L’anno appena iniziato sarà importante per il destino dell’Italia. Il 4 marzo, infatti, si vota per le elezioni politiche. La nuova legge elettorale rispetto al passato dovrebbe offrire ai cittadini una vasta scelta di programmi, a differenza di quelli comuni all’interno delle coalizioni già conosciute. In quest’ultimo periodo i partiti sono al lavoro per ultimare le proposte da presentare al Paese. Rispetto al 2013 il contesto internazionale è inoltre profondamente cambiato. L’elezione di Trump, di Macron e la Brexit sono stati i fatti politici che più hanno influenzato il sistema economico internazionale in questi ultimi due anni, senza dimenticare il referendum del dicembre 2016 con conseguenti dimissioni di Renzi. Allo stesso tempo le scelte della Bce negli ultimi anni hanno parecchio cambiato le aspettative e la vita di milioni di cittadini. Per analizzare la situazione politica italiana e il programma di uno dei pochi partiti in crescita rispetto alle ultime elezioni del 2013, la Lega, ilsussidiario.net ha intervistato Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico del partito guidato da Matteo Salvini.



Come giudica l’operato di Trump in campo economico?

Rispetto a quello che sembrava promettere in campagna elettorale, Trump ha un po’ ammorbidito i toni. Le misure che doveva adottare per la “rilocalizzazione” delle aziende sarebbero dovute essere più drastiche, ma ciò nonostante ha ottenuto un ottimo risultato. È bastato l’annuncio, mi verrebbe da dire.



Cioè?

L’economia vive di segnali. Non è importante tanto la misura in sé, ma il segnale che il sistema riceve. Il sistema economico non aspetta che la norma sia scritta, ma si adatta già prima che una norma entri in vigore.

Dunque a livello economico il primo anno da presidente di Trump è stato positivo?

L’economia statunitense ha conseguito buoni risultati perché gli investimenti verso l’interno sono stati mantenuti. Inoltre, nuova linfa è arrivata dall’abbassamento dell’imposizione fiscale, misura molto positiva che si avvicina molto al nostro concetto di flat tax.



Ci torneremo più avanti, nel frattempo facciamo un passo indietro. Era il lontano 2011 quando lei (assieme al prof. Bagnai) intuì per primo in Italia che il sistema euro sarebbe destinato a fallire. Come accadde?

Estate del 2011 per la precisione. Essendo esperto di mercati finanziari me ne accorsi quando fu annunciato il Private Sector Involvement in Grecia: a quel punto mi parve chiaro che quel che ci avevano venduto come sogno era in realtà una trappola. Non servì una grande intuizione, chiunque capisca qualcosina di mercati finanziari sa cosa comporta trasformare un asset certo, come i titoli di stato, in un asset rischioso…

La situazione si è poi evoluta…

Resta un problema di fondo. Non c’è una banca centrale che copre il debito dei paesi membri. C’è invece un ente sovranazionale che un domani potrebbe tranquillamente metterci in ginocchio. Non mi sembra un aspetto da trascurare. Siamo nel 2018 e alla Bce sta per arrivare Weidmann: c’è qualche ingenuo che crede ci tratterà bene?

Per quanto riguarda un eventuale recupero della sovranità nazionale, a suo avviso, sta cambiando la percezione degli italiani a proposito di questo tema?

Purtroppo no. Per quelli che erano i nostri progetti era fondamentale trovare la sponda della Francia. Nelle elezioni francesi le banche centrali (le vere sedi del potere mondiale) hanno capito che le minacce utilizzate in Grecia con il Paese transalpino non sarebbero servite. Sono state molto abili, devo ammetterlo. Niente più spread e mercati in subbuglio prima delle elezioni, ma droga per i mercati: Quantitative easing, record di borsa, bolla dei bitcoin, ecc. Uscire dall’euro sarebbe una rivoluzione, queste si fanno solitamente in situazione di emergenza. Loro sono stati abili a trasformare l’acuto in cronico e la percezione è stata che alla fine la situazione economica non è poi così grave. Non si facciano illusioni: queste non sono misure che durano anzi, si stanno accumulando squilibri che saranno più duri da risolvere quando i nodi verranno al pettine.

Passando alla politica nostrana, tra pochi mesi si voterà. Ci sarà un programma economico valido per tutti i partiti di un’eventuale coalizione di centro-destra?

Il programma comune strettamente parlando non ci sarà. La legge elettorale consente a ogni partito di presentarsi con il proprio programma, una formula molto democratica a mio parere. Ci saranno molte differenze tra il nostro programma, quello di Forza Italia e quello di Fratelli d’Italia. Per esempio, in quello di quest’ultimo partito non c’è per il momento l’abolizione della Legge Fornero.

Il programma della Lega?

Il nostro programma si baserà sulla cancellazione della Fornero e sull’introduzione della flat tax. Inoltre, attueremo politiche di piena occupazione contemporanee a politiche di preparazione al superamento della moneta unica, condizione necessaria per applicare politiche efficaci nel lungo periodo.

Su questo ci può anticipare qualcosa?

L’adozione dello strumento dei mini-bot. Questo migliorerà molti problemi che abbiamo elencato perché consentirà alla Pa di pagare tutti i debiti verso i cittadini immettendo liquidità all’interno dell’economia. Allo stesso tempo introdurrà un nuovo metodo di pagamento che all’occorrenza potrebbe sostituire la moneta unica.

Come finanziare la cancellazione della Legge Fornero?

Una delle prime cose che andremo a dire all’Unione europea sarà: “Perché l’Italia deve essere sotto scrutinio dal momento che non riceve nulla? Il nostro è l’unico Paese con avanzo primario verso l’Ue eppure non può sforare il famoso rapporto deficit/Pil?”.

E la flat tax? Come realizzarla senza che si traduca in un aumento del deficit con conseguente opposizione dell’Ue?

Ci terrei innanzitutto a spiegare una cosa. Se andremo al Governo le politiche del nostro Paese saranno valutate da quel momento in poi dai risultati.

Ovvero?

Non bisogna ragionare in modo contabile. Esempio: voglio abolire la Fornero, questo mi costa X per il primo anno, ecc… non funziona così. Io devo vedere innanzitutto i risultati. Se, come penso, ridare stabilità a centinaia di migliaia di pensionati significherà portare un maggior flusso di liquidità in circolo, il risultato sarà positivo. Questo si sarebbe dovuto fare con Mario Monti.

Cioè?

Com’è andato il periodo post-applicazione della Fornero? Io ricordo 13 trimestri consecutivi di recessione. Bisognava in anticipo prevedere i risultati di queste politiche. Tornando a quel che ci proponiamo di fare, la liquidità che lo Stato non incasserà dall’abolizione della Fornero e dall’applicazione della flat tax diventerà un nuovo flusso da inserire nell’economia reale. Questo comporterà crescita con conseguente aumento del Pil e diminuzione del debito.

(Francesco Davide Zaza)