L’avvocato Agnelli era troppo signore, ed anche troppo “iperuranio”, per passare a vie di fatto, ma certamente verso Marco Tronchetti Provera una remotissima puntina d’apprensione e – perché no – d’invidia la nutriva, per lo charme, per l’aplomb, insomma perché anche Tronchetti aveva classe, stile, piaceva alle donne e aveva oltre vent’anni meno di lui. Carlo De Benedetti non ne parliamo: lo detestava come detestava e detesta praticamente tutti quelli che non è riuscito a sconfiggere con le sue scorrerie borsistiche, avendoci provato, con la Pirelli e con Tronchetti, in almeno due occasioni, direttamente e non. Con Silvio Berlusconi pareva potesse nascere un rapporto migliore, ma qualcosa li divideva: la fede calcistica, che – dopo il bunga bunga – era l’unica altra cosa alla quale il Cavaliere teneva sul serio: il suo Milan, contro l’Inter carissimo a Tronchetti.
Fatto sta che Marco Tronchetti Provera, negli anni della sua ascesa in Pirelli prima e in Telecom poi – con annessa La7, che turbava i sogni di tutti gli editori, i quali paventavano di poter trovare in essa un concorrente peggiore di quel che si sia poi rivelato – non ha mai avuto i favori dei principali giornali italiani, almeno fino a qualche anno fa.
Stiamo dicendo, forse, che gli editori di questi giornali avevano dato ordine di bastonare? Magari: bastava meno. Bastava che fosse nell’aria la condizione di “non gradito”, che immediatamente uno come Tronchetti – ma poteva accadere a chiunque – passava nella categoria dei bersagli aggredibili. Ed era indorato e fritto.
Poi sono cambiate tante cose, ma soprattutto sono intervenute ben diciotto assoluzioni dalle accuse pretestuose e infondate, evidentemente, che gli erano state rivolte attorno e dopo il caso Telecom. Quasi a sottolineare che a mettersi di traverso ai voleri del cosiddetto establishment finanziario – di cui pure, paradossalmente, Tronchetti faceva parte, ma evidentemente da “cane sciolto” – e governativo si paga pegno.
Dunque assolto da tutto, e ieri l’ultimo pre-regalo di Natale: il Consiglio di Stato ha annullato la delibera Consob del settembre 2013 con cui la Commissione aveva disposto l’aumento del prezzo dell’Opa – da 0,80 a 0,83 euro per azione – lanciata da Lauro 61 su Camfin. Nell’ultimo grado di giudizio amministrativo, si legge nella sentenza, il Consiglio accoglie i ricorsi presentati tra gli altri dalla Marco Tronchetti Provera Spa, definendo “non accettabile” la ricostruzione che aveva portato Consob a rivedere il prezzo sulla base di una presunta collusione tra l’offerente e il venditore Malacalza. Una collusione che, secondo la Commissione, sarebbe stata finalizzata a fare in modo che Malacalza vendesse a Lauro 61 un pacchetto di azioni Camfin a un prezzo più basso di quello equo e in cambio acquistasse azioni Pirelli, da Allianz-Fondiaria, a un prezzo inferiore a quello di mercato. “Nel corso del procedimento e del presente giudizio amministrativo – scrive il Consiglio di Stato – non è emersa alcuna prova della partecipazione all’accordo fraudolento in elusione della regola sul prezzo Opa di Allianz e Fonsai, ovvero delle società che, con la vendita delle proprie azioni Pirelli a Malacalza, avrebbero concorso a realizzare la presunta collusione tra Malacalza e Lauro 61”.
Un’altra piccola soddisfazione, un altro tardivo risarcimento morale per Tronchetti. Che non cancella tanta cattiva stampa, ma seppellisce tante fake news.