Secondo gli ultimi rumour, le “frizioni” tra governo italiano e governo francese per la vicenda Stx- Fincantieri potrebbero risolversi con reciproca soddisfazione di tutti; la vicenda nasce dalla modifica unilaterale del governo di Macron a un accordo già firmato sotto Hollande in cui azionisti italiani, in primis Fincantieri, avrebbero avuto la maggioranza assoluta di Stx. La controproposta del governo francese sarebbe veramente “europea” e consisterebbe in un’operazione a tre, Fincantieri Stx France e Naval group, al seguito del quale lo Stato italiano e quello francese avrebbero una partecipazione paritaria nel nuovo gruppo che avrebbe in pancia sia la cantieristica civile che quella militare. Grazie a questa proposta, si dice da parte francese, si supererebbero una volta per tutte le divisioni con una scelta completamente europea.
Questa “soluzione” era in realtà già emersa come una possibile controproposta francese; un modo elegante per salvare la faccia al governo francese dopo una scelta molto discutibile sia sul piano dell’”Europa” che su quello dei rapporti con un Paese, l’Italia, che negli ultimi anni ha dato carta bianca a qualsiasi impresa francese in qualsiasi settore. Rispetto a questa controproposta ci sono due elementi che vale la pena sottolineare.
Il primo è che questa proposta, se accettata, certificherebbe che la Francia, a differenza dell’Italia, può permettersi di proteggere le proprie imprese anche contro uno Stato europeo, anche dopo un accordo firmato e nonostante la società compratrice venga da uno Stato che ha lasciato fare e che ha rispettato gli accordi nonostante le evidenti criticità. La Francia in questo modo, impedisce che un’impresa italiana compri la maggioranza di una francese e soprattutto crea un precedente con cui scoraggerà qualsiasi altra avventura simile. Quale impresa privata e con quali rischi potrà mai decidere di avventurarsi in un Paese dove le cose funzionano in questo modo? Si mette nero su bianco, in pratica, che le cose che si possono fare in Italia su asset strategici con un sostanziale danno al sistema Paese in Francia non si possono fare. Alla faccia dell’Europa.
Il secondo elemento è che “l’europeità” della nuova soluzione è in realtà una foglia di fico che nasconde un sostanziale controllo francese. Intanto è chiaro che uno dei due partner, quello francese, non segue e può non seguire tutte le regole che segue il secondo, l’Italia. Mettersi in affari con queste premesse è nella migliore delle ipotesi rischioso se non imprudente. La vera questione però è un’altra: nella costruzione europea il peso politico dell’Italia non è quello della Francia. Gli esempi sono infiniti, ma possiamo citare il diverso trattamento riservato alla Francia quando non rispettava i parametri sul deficit e quello che le viene consentito in tema di protezionismo. Il nuovo accordo darebbe in realtà alla Francia una maggioranza sostanziale nel controllo nella cantieristica civile e in quella militare perché il maggiore peso politico francese sposterebbe l’equilibrio azionario. Stiamo parlando dello stesso Paese che ci ha fatto lo scherzetto sulla Libia.
Si può discutere e dire tutto, ma non si può far finta di non capire e non vedere cosa sta succedendo. Se le regole in Europa cambiano a seconda di chi gioca, allora l’unica soluzione è stare fuori da una partita in cui si è deciso fin dall’inizio che non si può vincere.