In un formidabile saggio pubblicato sulla rivista Horizon nell’aprile 1946, George Orwell affronta il tema del legame intercorrente tra la politica e la lingua inglese (Politics and the English Language). All’indomani della produzione, a dir poco pletorica, di formule, motti, parole d’ordine politiche e ideologiche, il grande scrittore, figlio della sana logica anglosassone, faceva le pulci a una serie di false correlazioni linguistiche e grammaticali. In sostanza, la lingua della politica costruisce un impianto di nessi logici, una sorta di sintassi logica, che infine eleva a criterio ultimo di lettura della realtà storica. Risultato: se la salvezza è il “bien penser pour bien agir”, già richiamato da Pascal, e ripreso dal nostro Einaudi, col motto “conoscere per deliberare”, qui siamo nei guai. 



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