M5S SULL’INCHIESTA AC SIENA
A Siena il Movimento 5 Stelle ha diffuso una nota per commentare le vicende inerenti l’inchiesta sul fallimento della locale squadra di calcio, secondo cui Mps avrebbe concesso un finanziamento in base a una valutazione del marchio della società ben più alta di quella determinata da una perizia, “altro ‘piccolo’ (22 mln di euro) ma significativo tassello del disastro della Banca Mps e, soprattutto, del suo esorbitante portafoglio di crediti deteriorati, ovvero soldi concessi ad amici e sodali senza alcuna verifica e senza le minime garanzie”. I pentastellati sperano che la magistratura si sia attivata anche su questo fronte, anche per un eventuale reato di concessione abusiva del credito. “Da parte nostra ci attiveremo con i nostri portavoce per sollecitare una ulteriore interrogazione parlamentare urgente, anche su questo passaggio. Da anni il Movimento 5 Stelle è l’unico gruppo nazionale che si batte per la ricerca di verità e responsabilità su tutti i ‘misteri’ del disastro di Banca Mps”, si legge ancora nella nota.
I CREDIT DEFAULT SWAP SUI BOND SUBORDINATI
I credit default swap, pur essendo di contratti finanziari, rappresentano una sorta di “assicurazione” che coprono in caso di fallimento dell’emittente di un’obbligazione. Con il tempo, è sorto un mercato che consente di acquistare questi titoli anche senza essere in possesso del bond per il quale si chiede la “copertura”. Ovviamente, più alto è il rischio di fallimento dell’emittente, più è alto il costo del cds. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il comitato dell’Isda, che è l’associazione internazionale di swap e derivati, ha stabilito che dopo la pubblicazione dei decreti sulla ricapitalizzazione precauzionale di Mps per i bond subordinati Lower Tier II della banca può scattare il cosiddetto credit event in grado di far attivare la protezione del cds e dunque avere un rimborso, anche perché “la conversione forzosa delle Lower Tier 2 notes in azioni ammonta a una riduzione del valore nominale delle obbligazioni”.
IL DIBATTITO SULLE REGOLE UE
Elke Konig, responsabile del meccanismo unico di risoluzione europeo (Srb), ha chiesto di cambiare le regole sui salvataggi bancari. Richiesta il cui timing per molti commentatori è collegato alle azioni che l’Italia ha portato avanti non tanto nel caso di Monte dei Paschi, quanto in quello di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, dove si è riusciti di fatto a evitare che scattasse il bail-in. Roberto Gualtieri, intervistato dal Messaggero, ritiene però che sarebbe un errore quello di irrigidire le regole. “Interventi nel dibattito come quelli di Konig sono legittimi, ma poi le scelte sulle regole spettano a Parlamento e Consiglio, dove non vedo alcuno spazio, e alla Commissione europea, che ha saggiamente già detto che non intende modificare la Comunicazione del 2013 sugli aiuti di Stato”, ha detto il presidente della Commissione per i problemi economici e monetari al Parlamento europeo.
Gualtieri ha voluto spiegare che i casi di Monte dei Paschi e delle due banche venete, insieme a quello di Banco Popular, dimostrano che ci sono diverse modalità di salvataggio bancario, ma tutti rispettosi delle normative. “Nonostante le rigidità introdotte con la direttiva Brrd sul bail-in e l’errore compiuto a suo tempo di non prevedere una fase di transizione, le regole sulle crisi dispongono comunque di alcuni margini di flessibilità e di una varietà di strumenti per far fronte a situazioni specifiche. Questo dato è stato colto dai mercati, la neonata Unione bancaria, nonostante un sistema di regole ancora incompleto, è in grado di gestire le crisi con intelligenza e non col pilota automatico”, ha aggiunto l’eurodeputato del Pd.