Il giorno dopo che il Consiglio di amministrazione di Tim ha decretato la sfiducia ad Amos Genish, le azioni in borsa hanno avuto una flessione del 4% e gli occhi di tutti sono ora puntati sul board fissato per domenica 18. Possibile sostituto potrebbe essere Alfredo Altavilla, ex capo di Fca Europa, ma in lizza c’è anche Luigi Gubitosi, ora commissario straordinario di Alitalia. Ma vi è grossa tensione all’interno dei soci dove Vivendi punta a convocare un’assemblea per tentare di ritornare a comandare in Tim dove, a oggi, esistono tre “punti chiave” per tentare di capire come sia cambiata negli anni Telecom, e cioè: 1) i dipendenti, dove si è passati dai 120 mila che lavoravano in Telecom prima della privatizzazione agli odierni 59.500 circa di cui 49.689 in Italia e 9.740 all’estero; 2) il rapporto tecnico tra debiti e fatturato era del 30% e a fine 2017 è salito a oltre il 120%; 3) il gruppo industriale, una volta presente in tutto il mondo, oggi è presente all’estero sostanzialmente solo in Brasile.
È eloquente la fotografia fatta da Mediobanca per il Gruppo Telecom che viene catalogato come il quarto gestore europeo di telefonia fissa dopo Deutsche Telekom, Orange e BT. In Italia è il leader per quota di linee con il 52,6%, mentre nel settore mobile Tim è prima alla pari con Wind/Tre con il 30,8%. Senza dubbio Tim fa parte della storia italiana e anche del mondo, tanto che intorno al 1995, grazie al genio di Mauro Sentinelli, fu creata la prima scheda ricaricabile al mondo per telefonia mobile. Una vera “bomba” sul mercato, non creata nella Silicon Valley, bensì al Cselt di Torino.
Oggi il gruppo è una realtà in cui si intrecciano svariate attività: fra controllate e collegate al 30/06/2018 tra Italia ed estero vi erano 83 imprese. Il grosso problema odierno è però la gestione della rete, che Telecom, come ex monopolista, mette a disposizione anche di operatori alternativi, i quali, basandosi su capitolati definiti dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, fanno girare i propri servizi sulla rete Telecom. Tutto ciò porta a un quadro più complessivo dove Telecom Italia, da sola, segnala un fatturato di 15,3 miliardi in Italia, 10 in meno rispetto a un decennio fa. Ed è proprio sul tema rete che si è decretata la spaccatura decisiva nel board della società con l’uscita di scena di Amos Genish.
Nelle strategie Telecom il tema rete è sempre più importante, tanto che nella relazione finanziaria del 2017 si leggeva chiaramente che la società puntava a triplicare i Clienti Tim Vision nel comparto fisso, con contenuti di intrattenimento usufruibili con importanti partnership e con player nazionali e internazionali, integrando il tutto con produzioni dirette e coproduzioni di opere inedite.