Siamo partiti. Il percorso della Zona economica speciale (Zes) della Campania ha ufficialmente avuto inizio con la riunione di insediamento del Comitato di indirizzo, svoltasi venerdì 19 ottobre al Porto di Napoli. Insieme agli altri tre componenti del Comitato, Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di sistema portuale di Napoli-Salerno, Roberto Rosiello e Domenico Bellobuono, rispettivamente in rappresentanza della presidenza del Consiglio e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti abbiamo avviato il percorso per quella che si presenta come un’opportunità di sviluppo per la regione Campania e per l’intero Mezzogiorno. Parliamo di una superficie di 5.154 ettari e le aree interessate sono i porti di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia (i punti cardine dell’iniziativa) con le relative aree retroportuali, che comprendono gli aeroporti di Capodichino e di Salerno, gli interporti “Sud Europa” di Marcianise-Maddaloni e “Campano” di Nola, 13 agglomerati industriali e 6 aree industriali e logistiche.



La vera novità costituita dalle Zes è quella di proporre un approccio nuovo sotto il profilo culturale: esse possono rappresentare una svolta per le attività di impresa. La forza di questo strumento giuridico risiede nella possibilità di dare accesso ad agevolazioni di carattere amministrativo, finanziario e fiscale che lo rende più calzante delle classiche “zone franche”. La portata “rivoluzionaria” delle Zes sta nel fatto che lo Stato si pone in modo nuovo nei confronti di chi intende investire sul nostro territorio, senza svolgere un farraginoso ruolo di intermediazione (per le risorse finanziarie e per le autorizzazioni), ma favorendo lo snellimento delle procedure amministrative, la sburocratizzazione e la delegificazione, che renderanno attrattiva la Campania per gli investitori, soprattutto esteri.



Non dimentichiamo che quando parliamo della nostra regione ci riferiamo alla prima economia del Mezzogiorno, ad un player chiave nell’ambito del rilancio del Paese. In tale contesto non può non essere sottolineata la lungimiranza della Regione Campania, e in particolare del presidente Vincenzo De Luca, che ha inteso designare nel Comitato di indirizzo della Zes campana un rappresentante del mondo dell’impresa, a testimonianza del fatto che gli industriali possono e devono essere protagonisti di questa svolta.

L’avvio degli investimenti nelle aree interessate potrà dare inizio ad un complessivo salto culturale, che a cascata porterà degli effetti benefici all’intera comunità campana. Ricordiamo che, a partire dalla crisi del 2007, il Sud ha perso circa un terzo della capacità produttiva, pagando a carissimo prezzo gli effetti avvertiti su scala globale e ampliando il divario con il sistema industriale del Nord Italia.



In questo contesto le Zes si inseriscono a pieno titolo come uno strumento per rilanciare gli investimenti nell’industria manifatturiera campana, nella logistica e nelle infrastrutture, costituendo un vero esempio di politica industriale di prospettiva, che guardi all’oggi ma anche al domani, ragionando sul medio periodo, ovvero nell’ottica di 15 anni. In questo senso tutto il “Sistema Campania”, nel suo complesso, vale a dire istituzioni, imprese, banche, sindacati, deve fornire una prova di maturità, dimostrandosi all’altezza di un’opportunità così importante e, lavorando insieme, elaborare un nuovo modello di sviluppo.

Le Zes si sono affermate nel mondo come veri e propri laboratori per l’attrazione degli investimenti e come incubatori di innovazione, in grado di promuovere lo sviluppo produttivo ed occupazionale. Oggi esistono nel mondo circa 4.500 Zone economiche speciali, dislocate in oltre 135 nazioni, che contribuiscono a dare lavoro a circa 70 milioni di persone. Tra le più note ci sono quelle di Dubai e di Biserta, in Tunisia, ma nella sola Unione Europea ce ne sono ben 16, di cui 14 in Polonia. Si tratta di un modello nuovo, di una vera occasione di sviluppo per il Mezzogiorno d’Italia, che supera la logica degli investimenti a pioggia, dell’intervento invasivo dello Stato nell’economia e che invece, grazie ad efficaci strumenti di semplificazione e crediti di imposta adeguati per la realizzazione di investimenti, consentirà di godere di condizioni di maggiore competitività in un territorio finalmente attrattivo per chi vuole fare impresa. Le aziende potranno beneficiare di un credito d’imposta proporzionale al costo dei beni acquistati, entro il 31 dicembre 2020, nel limite massimo, per ciascun progetto d’investimento, di 50 milioni di euro. Per ottenere questi benefici le imprese dovranno mantenere le attività nella Zes per almeno sette anni successivi al completamento dell’investimento oggetto delle agevolazioni, pena la revoca dei benefici concessi e goduti.

L’obiettivo è quello di far diventare la Campania, con le aree comprese nella Zes, come una sorta di “Silicon Valley degli investimenti esteri”. Per raggiungere un simile obiettivo risulta essenziale coinvolgere protagonisti globali, che, con la loro autorevolezza e con la loro convening power, siano capaci di portare player industriali di prim’ordine.

Naturalmente, per l’attuazione concreta delle Zes e per ottenere risultati tangibili, risulta fondamentale che il Governo approvi il decreto sulle semplificazioni, passaggio obbligato per dare il via definitivo al progetto. In tal senso ho avuto rassicurazioni dalla ministra per il Sud, Barbara Lezzi, che il provvedimento avrà il via libera entro l’anno. Da ultimo mi preme sottolineare che sarà necessario evitare effetti di dumping rispetto alle altre zone industriali del Paese. Lo sviluppo delle aree campane della Zona economica speciale deve avvenire in maniera armonica nell’ambito del sistema produttivo italiano. Per noi il “contatore” è partito: una nuova sfida cruciale per la Campania è iniziata. E non possiamo perderla.

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