previsto…

Per i soliti impegni europei, comunque all’interno del Fiscal compact, non facciamo altro che ridurre un po’ meno il deficit rispetto a quanto promesso. Quindi non è che abbiamo un po’ più di risorse per politiche di sviluppo, ma un po’ meno austerità. Il che significa che il Paese subirà comunque una botta tremenda, soprattutto per via della fragilità delle sue condizioni. Non verrà quindi fatta una politica fiscale espansiva, che è quel che serve. 



Tuttavia non aumenterà l’Iva.

Non ci sarà l’aumento dell’Iva, ma ci sarà qualcos’altro, una riduzione degli investimenti pubblici, un taglio a casaccio della spesa perché i tagli fatti bene non li sappiamo fare. A mio avviso è fortissimo il rischio che, come nel 2011, la ripresina italiana venga ammazzata da questa manovra. E ciò porta al secondo aspetto importante da non sottovalutare: le aspettative degli imprenditori.

Ci spieghi bene il collegamento tra la Legge di bilancio e le aspettative degli imprenditori.

Quest’ultimi devono pianificare a lungo termine per fare gli investimenti, ma c’è il caos totale. Da un lato, c’è Renzi che dice che bisogna farla finita con il Fiscal compact e che bisogna portare il deficit/Pil al 2,9% per 5 anni, trasmettendo il messaggio che ci saranno investimenti pubblici importanti. Dall’altro, abbiamo Padoan e Gentiloni che seguono invece pedissequamente il Fiscal compact. Un imprenditore in questo contesto incerto non rischia. Dunque bisognerebbe sciogliere ogni ambiguità nel Governo e nel Pd sul Fiscal compact. Ci vorrebbe coerenza, anche da parte di Renzi. 

In che senso? Cosa dovrebbe fare il Segretario del Pd?

Non dovrebbe semplicemente dire che occorre portare il deficit al 2,9% per 5 anni. Così non lancia infatti un messaggio tranquillizzante per le aspettative. Bisogna avere l’ok dell’Europa su questo piano e ciò può avvenire solo sfatando il mito per cui in Italia quando spendiamo sprechiamo. Una lotta vera e indefessa agli sprechi aiuterebbe anche a trovare le risorse per investimenti pubblici senza fare troppo deficit. 

Secondo lei, la Legge di bilancio si potrebbe impostare diversamente e meglio?

Una manovra di queste dimensioni a pochi mesi dalle elezioni è “scellerata”, anche politicamente. Forse una speranza c’è, nel senso che la Legge di bilancio verrà approvata dopo le elezioni tedesche. Può darsi che in caso di vittoria della Merkel, sempre che riesca a capire l’importanza di un’Ue realmente unita (visto lo scenario internazionale) e fondata sulla solidarietà, arrivino segnali dalla Germania per cui questa manovra di 20 miliardi può diventare pragmaticamente da 5-10 miliardi. Non è detto quindi che i giochi siano fatti. L’importante sarà dare segnali forti sulla spending review.

Ma è possibile puntare sulla spending review quando si avvicinano le elezioni? I partiti non temeranno di perdere voti?

Non bisogna vederla come politicamente scomoda. Io credo che il Paese premierebbe una coalizione che mettesse al centro delle proposte la qualità dell’azione del pubblico e la cancellazione degli sprechi. Alcuni ci perderanno, perché vivono dall’esistenza degli sprechi ed è vero che si perderebbero dei voti, ma credo siano più numerosi quelli contro gli sprechi intollerabili. 

(Lorenzo Torrisi)