Dopo il rientro del premier Conte da Palermo e un vertice a Palazzo Chigi con i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, si è tenuto il Consiglio dei ministri per deliberare sulla risposta ai rilievi mossi dalla Commissione Ue alla manovra di bilancio. Nella missiva il governo ha riproposto impianto, contenuti e saldi della propria politica economica. Una mossa ampiamente annunciata e attesa. E ora, che cosa succederà? “La decisione di riproporre tale e quale la manovra – risponde Carlo Altomonte, professore di Economia dell’integrazione europea all’Università Bocconi – è una mossa utile a far salire la tensione con l’Unione europea. Adesso dobbiamo aspettarci la risposta della Commissione, che avvierà una procedura d’infrazione per deficit o debito eccessivo. Penso che tutto questo potrà sicuramente aumentare l’incertezza sui mercati, con conseguenze sia in termini di spread che, nel medio periodo, anche in termini di crescita”.



Tra governo e Commissione in queste settimane c’è stata una sorta di dialogo tra sordi, non crede? Ciascuno fermo sulle proprie posizioni…

Assolutamente sì. Il governo italiano dice che la Commissione non ha e non vuole cercare spazi di compromesso e la Commissione dice che la posizione del governo italiano ha molto poco senso dal punto di vista economico.



Non c’erano proprio margini di correzione? Non poteva il governo limare qualche cifra o qualche misura annunciata?

Dal punto di vista economico c’erano margini di correzione ampi. L’idea di Tria era di tenere il deficit intorno all’1,6-1,9%, spalmando reddito di cittadinanza e riforma della Fornero sull’orizzonte dell’intera legislatura. Tuttavia, dal momento che questa è una manovra elettorale e i partiti in vista delle elezioni a maggio 2019 hanno fretta di dare qualcosa agli elettori per non restare indietro nella corsa, questa scelta sta portando a far saltare una possibile equazione con Bruxelles.



Ieri il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, ha detto: “Non si attacchi l’Italia sul reddito di cittadinanza, perché colma un vuoto: l’Italia non ha un’assicurazione per disoccupati di lungo corso”. Può essere letta come un’apertura della Germania?

Scholz è pure lui impegnato in una campagna elettorale interna. Il reddito di cittadinanza ancora non esiste, ancora non sappiamo che cosa sarà. Esiste invece il reddito di inclusione, il che smentisce di fatto che nel nostro Paese non esista una misura di supporto ai disoccupati, visto che molti di loro prendono il Rei. Poi si potrà discutere se sia alto o basso, ma c’è. E forse Scholz lo ignora. Quindi non penso che si possa difendere un qualcosa che ancora non esiste.

Angela Merkel, nella sua audizione davanti all’Europarlamento, ha richiamato alla corresponsabilità: “Le singole decisioni nazionali e individuali hanno effetti su tutti”. E’ un richiamo rivolto solo all’Italia o anche alla Commissione?

Penso valga per tutti. La Cancelliera non gradisce l’esacerbazione dello scontro. D’altro canto, Moscovici coltiva velleità politiche interne, quindi deve fare un po’ i conti con il suo futuro politico e quindi la Merkel sta cercando di evitare che, per un gioco di aspettative e di interessi politici individuali, si metta a rischio il futuro dell’Unione.

Oggi che cosa succederà, dopo che a Bruxelles sarà arrivata la lettera del governo italiano? Dobbiamo aspettarci le solite dichiarazioni in libertà dei vari Juncker, Moscovici, Dombrovskis o la Commissione si prenderà un po’ di tempo prima di rispondere a sua volta?

Mi auguro che non ci siano queste dichiarazioni. Le pubbliche amministrazioni di solito parlano con gli atti ufficiali. Temo però che questo non succederà, temo assisteremo al solito balletto di dichiarazioni. Comunque atti formali prima di dicembre non ce ne saranno.

La Ue si prenderà tutto il tempo necessario per ponderare giudizi e parole?

Immagino abbiano già la risposta pronta, ben sapendo qual è la posizione dell’Italia. Faranno però finta di pensarci su un paio di giorni.

Sempre oggi, nella plenaria a Strasburgo, si voterà il bilancio Ue per i prossimi sette anni. Secondo “Huffington Post”, gli eurodeputati pentaleghisti voteranno, per ritorsione, contro. E pare addirittura che il governo voglia porre sulla questione il veto dell’Italia al prossimo Consiglio Ue. La decisione alzerà ancora di più il livello di scontro? E la minaccia di veto può essere un’arma efficace?

Il bilancio Ue ingloba la difesa europea, il rafforzamento dei fondi strutturali per le regioni svantaggiate dall’immigrazione, la creazione di un confine esterno della rete di protezione dell’Unione, il potenziamento di Ricerca & sviluppo e delle infrastrutture digitali. Votare no, schierarsi contro questo bilancio mi sembra suicida, per gli interessi stessi dell’Italia. E mettere il veto a Bruxelles è un atto politicamente grave: se l’Italia pensa che l’Europa non possa fare a meno di noi, commette un errore strategico gravissimo.

Questo ci isolerebbe ancora di più all’interno dell’Europa?

Rischiamo di farci cacciare.

(Marco Biscella)

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