Cosa vogliono i tedeschi e la Germania dall’Italia? La riposta a questa domanda ci è stata data questa settimana in un articolo pubblicato sulla Faz a firma di Karsten Wendorff, capo economista della Bundesbank: una patrimoniale pari al 20% del risparmio privato italiano. La tesi è che il nostro debito è insostenibile nonostante appunto il risparmio privato italiano, nonostante l’Italia sia in avanzo primario da 27 anni di fila e abbia uno dei surplus primari più alti d’Europa. Come questi fatti interagiscano con uno spread che passa in due mesi da 100 a 300 è un mistero. Capiamo anche noi che sul mercato ci sono le aspettative, però questa “volatilità” nello stesso mercato che quota Tesla a 300 è, come dire, singolare.



Mettendo tutto in un contesto più ampio abbiamo i mercati, un’entità misteriosa, che compra Bund a tassi negativi e debiti di economie devastate peggio della nostra a tassi “interessanti”; per dire oggi il decennale greco rende il 4,3% e quello francese, non sono messi molto meglio di noi, lo 0,8%. Forse il debito francese rende così poco per la grande fiducia che i mercati hanno in Macron, per le riforme radicali francesi sul mercato del lavoro e sull’amministrazione pubblica, per la stabilità sociale delle banlieu parigine e per la rigorosissima disciplina fiscale che non più tardi di due giorni fa è finita sul banco degli imputati dello Spiegel alla voce “non è che i francesi con il loro deficit ci aiutino particolarmente a bastonare gli italiani”… Cioè se l’Italia non ha fatto le riforme la Francia che cosa ha fatto? Eppure…



Perché i tedeschi vogliono la patrimoniale italiana? La vogliono esattamente come hanno voluto l’austerity greca. Rientrare dell’esposizione, improvvida fin dall’inizio, senza perdere una lira e guadagnandoci. Due volte. La prima volta sugli interessi (grazie a i verdi tedeschi sappiamo che la Germania, che grazie all’euro emette a tassi negativi, ha portato a casa 2,9 miliardi di euro sul debito greco) e la seconda con una soluzione che trasferisce soldi fisici verso la Germania e che lascia distrutta l’economia italiana. Così la Germania può continuare a fare quello che ha fatto negli ultimi 20 anni competendo sui mercati globali con una valuta che non è la sua e tenendosi il surplus commerciale; una strategia per cui l’austerity inflitta alla periferia è funzionale anche se sinceramente sembra sia arrivata al capolinea vista l’arrabbiatura americana che prima di Trump era di Obama. Esattamente come si contesta il non rispetto italiano delle regole sul deficit bisognerebbe contestare il non rispetto tedesco delle regole sul surplus commerciale. La violazione tedesca mette in crisi la “casa comune” come se non di più di quella italiana.

Riformuliamo il concetto. La Germania non è né buona né cattiva; semplicemente fa i suoi interessi e i suoi interessi oggi sono confliggenti con quelli dell’Italia e non solo; tutta la “periferia” più la Francia. La Germania “propone” all’Italia una mega patrimoniale che, sostanzialmente, certificherebbe per le prossime due generazioni lo stato di colonia esattamente come accaduto alla Grecia inchiodata al suo stato di colonia eurotedesca da un debito irripagabile e dalla cessione di tutti gli asset profittevoli. Sono finiti i tempi in cui si chiedeva il condono dei debiti di alcuni stati africani come pre-condizione per qualsiasi sviluppo. I greci dovrebbero chiedere un referendum per diventare uno stato africano. L’Europa non ha dato una mano alla Grecia; la mano della Grecia l’ha tagliata e sappiamo benissimo che i greci, come alcuni stati africani, ne hanno fatte di tutti i colori. A chi non conveniva che i greci uscissero dall’euro? Certamente non alle banche tedesche e francesi… Uscire dall’euro è la soluzione a ogni male? Ovviamente neanche per sogno, però una discussione su cosa sia meglio o peggio meriterebbe un approccio non ideologico.

E qua arriviamo alla questione. Oggi l’Italia è stremata da due crisi epocali di fila, ha una disoccupazione a due cifre e in alcune regioni ben oltre il 20% e ha peso il 25% di capacità produttiva. In questa situazione cosa serve? Per investire sullo sviluppo, taglio fiscale e infrastrutture, serve fare deficit. Con il rispetto delle regole europee e un deficit allo 0,8% di questo non si può neanche cominciare a parlare. Si dovrebbe anche parlare del fatto che si incontrano situazioni di povertà vera che fino a 10 anni fa erano inconcepibili. C’è un sacco di gente in più che ha bisogno di un sostegno persino per mangiare. Ignorare questa questione è sbagliato perché le politiche lungimiranti, e giustissime, che stanno benissimo su un foglio excel poi si scontrano con la gente che non arriva alla fine del mese. Ci sembra molto più serio e credibile di un’infornata di dipendenti pubblici.

Se per stare nell’euro dobbiamo fare una patrimoniale sul 20% dei nostri risparmi come ci chiede la Germania con uno sforzo di cui non vedremmo una lira in ritorno, allora forse è meglio svalutare del 20% uscendo dall’euro. Ci sembra una questione che sarebbe utile affrontare senza ideologie sempre ammesso che non esistano terze vie in cui l’Italia ha le risorse per tirarsi fuori da dieci anni di crisi. La questione è poi se Italia e Germania stiano trattando in buona fede; le proposte tedesche non ci rendono particolarmente ottimisti.