IL RATING DEL COMUNE DI ROMA
Il Sole 24 Ore riporta la notizia che il Comune di Roma ha richiesto a Standard & Poor’s un nuovo rating pubblico. Questo perché, come ha spiegato l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, il “voto” può supportare la convenzione di tesoreria e “fornire nella massima trasparenza un’informazione ulteriore alle banche che svolgono il ruolo di tesoriere con la capitale”. Al momento sono tre le banche che hanno messo a disposizione del Campidoglio un plafond da 1,3 miliardi di euro: Mps, Unicredit e Bnp Paribas. “Pur in presenza di una controparte pubblica, le banche devono soddisfare requisiti prudenziali sempre più stringenti e il rating esterno sulla capitale sarà benvenuto”, scrive il quotidiano di Confindustria, ricordando che Standard & Poor’s aveva sospeso nel 2013 il rating sul Comune di Roma “per mancanza di informazioni adeguate”. Ora pare che già a settembre, o comunque in autunno, arriverà il nuovo rating richiesto.
IL MERCATO DEGLI NPL IN ITALIA
Grazie anche al deconsolidamento dei crediti deteriorati dal proprio bilancio, necessario per avere il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale, Mps ha certamente contribuito a far salire la massa di Npl finiti e scambiati sul mercato in Italia, che, secondo i dati di “Market Watch Npl”, curato da Banca Ifis, potrebbero raggiungere i 104 miliardi di euro entro la fine dell’anno. Del resto già nel primo semestre del 2017, ci sono state transazioni per 33 miliardi di euro in questo speciale mercato. Come ricorda Il Sole 24 Ore, se queste stime dovessero trovare riscontro, si registrerebbe una crescita record, con un ammontare pari al triplo delle masse trattate nei due anni precedenti. Tuttavia lo stesso quotidiano di Confindustria ricorda che ci potrebbero essere degli “imprevisti” nel raggiungere la cifra ipotizzata. Principalmente, “perché a livelli simili si arriverebbe per effetto di operazioni di grande taglia e carattere straordinario, non è detto cioè che per le altre, che mediamente si compiono durante l’anno e costituiscono il ‘nocciolo duro’ del mercato, si sia ricucito quello scarto fra le richieste di chi si vuole liberare del fardello delle sofferenze e quanto invece intende offrire chi fiuta l’affare”.
In buona sostanza, finite le operazioni di Mps o di Unicredit, gli investitori internazionale del settore potrebbero non ritenere più interessante il mercato italiano. Secondo Banca Ifis, in ogni caso, una diminuzione degli eventuali acquirenti non dovrebbe portare a una diminuzione del valore di cessione degli Npl, che ormai sembrano essersi stabilizzati in una forbice che va dall’11% del valore nominale, nel caso di un portafoglio consumer senza garanzie, al 33% nel caso di sofferenze garantite da beni o immobili.