Dopo il solito giro dalla Ragioneria dello Stato al Quirinale, grazie anche all’ultimo passaggio chiarificatore nel Consiglio dei Ministri, il Decreto Fiscale è stato firmato dal Capo dello Stato. I principali punti, sui quali eventualmente si potrà poi discutere, sono svariati. Si parte con il mini-condono su quanto già dichiarato attuabile con un’integrazione che ha tetti precisi ovvero fino a 30 mila euro per i contribuenti che pur facendo incassi al nero non hanno di fatto dichiarato meno di 100 mila euro all’anno.



Vi sarà un saldo e stralcio sulle cartelle di chi ha avuto difficoltà economiche dimostrabili; la cancellazione delle cartelle sotto i mille euro; una rottamazione per tutte le altre cartelle, due sanatorie specifiche  per le liti in corso e per chi ha a oggi in mano solo un verbale di accertamento.

Nel dettaglio si riscontrano diverse tipologie di sanatorie applicabili. In breve una sintesi:1) saldo e stralcio sulle cartelle non pagate che consentirà di abbattere, e di molto, quanto dovuto al fisco per cartelle non pagate solo per chi era in difficoltà (tre le aliquote che si declinano in modo diverso per persone e società: 6%, 10%, 25%); 2) integrativa, per cambiare vecchie dichiarazioni (è il condono che riguarda gli importi celati al fisco negli ultimi cinque anni); 3) rottamazione TER per cartelle e multe che potranno essere pagate senza sanzioni e interessi con 10 rate spalmate in cinque anni; 4) lo stralcio sulle mini cartelle con l’annullamento automatico per le cartelle di importo inferiore ai mille euro emesse tra il 2000 e il 2010; 5) chiusura sulle liti dove è previsto che il contribuente possa pagare dolo il 20 % del dovuto, chiudendo subito la causa con il fisco,  se ha vinto in secondo grado o dimezzare il dovuto in caso di vittoria in primo grado; 6) sanatoria flash, dai verbali agli accertamenti per la quale è possibile aderire solo facendo domanda entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto.



Per una dimenticanza, però, rimane nel testo del decreto fiscale il riferimento dei capitali esteri, sia per la rottamazione che per il condono. Concordo con Di Maio il quale sostiene che il testo va nuovamente cambiato: «È rimasto lo scudo per l’estero, ovviamente lo cambieremo in Parlamento. E poi dicono che non mi devo incazzare». Sarà solo una dimenticanza degli uffici o una nuova “manina”?

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