Domanda iniziale: che c’entra un uomo dedito alla politica ancorché economista (e non militare o manager industriale del ramo) nel commentare, analizzare e trarre conclusioni in merito a un accordo come quello sottoscritto all’Euronaval 2018 di Parigi tra Fincantieri e Naval Group lo scorso 24 ottobre? C’entra eccome e vi spiego perché partendo dal comunicato stampa dell’accordo. Recita il titolo: “Fincantieri e Naval Group dettagliano la loro alleanza con il supporto dei Governi di Francia e Italia”.’ Giusto. Dice Carlo Festucci, Segretario generale Aiad: “Non esiste al mondo un’industria della difesa che non abbia alle proprie spalle lo Stato. Solo insieme si può riuscire ad avere un ruolo internazionale, nelle esportazioni come nella politica estera”. 



Infatti al 34° vertice franco-italiano tenutosi a Lione il 27 settembre 2017, i Governi dei due Paesi annunciarono l’intenzione di facilitare la creazione di un’industria navalmeccanica europea più efficiente e competitiva e di rafforzare la loro cooperazione navale militare iniziando le discussioni per stabilire un’alleanza industriale tra Fincantieri e Naval Group. A oggi, Naval Group e Fincantieri sono già impegnate in una collaborazione industriale comune per fornire alla Marina francese quattro navi di supporto logistico (Lss), basate sul progetto dell’unità italiana Lss “Vulcano”. Inoltre, dal 2019 e con il sostegno di entrambi i Ministeri della Difesa, Naval Group e Fincantieri considerano di presentare un’offerta comune per i primi studi per l’ammodernamento di mezza vita dei cacciatorpediniere classe Horizon francesi e italiani con un comune Combat Management System (Cms). 



E qui a dir poco ci vuole quella malizia (come insegnava Giulio Andreotti) che non guasta quando si parla di interesse nazionale e di sistema Paese; due items che i cugini francesi conoscono e praticano molto bene e da molto ma molto tempo, anche se con il caso Fincantieri-Stx non bisogna andar troppo lontano. Infatti, per metter le mani avanti più avanti il comunicato dichiara: “Un accordo Governo-Governo sarà necessario al fine di assicurare la protezione degli asset sovrani, una fluida collaborazione tra i team francese e italiano, e per incoraggiare una maggiore coerenza dei programmi nazionali di assistenza, che forniscono la struttura e il sostegno per le operazioni di esportazione”.



Se ha valore segnaletico la composizione della delegazione italiana al meeting precedente l’accordo, con la presenza solo di Tria e di Di Maio, ha uguale valore segnaletico il fatto che sul dossier lavorino, oltre ai vertici aziendali, due grandi professionisti del ramo come l’ammiraglio Massagli e l’ambasciatore Massolo. Un’antica tradizione cabalistica alfanumerica dice che uomini con uguali radici di cognomi (Mass) condividono destini. Questo ci rassicura considerando – nella genetica del sistema Italia – la provenienza e le intenzioni dell’attuale classe politica al Governo, dove l’abusato richiamo “Italia Italia”, a parole, non riesce a coprire la dichiarata intenzione di ridurre le spese alla Difesa (con un quasi commissariamento della Trenta), impoverendo l’indotto tecnologico e produttivo con conseguente riduzione dell’occupazione, forse per stimolare i Centri per l’impiego e dimostrare che il reddito di cittadinanza è una misura valida. E questo non è un bene e non è né una politica industriale, né una via d’uscita per il risparmio.

Queste affermazioni non possono essere comprese fino in fondo nella loro interezza e nella loro potenzialità paragonabile a un articolato e integrato sistema d’armi navali come quello gestito da Athena di Leonardo (ex Finmeccanica). E qui veniamo al punto per spiegare ciò che era rimasto prima solo citato e che riprendo perché è uno tra i tanti gioielli di Leonardo. “Un’offerta comune per i primi studi per l’ammodernamento di ‘mezza vita’ dei cacciatorpediniere classe Horizon francesi e italiani con un comune Combat Management System (Cms)”. Pochi sanno cosa sia un Cms (stiamo parlando di uno studio e sviluppo sui 20 milioni di euro, produzione e installazione escluse). Oggi di questa classe le navi italiane con Cms proprietario funzionano e sono più vendute di quelle francesi. Lo vogliono capire i politici governativi che lo scafo (Fincantieri) è un pezzo di ferro con qualche apparecchietto e che il resto lo fa Leonardo?

Secondo alcuni osservatori e dopo una copiosa produzione sul tema, dal francese Figaro all’italiano Formiche, la pressione francese sulle aziende militari italiane sta aumentando, così come un irritante reclutamento di personale nelle istituzioni italiane per influenzarle, con lo scopo di rendere Parigi centro del sistema di Difesa europeo. Addirittura si vocifera che nell’ultima procedura d’infrazione avviata in seno Ue sulle commesse della nostra Difesa-Marina a Fincantieri con dotazioni Leonardo ci sia stato un opaco interesse d’oltralpe. Come non aggiungere il percorso prudenziale ma integrato NavalGroupThales su Fincantieri per spingere sulle paure di esclusione di Leonardo dalle commesse verso un “cul de sac”? Occhio alle trappole. È vero che con il recente accordo da “Orizzonti” è stato riequilibrato il front business di NavalGroup e Thales, ma questo senza un articolato piano difesa degli asset, come recitato nel comunicato, lascia aperte quelle backdoors molto pericolose, ma amate da voleurs temerari. 

Questo per l’Italia non è conveniente. Lo sarebbero di più collaborazioni industriali bilanciate con tedeschi, inglesi, americani e giapponesi. Pertanto l’azionista di Fincantieri dovrebbe, grazie agli sherpa citati, monitorare con attenzione e intervenire o far intervenire nelle sedi e con i livelli appropriati su quanto la rimarchevole azienda faciliti una “strategia francese” coperta dal grido “Europa Europa” da identificarsi invece con “Francia Francia”, già dall’insediamento di Macron, e non negarle nuovi scenari, forse difficili ma non impossibili, come quelli sul lato Usa (ammesso che Trump alle telefonate di endorsement a Conte faccia seguire comportamenti concreti e meno da twitter) concordandoli con Leonardo sul lato militare.

Dal detto “Dagli amici mi guardi Dio, ché dai nemici mi guardo io” a “Non si hanno amici (anche europei) permanenti, ma interessi permanenti”, qual è l’interesse vero dell’Italia? Mi auguro che Conte lo sappia bene. Per Bono e Profumo lo darei per scontato… che lo sappiano.

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