Finalmente la telenovela sul Def sembra finita. Si farà una flat tax, vi sarà un reddito di cittadinanza, vi sarà una revisione sulle pensioni per tentare di ammorbidire gli effetti nefasti della Legge Fornero. E vi sarà un deficit del 2,4%. Tutto a posto quindi? Non tanto, sia per i contenuti, sia per il quadro nel quale questi contenuti si stanno collocando. Intanto la flat tax è diventata di fatto un’estensione di tariffe esistenti. Poi perché il cosiddetto “reddito di cittadinanza” è in realtà un sussidio di disoccupazione sotto mentite spoglie; infatti, si dovrebbe chiamare “reddito di cittadinanza” un reddito che si basa sulla cittadinanza, non sul fatto che hai un lavoro o un reddito insufficiente o hai proprietà immobiliari. E poi il deficit al 2,4%, ma con la promessa del ministro Tria che per i prossimi due anni il deficit sarà in calo. Questo vuol dire che in sostanza non vi saranno ulteriori spinte dalla spesa pubblica, con inevitabili conseguenze per tutta l’economia.



Certo, ci sono buone probabilità che Tria non vi sia al prossimo Def e che quindi non abbia il problema di rimetterci la faccia a chiedere ulteriore deficit: ma questo è in fondo un altro problema e sarà il problema dei funzionari europei. Ormai tutti sanno che abbaiano contro l’Italia a prescindere, ma a forza di abbaiare contro, sono diventati poco credibili.



C’è addirittura chi, come il quotidiano tedesco Handelsblatt, vede l’Italia sull’orlo del baratro e ipotizza un’imminente uscita dall’euro. Un’affermazione davvero interessante, poiché contiene due mezze verità non dette. La prima è che, come ripetuto fino alla noia pure da Draghi, l’uscita dall’euro non è prevista dai trattati: e questo pone un bel problema per chi “minaccia” l’Italia, perché non esiste alcun tribunale in Europa al quale appellarsi per buttare un Paese fuori dall’euro. La seconda invece è il motivo vero per cui l’Italia ora viene posta sotto i riflettori, soprattutto in questi giorni e soprattutto da parte tedesca: infatti, in Germania sono prossime le elezioni in Baviera, con la Merkel mai così debole e con il partito AfD che secondo i sondaggi potrebbe arrivare al 18% e addirittura superare i socialisti dell’Spd.



Per chi non lo sapesse l’AfD (Alternative fur Deutcheland) è il partito indipendentista contrario all’immigrazione e contrario all’euro. Un importante successo elettorale di quel partito renderebbe più fragile la Merkel e renderebbe più fragili i funzionari Ue accusatori dell’Italia e del Def presentato. Inoltre, in Germania c’è da gestire la delicata fusione tra CommerzBank e Deutsche Bank, un matrimonio che non è più in dubbio ma è solo da stabilire il quando. Segno ulteriore della fragilità del sistema bancario tedesco, costretto a fusioni per non cadere sotto i colpi della finanza speculativa da loro stessi praticata e di cui ora loro stessi fanno le spese. In questo quadro, si capisce bene che le notizie sullo spread sono solo di contorno alla situazione reale, ben più complessa.

Comunque c’è un dato interessante in questo Def. Per alcuni giorni è stata diffusa la notizia che il deficit, su indicazione di Tria, non sarebbe stato superiore al 2%. Invece alla fine è venuto fuori che sarà del 2,4%. Io spero sinceramente che questo sia un messaggio nascosto voluto. E il messaggio nascosto è che il deficit si può aumentare e se si aumenta è meglio. Questo è un dato che tutti gli economisti conoscono molto bene e pure la Spagna lo ha dimostrato recentemente: oggi la sua crescita è intorno al 2,9%, ma dopo aver fatto per diversi anni deficit imponenti, pari o superiore al 6% per ben sei anni. Ma è dato sconosciuto all’opinione pubblica poiché in questi anni c’è stato una sorta di martellamento sull’idea che il deficit sia un male, sia una colpa di governi spendaccioni. Invece la realtà è che il deficit è esattamente il profitto dell’economia reale.

La segreta speranza, non so quanto fondata, è che il Governo attuale abbia voluto mandare un messaggio per far capire che il deficit dello Stato è un bene per l’economia e che quindi abbia intenzione di fare forti deficit per il futuro, anche perché con un deficit del 2,4% non si va da nessuna parte. Non resta che aspettare e vedere: soprattutto se e come cambierà il clima politico in Europa, dopo le elezioni in Baviera del 14 ottobre.