Rallentamento globale dell’economia, titoli tecnologici in affanno, prezzo del petrolio in calo, clima incandescente con la Commissione Ue. Un mix indigesto per Piazza Affari? Con quali possibili conseguenze per la nostra Borsa e per i nostri titoli pubblici? “In questo momento – risponde Alessandro Magagnoli, analista tecnico e co-fondatore di Financial Trend Analysis (Ftaonline) – Piazza Affari è condizionata soprattutto dall’andamento del mercato obbligazionario e dei tassi d’interesse. Anche lo spread continua ad avere il suo peso, seppure a livello più emblematico che effettivo”
Perché?
Lo spread è la differenza tra i tassi italiani e quelli tedeschi. Siccome il Bund è sostanzialmente fermo, è ovvio che ciò che guida è il tasso sul Btp decennale, quindi sul debito domestico.
Che segnali arrivano sul fronte del Btp, vista anche l’ultima faticosa asta di questi giorni?
Arrivano segnali di allentamento delle tensioni, proprio in coincidenza con la decisione della Commissione Ue di bocciare la manovra italiana. Se i tassi sul decennale erano arrivati al 3,78% il 19 ottobre, questa settimana non hanno superato il 3,71%. Anzi, ieri hanno chiuso sotto la soglia psicologica del 3,5%
E i grafici dell’analisi tecnica che cosa dicono sulla possibile evoluzione?
Sul grafico dei tassi del Btp decennale si vede una figura di potenziale doppio massimo, una delle più affidabili dell’analisi tecnica, che segnala appunto un rallentamento delle tensioni. Figura che verrebbe però completata solo sotto 3,25%.
Che cosa significa?
I tassi dovrebbero passare dall’attuale 3,5% al 3,25%, ma se questa soglia dovesse essere violata, avremmo una probabile ulteriore discesa nuovamente al di sotto del 3%. E questo metterebbe un po’ al sicuro la situazione anche per la Borsa.
Piazza Affari, infatti, è arrivata su livelli limite, non è vero?
Se andiamo a guardare il Ftse Mib, con i minimi di fine ottobre toccati il 20 e 21 novembre intorno ai 18.500 punti, i prezzi hanno raggiunto una quota molto significativa per l’analisi grafica, cioè il 61,8% di ritracciamento del rialzo dai minimi di giugno. Questi ritracciamenti di Fibonacci ci dicono quanto è grave la situazione del movimento correttivo in atto. Quando si parla di correzione ci si riferisce a qualcosa che va contro la tendenza precedente. Abbiamo, quindi, un quadro grafico che è formato da un bel rialzo, partito a metà del 2016 ed estesosi fino a maggio 2018, quando è partito un movimento ribassista che ha ritracciato questo famoso 61,8%, cioè ha ripercorso a ritroso i due terzi circa del movimento precedente.
I 18.500 punti sono dunque una soglia da tenere d’occhio?
I 18.500 punti toccati dal Ftse Mib sono uno spartiacque molto importante. Fino a che ci si ferma su questa soglia, il movimento in atto può essere interpretato come correttivo, quindi solo temporaneo rispetto alla tendenza precedente; se invece questa soglia verrà violata, diventa sempre più probabile una vera e propria inversione di tendenza.
Quali sono i livelli a cui guardare?
Sull’azionario si sta formando un doppio minimo, che verrebbe confermato oltre i massimi dell’8 novembre a 19.620 punti circa. Quindi, fino a che stiamo sopra 18.400-18.500, siamo ancora in una situazione potenzialmente di recupero, anche se mancano conferme. Se poi il Ftse Mib dovesse salire sopra i 19.600-19.650 vorrebbe dire che il vento è cambiato e che ci si può aspettare una bella correzione di tutta la base discendente vista dai massimi di maggio. Possibile anche un eventuale recupero dei 21.500-22.000 punti. Per il momento spingersi oltre con le previsioni non ha molto senso, perché abbiamo davanti un percorso accidentato.
Sotto, invece, quota 18.400 cosa potrebbe succedere?
Andremmo a perdere questo supporto e diventerebbe a quel punto molto probabile una discesa tra i 16.500 e i 17.000 punti, dove troviamo la linea di tendenza che parte dai minimi di luglio 2012.
Lo scenario globale, con il rallentamento dell’economia mondiale e un prezzo del petrolio in calo, non è molto incoraggiante. Per i mercati azionari non è un momento particolarmente propizio?
Sì, è così, come dimostrano anche gli ultimi dati del mercato americano, a cui tutti guardano con grande apprensione. Ma c’è un’osservazione da fare.
Quale?
I dati sul rallentamento a livello economico – basti pensare al dato della produzione industriale Usa, che a ottobre ha fatto registrare un aumento “solo” dello 0,1% mese su mese invece del +0,2% atteso – indicano una crescita meno veloce, non un’inversione della tendenza dell’economia americana, e fanno pensare che la Fed potrebbe rallentare nella sua stretta monetaria. Si davano per scontati almeno un altro rialzo dei tassi a dicembre e altri tre nel 2019, invece il mercato sta iniziando a valutare che potrebbe esserci una politica monetaria meno aggressiva. Il che, ovviamente, dà sollievo alla Borsa, che ora dovrà riaggiustare le sue aspettative. Infatti anche Wall Street si è fermata su supporti importanti.
Ieri le Borse americane erano chiuse per il Giorno del Ringraziamento, ma negli ultimi giorni i titoli tecnologici hanno sofferto. Da dove ripartono?
Un indice oggi molto seguito, il Nyse Faang, che è una sintesi del Nasdaq perché contempla i titoli hi-tech più rappresentativi e pesanti in termini di capitalizzazione, si è fermato con i minimi di questa settimana sulla media mobile esponenziale a 100 settimane, l’indicatore che divide uno scenario di lungo termine rialzista da uno ribassista. Un po’ come per il Ftse Mib, abbiamo avuto una bella fase di crescita negli ultimi due anni , a partire dai minimi del 2016; poi, da giugno 2018, la Borsa Usa ha avviato un percorso di ribasso abbastanza violento, pur fermandosi su questo supporto, che è determinante per capire se la discesa è solo un inciampo temporaneo o si rischia invece di andare incontro a una vera e propria inversione. Per ora su questo supporto i prezzi hanno reagito con una certa decisione. Trattandosi del comparto tecnologico, sarà adesso molto importante vedere i dati del Black Friday di oggi e del Cyber Monday di lunedì 26 per capire se il mercato hi-tech può ritrovare un po’ di slancio. Il supporto del Nyse Faang è a 2.250 punti circa.
Anche l’S&P 500, l’indice ben più ampio della “Corporate America”, si trova al di sopra della media mobile esponenziale a 100 settimane, supporto critico in questa fase, a quota 2.590.
Questa è la soglia sotto la quale ci sarebbe da preoccuparsi per la tenuta della Borsa americana. E se Wall Street dovesse venire giù, ci sarebbe un pesante condizionamento negativo anche per le Borse europee, sebbene in questo momento si nota un minimo di disaccoppiamento tra i due mercati.
Consigli per gli investitori?
Per l’investitore prudente, meglio stare alla finestra, perché il quadro di fondo, anche sotto l’aspetto politico domestico, continua a essere incerto, quindi inutile andare a esporsi a rischi in questa fase. Per l’investitore più smaliziato, il fatto che ci sia già stata una discesa significativa e soprattutto che siamo arrivati su livelli di supporto importanti, può suggerire di intraprendere operazioni al rialzo, magari solo parziali rispetto all’importo medio che si utilizza, perché il profilo di rischio per eventuali posizioni in acquisto potrebbe essere molto favorevole. Si rischia poco, posizionando lo stop subito sotto al supporto, mentre il potenziale guadagno, anche ipotizzando un rimbalzo anche solo della metà di quello che è stato perso nelle ultime settimane, prospetterebbe una riuscita dell’operazione abbastanza interessante.
(Marco Biscella)