Le multe inflitte ai proprietari che affittano i loro appartamenti di Parigi su Airbnb, violando le regole, sono aumentate di dieci volte nel primo semestre 2017 grazie a controlli più rigorosi. In particolare, fanno sapere le autorità parigine, trentuno proprietari di 128 unità immobiliari sono stati sanzionati con un totale di 615.000 euro di ammenda per aver affittato oltre il limite previsto dalla legge, secondo la quale non si può affittare per più di 120 giorni all’anno. “Questi numeri non riflettono un’esplosione nel numero di offerte di appartamenti in affitto, ma l’efficacia dei controlli effettuati” da un team di 25 agenti dispiegati in città, ha dichiarato alla Afp l’alto funzionario Ian Brossat, che si è detto inoltre “contento di vedere che i tribunali hanno ora una mano più pesante di prima”.



Parigi è uno dei principali mercati di Airbnb, con circa 65.000 appartamenti presenti sulla piattaforma online. Altri 35.000 sono disponibili su altre piattaforme simili. Il governo cittadino ha deciso di imporre limiti per gli affitti brevi di appartamenti e stanze in quanto competono in maniera sleale con gli alberghi, incoraggiando la speculazione immobiliare e riducendo le abitazioni disponibili sul mercato per i residenti. La pratica di affittare appartamenti su Airbnb e siti web simili, è diventata così pervasiva che in alcuni quartieri parigini sono quasi scomparsi i residenti ufficiali. “Non si può trasformare il proprio alloggio in un bancomat e se stessi in uno speculatore”, ha detto Brossat alla radio France Inter. 



Sulla vicenda Airbnb ha dichiarato che le multe “sono tutt’altro che rappresentative della comunità degli host parigini di Airbnb, che in media affittano le proprie sistemazioni 33 volte l’anno”. Sul proprio sito web la compagnia avvisa i proprietari che devono rispettare le leggi locali e ha dichiarato di aver proposto lo scorso anno una soluzione alla Municipalità che avrebbe automaticamente limitato gli affitti a 120 notti all’anno. “Ciò avrebbe semplificato ii controlli senza stigmatizzare la grande maggioranza degli host che rispettano le regole”, si legge in una nota della società.



La Francia vuole anche affrontare la normativa fiscale che consente ad Airbnb e ad altre piattaforme digitali di evitare di pagare le tasse in Francia sui profitti che fa in Francia. Infatti, dal momento che le prenotazioni e i pagamenti relativi agli affitti francesi sono gestiti attraverso la sede europea del gruppo in Irlanda, Airbnb non paga gran parte delle imposte alla tesoreria francese. Lunedì scorso il quotidiano Le Parisien ha scritto che Airbnb ha pagato meno di 100.000 euro nel 2016 in Francia, a dispetto degli oltre di 10 milioni di francesi che hanno utilizzato la piattaforma.

Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha dichiarato che chiederà un summit all’Ue per affrontare la questione della “web tax”. Le Maire ha detto che Parigi e Berlino appronteranno un piano comune per risolvere la situazione entro la metà di settembre, che riguarderà anche altre piattaforme online come Google, Amazon e Facebook. “Airbnb ha il diritto di operare in Francia, ma noi abbiamo il diritto di chiedere ad Airbnb e a tutte le altre piattaforme digitali un equo contributo alla tesoreria francese”, ha detto Le Maire.

Giusto? Giusto, ma… se alla tesoreria serve di rimpinguare la cassa per fare spesa pubblica, sì quella parte di spesa aggregata con cui partecipare alla crescita economica, occorre fare cassa pure su quelli che hanno il portafoglio smilzo per poter partecipare alla stessa spesa aggregata e fare quella stessa crescita economica. Toh, quegli “speculatori” ne fanno di più però, il 60% contro il misero 18% di quella pubblica. 

Ministro, davvero ritiene che multare e porre limiti al guadagno – di quelli che trasformano il possesso di un bene di consumo durevole, magari sottoutilizzato, in uno di investimento – per rifocillare quel potere d’acquisto e fare la crescita – sia il modo migliore di fare quel che le spetta per ruolo d’ufficio? Non avrebbe invece il suo Brossat, riposta in un cassetto, un’onorificenza da dar loro, che so la Legion d’onore? Prosit.