Francia e Italia si sono date tempo fino al 27 settembre per decidere cosa fare sull’operazione Stx-Fincantieri. Certo è che i rapporti tra Roma e Parigi sono sempre più tesi, sia per le manovre d’Oltralpe sulla Libia che per la “promessa” italiana di applicare con “intransigenza” le norme sulla golden power e di varare una norma contro le scorrerie (spesso francesi) sulle aziende quotate. Per Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, Macron sarà però costretto a fare qualche passo indietro dopo le sue ultime mosse.



Professore, cosa ne pensa dell’atteggiamento tenuto dal Governo francese?

Si badi bene che la proposta francese prevede di dare un pacchetto del 2% di Stx ai sindacati, che avrebbero una sorta di “comando di fatto” per quel che riguarda le ristrutturazioni o le decisioni importanti che potrebbero essere prese per vincere le commesse, potendo arbitrare tra il 40% francese e il 50% italiano. In pratica Macron sta cercando di tenersi buoni i sindacati perché ha in mente di realizzare una riforma del mercato del lavoro e della contrattazione che in Francia provocherà una mezza rivoluzione. Il presidente sta guadagnando tempo, ma non c’è dubbio che avrebbe potuto gestire diversamente la cosa, anche per ottenere un altro risultato.



Quale?

Come può Macron pensare a un asse franco-tedesco da solo, quando la Germania può contare su altri paesi vicini come l’Olanda, l’Austria o ancora dell’Est o del Nord Europa? L’asse franco-tedesco non funziona se la Francia non ha un alleato. Ora che non c’è più il Regno Unito, avrebbe bisogno proprio dell’Italia. Non può però pensare che il nostro Paese diventi suo vassallo, perché sarebbe una cessione di sovranità impraticabile, di sovranità ne abbiamo già ceduta tanta.

Se Macron ha bisogno dell’Italia, perché allora ha avuto un atteggiamento così poco riguardoso nei suoi confronti anche nella questione libica?



Perché è l’atteggiamento tradizionale francese con cui Macron è riuscito a prendere i voti della destra e a vincere le elezioni. Ora la scelta che la Francia può fare per contare in Europa e non trovarsi di fronte all’egemonia tedesca è quella di allearsi con l’Italia e lottare per avere una struttura dell’Ue e dell’euro che sia più ragionevole, diversa da quella della Germania. Non può che essere un’alleanza alla pari la nostra. 

Che atteggiamento deve tenere l’Italia a questo punto?

L’Italia, a questo punto, in questa specie di gioco di scacchi, dovrebbe avere una posizione di difesa. L’iniziativa è di Macron, se ci presenta le soluzioni accettabili possiamo dire di sì. Diversamente non è il caso che l’Italia faccia delle mosse. Sicuramente, però, non deve nel frattempo subire altri colpi di mano. 

In che senso?

Uno dei rischi del sistema che Macron ha messo in pratica, quello dell’attendismo, è che durante l’attesa si subiscano degli attacchi “sotterranei”, magari su Telecom. Dobbiamo stare sulla difesa, arroccati, aspettando che i francesi sciolgano il dilemma. Se non lo sciolgono, l’Italia può fare altre scelte. Per esempio, creare un campione cantieristico navale con i cinesi. Non dobbiamo farlo necessariamente con gli europei solo perché siamo nell’Ue. 

Si parla di “muro contro muro”. Secondo lei, prevarrà la richiesta italiana di avere il 51% di Stx o quella francese disposta a concedere il 50% a Fincantieri?

C’è da aspettarsi di tutto, ma mi auguro che l’Italia ottenga il 51%, anche perché i francesi hanno una situazione di estrema debolezza in questo gioco: sono loro, infatti, che devono “sistemare” Stx diversamente se non la prende Fincantieri. La quale può andare a cercare partner di minoranza anche in Cina. 

(Lorenzo Torrisi)