ALITALIA. Gentile prof. Arrigo, leggo spesso e i suoi articoli sulla vicenda Alitalia sempre molto interessanti e ricchi di spunti di riflessione. Certamente la situazione in cui versa la nostra ex compagnia di bandiera è molto complessa e di frequente le vicissitudini che la riguardano esulano da logiche razionali o dai fondamenti su cui la politica economica e finanziaria aziendale si basa. Ahimè, troppo spesso intrusioni della politica (quella con la p minuscola in quanto di quella con la P maiuscola non vi è traccia da almeno tre decenni) e di logiche che nulla hanno a che vedere con l’economia aziendale si sono impadronite di questa compagnia riducendola alla triste fine che da anni sta logorando lavoratori, passeggeri e l’intera immagine del nostro Paese.
Vorrei commentare il suo articolo in cui si parla della possibilità da parte di Etihad di tornare a essere il gestore principale di Alitalia. Sono d’accordo perfettamente con le sue riflessioni generali in merito alle possibili manifestazioni di interesse che le varie compagnie hanno convenienza ad avanzare. Ma mi permetta di contraddirla quando avanza l’ipotesi che la compagnia emiratina possa tornare a giocare un ruolo di primo piano in Alitalia. Non credo che ciò avvenga essenzialmente per due motivi.
1) Etihad sembra stia vivendo un periodo di profonda difficoltà, forse il primo da quando è nata. Il suo network si sarebbe espanso solo grazie alle importanti partnership internazionali e i cugini della Emirates la farebbero da padroni. Credo che nel prossimo futuro nel Golfo ci sia soltanto spazio per la compagnia di Dubai, che è tradizionalmente più radicata nel settore e forte di un’esperienza consolidata, e per la Qatar, che grazie a un’espansione costante e puntuale ha costruito un suo hub indipendente. Schiacciata da questi due colossi, Etihad potrebbe non reggere per molto e il suo naturale destino potrebbe essere quello di confluire in Emirates. Alla luce di questo non credo i vertici di Abu Dhabi abbiano interesse e convenienza a continuare la politica delle acquisizioni portata avanti dal suo ex Ad.
2) Soltanto ora lo si sta ipotizzando, ma pare che ai dipendenti di Alitalia fosse chiaro da prima, che l’operazione Alitalia/Etihad sarebbe stata solo una grande manovra di marketing e di opportunità. Mi spiego. I grandi proclami, sotto il benestare del governo, fatti all’indomani dell’acquisizione da parte di Abu Dhabi, altro non sarebbero stati che una copertura messa in atto per celare il vero obiettivo ultimo che si aveva nei riguardi di Alitalia. Ovvero la possibilità di condividere e cogestire il grande know-how tecnico e professionale, oltre che il grande database di passeggeri che la storia decennale di Alitalia ha saputo costruire e conservare. Oltre alla possibilità di entrare attraverso partecipazioni in aziende correlate al settore del trasporto aereo. Pertanto non si sarebbe trattato di una cattiva gestione, ma dell’intenzione di penetrare con azioni mirate in tutte queste risorse economiche, tecniche e professionali sotto l’occhio impotente del nostro governo. La discussa acquisizione del programma mille miglia, l’incentivo dato ai piloti e tecnici italiani al trasferimento presso Etihad, lo spostamento verso il grande hub emiratino dei nostri passeggeri di lungo raggio, dei nostri slot, la nomina di improbabili professionisti con l’obiettivo di rifare gli interni degli aerei poi dismessi o delle divise del personale navigante: tutto questo potrebbe essere stato un enorme meccanismo finalizzato ad acquisire ciò che di meglio e di eccellente e di conveniente esisteva nella nostra martoriata compagnia.
Ecco perché non ritengo probabile un ritorno di Etihad in Alitalia. La missione sarebbe stata compiuta. Non c’erano altri obiettivi, né altre finalità. Etihad non avrebbe più interesse in Alitalia in quanto avrebbe succhiato il succhiabile lasciando di nuovo la compagnia in uno stato di agonia quasi irreversibile. Con il silenzio assenso da parte del nostro governo. Tutto ciò potrebbe essere portato alla luce e verificato dai dati di bilancio e, se lo riterranno opportuno, dai commissari.
Ritengo invece più verosimile un’acquisizione da parte di una compagnia major europea. E indico in Air France la più probabile, in quanto da sempre strettamente collegata alla nostra compagnia così come paventato nel 2009 dall’allora governo. La storia dei vari fallimenti delle ex compagnie di bandiera europee indicano la strada che a breve potrebbe seguire anche Alitalia. Così com’è avvenuto per Iberia, Sabena, Swissair, Austrian, anche per Alitalia si prospetterebbe un’acquisizione del reparto volo e del reparto handling. Ma a condizioni durissime. Dimezzamento o quasi della flotta e riduzione drastica per il personale di terra. Almeno per una prima fase. Che poi nel corso del medio lungo periodo si possa tornare a immettere in flotta qualche altro aereo o reintegrare qualche lavoratore di terra può essere probabile. Questo credo sia ciò che attende Alitalia per il prossimo futuro.
Grazie professore dei suoi spunti di riflessione.
Cordialmente
Pietro Guerra