Il Governo ha risposto alla Commissione europea inviando un nuovo Documento programmatico di bilancio, che Bruxelles ha fatto sapere giudicherà, insieme a tutti gli altri, il 21 novembre. Nella lettera inviata martedì, Giovanni Tria evidenzia un’importante innovazione del Dpb: “Al fine di accelerare la riduzione del rapporto debito/Pil e preservarlo dal rischio di eventuali shock macroeconomici, il Governo ha deciso di innalzare all’1% del Pil, per il 2019, l’obiettivo di privatizzazione del patrimonio pubblico. Gli incassi derivanti dalle privatizzazioni costituiscono un margine di sicurezza per garantire che gli obiettivi di riduzione del debito approvati dal Parlamento siano raggiunti anche qualora non si realizzi appieno la crescita del Pil ipotizzata”. Un passo che non sembra però sufficiente a poter rassicurare Bruxelles, almeno secondo l’ex ministro delle Finanze Francesco Forte.



Perché Professore non le sembra importante questo passaggio?

Perché mi sembra troppo vago. Che cosa viene privatizzato? In che modo? Le privatizzazioni di patrimonio immobiliare, per esempio, di solito si fanno tramite una o più società che mano a mano collocano questi beni sul mercato. Quindi l’effettivo introito per lo Stato avviene nel momento in cui il bene viene venduto. Mi pare che questo Governo abbia difficoltà ad andare oltre gli annunci, come si vede con il Decreto Genova. Anche su riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza siamo lontani dal capire come saranno realmente queste misure di cui si parla da diversi mesi.



Per Bruxelles è così importante sapere i dettagli su queste privatizzazioni?

Lo Stato ha diversi tipi di immobili, anche le spiagge fanno parte del demanio pubblico e si potrebbero privatizzare le concessioni. Ci sono anche terreni, edificabili o meno. Qualche dettaglio in più non sarebbe certo irrilevante, anche per capire se la stima sul valore e i tempi dell’incasso possono considerarsi corretti o meno. Giusto per capirci, è molto più chiaro o concreto dire che si intende mettere sul mercato una quota di un’azienda partecipata: se ne può stimare il valore e anche capire in che tempi l’operazione potrebbe avvenire. Se poi si parla di 18 miliardi di euro, una cifra importante, occorre essere un po’ specifici.



Nella lettera viene anche ribadito che il deficit al 2,4% del Pil è da considerarsi “un limite invalicabile” e che il ministro dell’Economia e delle Finanze è tenuto “a verificare che l’attuazione delle leggi avvenga in modo da non recare pregiudizio al conseguimento degli obiettivi concordati e ad assumere tempestivamente, in caso di deviazione, le conseguenti iniziative correttive”. Non le sembra un passaggio che possa tranquillizzare la Commissione?

Potrebbe essere tranquillizzante se non fosse che finora quando il ministro ha cercato di far rispettare i vincoli di bilancio è stato insultato e obbligato a non farlo. Bisognerebbe quindi che ci fosse un impegno dell’intero Governo, non del singolo ministro. Se la maggioranza di Governo non appoggia Tria, lui come fa a prendere misure correttive, come per esempio bloccare il reddito di cittadinanza o la riforma delle pensioni? Mi sembra che quello che è stato scritto sia un escamotage per poi far comunque quello che si vuole.

Dunque questa lettera non cambia nulla?

Questa lettera è “acqua fresca”, non cambia nulla e la ragione è evidente: Di Maio ha bisogno di lanciare il messaggio che ci sarà il reddito di cittadinanza, mentre Salvini deve far vedere che non si piega né agli alleati di Governo, né all’Europa.

Si può dire che la lettera rappresenti un tentativo per formalmente dire di aver offerto qualcosa all’Europa?

Il Governo non può dire di aver offerto qualcosa all’Europa per non mostrare segni di cedimento verso Bruxelles. Deve far vedere che la battaglia continua, ma che il suo discorso è serio. Non può neanche far intravvedere la possibilità che ci sia un blocco delle spese perché vorrebbe dire mettere in discussione il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni. Forse per questo è stato fatto il riferimento al solo ministro dell’Economia riguardo le iniziative correttive di cui abbiamo parlato prima.

Secondo lei, cosa succederà adesso?

C’è il rischio di recessione determinato non dai fatti, ma dall’incertezza sui fatti. L’Europa stessa non sa l’Italia cosa farà.

E l’Europa cosa farà?

Credo che non farà nulla. La Commissione europea ha nei fatti in mano una lettera per prendere tempo. Ciò non toglie che gli operatori economici non possono aspettare. Sarà quindi più importante il giudizio degli operatori economici e di mercato piuttosto che quello dell’Europa. Lo stesso spread si è innalzato per via di un’incertezza su quanto realmente il nostro Stato spenderà l’anno prossimo.

Secondo lei Bruxelles aspetterà i decreti su reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni prima di prendere una decisione su un’eventuale procedura di infrazione?

Sì. E c’è da dire che questi decreti non arriveranno facilmente all’approvazione anche perché la maggioranza sembra vacillare un po’ troppo al Senato, come si è visto in questi giorni.

(Lorenzo Torrisi)

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