A gennaio tutti cercano di prevedere l’andamento dei mercati finanziari. Dai grandi gestori al piccolo investitore privato. Focalizziamo, per esempio, l’attenzione sulla borsa americana. Crescerà ulteriormente battendo altri record? Resterà stabile? Avrà un lieve calo? Oppure subirà un “tonfo” a doppia cifra? Per fare previsioni si possono usare diversi modelli e metodi. Io uso i paradigmi della finanza comportamentale, il campo che lega studi sul cervello e comportamento finanziario. Prima di condividere con chiarezza la previsione, ritengo utile analizzare le dinamiche in essere.
Il mondo finanziario vive da tempo quello che gli esperti chiamano “super ottimismo”. Dopo diversi anni di forte crescita, si inizia a considerare le prestazioni straordinariamente positive degli anni precedenti come normali. È come se il cervello pensasse: “Crisi come quella del 2008 non possono più avvenire e qualora accadessero ne sarei immune”. Il comportamento finanziario derivante da questa posizione cerebrale è sottostimare i rischi. L’attenzione di tutti verso le valute digitali, scelte d’investimento ad altissimo rischio, è un sintomo delle aspettative positive generalizzate. Nessuno vuole rimpianti. Tutti vogliono guadagnare molto, forse troppo. Il risultato è la crescita di tutti gli indici azionari, record dopo record.
Questo momento si rompe solitamente per un evento traumatico inatteso. Cosa succede in questi casi? Il cervello vive una forte paura. Il terrore per l’effetto gregge, la tendenza degli umani a imitarsi in situazioni di incertezza, si sparge a macchia d’olio. La diffusione di questo sentimento negativo si fonde con l’idea di non accettare le perdite. Il comportamento finanziario derivante è una dismissione massiva degli investimenti, seguito da immobilismo per sovrastima dei rischi. Ciò determina un calo vertiginoso delle borse, in una sorta di spirale negativa che si autoalimenta.
La finanza comportamentale ha dimostrato, con i Nobel a Thaler e Kahnemann, che il cervello degli investitori è governato dall’emotività, dalle distorsioni cognitive e dall’imitazione piuttosto che dalla razionalità. Negli scenari di incertezza, il cervello oscilla tra paura paralizzante e sfrenata avidità.
Dopo queste riflessioni, cosa accadrà in borsa nel 2018? Ritengo che sussistano le condizioni perfette per passare dall’ottimismo irrealistico alla paura totalizzante. Come una bomba a cui manca solo l’innesco. Valutazioni estremamente positive. Ricerca di rendimenti eccessivi slegati dall’economia reale. Voglia di prestazioni magiche con le criptovalute. Sono tutti segnali di una potenziale tempesta perfetta. La mia analisi, condotta dalla prospettiva delle Neuroscienze, ritiene probabile l’ipotesi che un singolo evento, magari di per sé nemmeno così grave, possa generare un effetto domino. Il terrore prenderebbe il sopravvento, con tutti i comportamenti finanziari conseguenti.
Ritengo altamente possibile osservare un calo drastico sulla borsa americana, anche a doppia cifra. Si tratta di un mio personale punto di vista, costruito unicamente sull’analisi del funzionamento cerebrale. A un’attenta osservazione, i mercati sono la somma dei comportamenti emotivi dei singoli individui. Non so quando accadrà questo evento scatenante. Se dovesse capitare, prevedo un repentino cambio di polarità. Ovviamente mi auguro di sbagliare la mia previsione. Ogni portafoglio di investimenti è un mondo a sé. Esistono professionisti che valutano analiticamente il profilo dell’investitore e i rischi connessi a ogni decisione d’acquisto e vendita. Consiglio ai più conservatori di differenziare, alleggerire le posizioni più aggressive e valutare con estrema accuratezza il grado di rischio degli acquisti. Per i più avventurosi, invito a scommettere contro il mercato. Esistono prodotti finanziari in cui si guadagna solo se la borsa perde. Un investimento rischioso e altamente speculativo che rende solo se gli indici vanno male.
La mia personale idea, da studioso dei fenomeni cerebrali in ambito finanziario, è che un brusco risveglio potrebbe arrivare da un momento all’altro. Come una secchio d’acqua gelata di prima mattina, mentre stai ancora sognando.