UNICREDIT. Caltagirone liquida Cementir proprio quando filtra l’indiscrezione di un “piano Mediobanca” per lo corporo della quota di maggioranza relativa delle Generali. Pressocché nelle stesse ore UniCredit – primo socio relativo di Mediobanca – lascia correre le voci di accelerazione sulla riforma della governance e soprattutto quelle di contatti per l’aggregazione di Commerzbank. Ce n’è abbastanza per mettere in allerta ma anche in difficoltà qualsiasi osservatore di cose finanziarie italo-europee. E scegliere l’angolatura giusta non è affatto facile.
Fra sei giorni, ad esempio, è in programma un super-vertice fra il ministro dell’Economia italiano Piercarlo Padoan e il collega francese Bruno Le Maire. Sul tavolo, ufficialmente, la soluzione del nodo Fincantieri-Stx, con il probabile progetto paritetico di una “Airbus del mare” cui dovrebbe partecipare anche Leonardo-Finmeccanica. Ma è assai prevedibile che sul tavolo ci saranno tutti i dossier finanziari italo-francesi: Vivendi-Tim, Vivendi-Mediaset e – non ultimo – l’ennesimo riassetto del polo Mediobanca-Generali, dove il patron di Vivendi, Vincent Bolloré, recita da tempo un ruolo chiave. E quel giorno è scontato che Angela Merkel avrà ottenuto la quarta investitura elettorale come cancelliere tedesco, cioé “premier d’Europa”, votato alla ricostruzione dell’Eurozona. Con un fastidio bancario residuo: Commerzbank, terza banca tedesca nazionalizzata dal dopo-crack Lehman Brothers.
Cosa c’entra UniCredit? E’ un campione nazionale bancario in Italia che in Germania (ha già dato buona prova nell’aggregare Hvb-BankAustria e in passato ha più volte studiato il dossier Commerzbank). E il Ceo, Jean-Pierre Mustier, non è né italiano né tedesco, ma francese. Negli ultimi 12 mesi ha rimesso UniCredit sulla linea di galleggiamento, ha condotto in porto un aumento di capitale da 13 miliardi, si accinge a riformare la governance del gruppo ritagliandosi ampia autonomia. UniCredit è primo azionista di Mediobanca: Mustier può dire sì o no a ogni evoluzione degli assetti di Piazzetta Cuccia e delle Generali. Può acconsentire o no all’ipotesi di sganciamento parziale del Leone in una nuova “new company”. E’ un convitato di pietra ai tavoli collegati Vivendi-Tim-Mediaset. Può dir di sì – a nome dell’Italia ma anche della Francia – alla cortese richiesta dell’Azienda-Germania di sciogliere il nodo-Commerz, sull’orizzonte di una “Ue 3.0”, oltre Maastricht. Può rinunciare – magari in un primo tempo – a coltivare l’ipotesi su cui i mercati lavorano da tempo una fusione fra UniCredit e Société Générale, il gigante francese da cui Mustier proviene.
Cosa c’entra Caltagirone? Da industriale del cemento e dell’edilizia si è ormai trasformato in finanziere puro. La cessione di Cementir a Italcementi ormai tedesca (Heidelbergcement) non fa che enfatizzare la sua proiezione verso le Generali. Caltagirone, da anni, arrotonda quotidianamente la quota a Trieste, ha suoerato ormai il 3% e contende ormai a Leonardo Del Vecchio la palma di secondo azionista dopo il 13,4% detenuto da Merdiobanca. Quest’ultima, secondo ultime voci, starebbe valutando lo scorporo di un suo pacchetto in una nuova holding, che sarebbe aperta ad altri azionisti. Logico pensare a un forte impegno di Caltagirone (e anche di Del Vecchio) nel nuovo arrocco italiano sulle Generali, accomapgnato da un mutuo distacco di UniCredit. Sia Caltagirone (che ha Suez fra i suoi soci) sia Del Vecchio (che ha fuso Luxottica con Essilor) sono a loro volta strutturalmente proiettati Oltralpe. Possono essere – diversamente da Mustier ma egualmente orientati – soggetti attivi di un Grande Compromesso fra Italia e Francia non in contrapposizione al baricentro-Germania. Una grande scommessa fra geopolitica e mercati.