Il mercato ha reagito con ottimismo, spingendo al rialzo euro e Borse europee, alla notizia che democristiani e socialdemocratici tedeschi hanno deciso di formare un governo di coalizione. Il timore, nelle settimane scorse, era un governo Merkel di minoranza con la conseguenza di un’incertezza politica che sarebbe riverberata sulla solidità della costruzione europea scossa da molte linee di frattura. Con questo comportamento gli attori del mercato, in modo simile a quello tenuto ai tempi dell’elezione di Macron in Francia, mostrano sia la preferenza per un’Europa che prosegua il proprio consolidamento, sia l’attribuzione a Berlino e Parigi di un ruolo chiave per tale obiettivo. Ma, in parallelo, tali attori si chiedono anche se Francia e Germania siano in condizioni di solidità politica interna e convergenza bilaterale tali da poter continuare il traino a due del sistema europeo.



Il governo di grande coalizione (GroKo) in fase di formazione in Germania avrà un orientamento pro-europeo spinto dai socialdemocratici, ma sarà molto esposto a pressioni nazionaliste in un parlamento dove queste hanno numeri importanti. Merkel tenterà compromessi, ma la sua forza politica è stata ridotta dal risultato elettorale e all’interno dell’area democristiana prevalgono le preoccupazioni di non perdere ulteriori consensi a destra. Sul piano europeo ciò rende probabile che la Germania non cambierà la linea che tiene dagli anni ‘90: rendere ogni euronazione responsabile della propria solidità interna e minimizzare l’europeizzazione a favore di accordi tra Stati che restano sovrani.



Per esempio, nella bozza di contratto politico per la GroKo è citato il Fondo monetario europeo. La sua creazione è vista in contrasto con l’idea di un ministro paneuropeo dell’economia come proposto da Macron. Parigi, peraltro, sta sviluppando un attivismo europeista in cui è troppo evidente l’intento strumentale, tra cui quello di allineare l’Italia per bilanciare il potere tedesco favorita forse con ingenuità dal governo italiano, di rafforzare la leadership della Francia sugli affari europei. Berlino mai la concederà.

In sintesi, resterà un’Europa delle nazioni, con molte di queste insofferenti del traino a due di Francia e Germania, come per esempio gli europei orientali. Per far mantenere la fiducia del mercato sulla stabilità europea, sembrerebbe più saggio far funzionare e consolidare un’Europa fatta di nazioni sovrane, ma convergenti, piuttosto che forzarla verso integrazioni non ancora possibili che la dividerebbero.



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