Siamo ormai in pieno agosto e iniziano a filtrare le indiscrezioni per la manovra finanziaria del governo che dovrà essere approvata in autunno. E si parla alla fine di circa 15/20 miliardi di euro. In ballo ci sono diverse voci: il reddito di inclusione, l’accantonamento necessario per scongiurare l’aumento dell’Iva (6-7 miliardi), i contratti pubblici (2 miliardi circa), altre spese indifferibili (3 miliardi). A questo bisogna aggiungere un paio di miliardi da dedicare per l’abbattimento del costo del lavoro per i giovani e una quantità imprecisata di denaro per l’intervento sulle pensioni, oggetto di trattativa con i sindacati.
Alla fine si tratta comunque di briciole sparse tra diversi progetti. Non c’è alcun piano, alcuna strategia, niente di niente. Lo stesso elenco di cose ordinarie avremmo potuto leggerle in qualsiasi altro tempo, con qualsiasi altro governo. Non c’è assolutamente nulla che caratterizzi questo governo (chiamiamolo pure di sinistra, per quello che contano ancora le categorie politiche) e questo tempo, questa particolare congiuntura economica, caratterizzata da dieci anni di crisi economica devastante.
Questo la dice lunga sulla incapacità dell’attuale governo (come i precedenti, a dir la verità) riguardo la crisi economica, ma la dice lunga anche sulla nostra perdita di sovranità, che impedisce qualsiasi altro tipo di manovra e ci obbliga a pagare a caro prezzo (i 6-7 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva) gli impegni finanziari assunti.
Tutto il contrario di quanto, per esempio, sta succedendo in Gran Bretagna. A dispetto dei proclami di disastro imminente per la Brexit, di cui non c’è traccia nei numeri degli indicatori economici principali, la sterlina ha continuato a indebolirsi, favorendo così le esportazioni e favorendo ancor di più il turismo. Proprio su questo punto recentissimi dati stanno rilevando un aumento del 19% dei turisti. Vi immaginate che turbo sarebbe per l’economia italiana un simile aumento del turismo a causa della svalutazione di una moneta nazionale dopo l’uscita dall’euro? E il turbo dell’economia italiana sarebbe un problema per gli altri grandi paesi europei (anche perché la qualità del made in Italy non è in discussione) e proprio questo è il motivo per cui contro l’Italia esiste una sorta di tacita alleanza franco-tedesca che fin dalla fondazione dell’euro mira a reprimere la vivacità imprenditoriale delle nostre migliori imprese.
Ora con la crisi invece le nostre migliori aziende vengono acquistate da tedeschi e francesi, mentre noi siamo impossibilitati o vivacemente ostacolati nel fare altrettanto in Germania e Francia. L’ultimo caso dell’azienda francese Stx, che stava per essere acquistata dall’italiana Fincantieri ma improvvisamente è stata nazionalizzata, è solo l’ennesima conferma che le regole valgono per noi, mentre gli altri fanno come gli pare. Rimane incredibile come sia potuto accadere nell’Europa di oggi, così ideologicamente votata al libero mercato: il governo francese ha annunciato la nazionalizzazione di un’azienda (“per difendere i nostri interessi strategici” dicono) senza che nessuno dei difensori a tutti i costi del libero mercato abbia fiatato una pur flebile protesta.
Eppure in questi stessi giorni la banca francese Credit Agricole sta per acquistare le casse di risparmio di Cesena, Rimini e San Miniato. In questo caso va tutto bene e neppure il governo italiano ha nulla da dire. Evidentemente i risparmi dei cittadini non sono un “interesse strategico”.