Intervenendo all’università Sant’Anna di Pisa per il conferimento di una laurea honoris causa, Mario Draghi ha “smontato” uno dei cavalli di battagli dei sovranisti secondo cui basterebbe stampare moneta per finanziare il deficit. Questa possibilità, ha ricordato il governatore della BCE, non è stata usata “neanche dai Paesi che fanno parte del mercato unico (Ue, ndr) ma non sono parte dell’euro”. Draghi non ha usato mezzi termini per chiarire il suo dissenso rispetto alle politiche economiche fin qui sostenute dal governo:”La storia italiana dimostra che il finanziamento monetario del debito pubblico non ha prodotto benefici nel lungo termine. Nei periodi in cui fu estensivamente praticato, come negli anni 70, il Paese dovette ricorrere ripetutamente alla svalutazione per mantenere un ritmo di crescita simile a quello degli altri partner europei”. Draghi ha ricordato come “l’inflazione divenne insostenibile” e “il caro vita colpì i più vulnerabili”. (agg. di Dario D’Angelo)



DRAGHI, “PRIMA DECIDEVA SOLO LA GERMANIA”

Nel suo discorso alla Scuola Sant’Anna di Pisa tenutosi stamane, Mario Draghi non solo ha detto di sentirsi orgoglioso di essere italiano, ma ha parlato anche di euro, spiegando come le decisioni di politica monetaria oggi siano di fatto condivisi da tutti i paesi membri, mentre ai tempi del Sistema monetario europeo le scelte rilevanti venivano di fatto prese in Germania. Sempre riferendosi ai tempi dello Sme, il Presidente della Bce ha ricordato che dal 1979 al 1992, “la lira venne svalutata sette volte di più rispetto al marco tedesco perdendo cumulativamente circa la metà del suo valore rispetto moneta tedesca. Eppure, la crescita media annua della produttività in Italia fu appena superiore a quella registrata in Germania, il tasso di occupazione ristagnò rispetto al suo valore iniziale, l’inflazione al consumo tocco cumulativamente il 240% contro il 49% in Germania”. Parole evidentemente rivolte anche a chi ritiene che un ritorno alla moneta nazionale, con il riscoro alla svalutazione, possa aiutare l’economia italiana.



DRAGHI ORGOGLIOSO DI ESSERE ITALIANO

Oggi Mario Draghi ha ricevuto un PhD in Economics honoris causa dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Il Presidente della Bce ha iniziato il suo intervento dicendo: “Mi sento più orgoglioso di essere italiano”, riferendosi a delle parole pronunciate da un rappresentate degli studenti poco prima, riguardanti le sfide e il senso di smarrimento causato dalla crisi. Nel suo discorso, secondo quanto riportato dal sito del Corriere della Sera, il numero uno dell’Eurotower ha fatto presente che le regole che hanno accompagnato la globalizzazione non sono riuscite a impedirne gli effetti distorsivi e che serve coraggio, senza il quale “non si va da nessuna parte”. Del resto proprio Draghi è uno dei simboli del coraggio, visto che ha voluto dare vita al Quantitative easing, uno strumento straordinario di politica monetaria rispetto alla normale “cassetta degli attrezzi” della Bce.



LE PAROLE SULL’EURO

Nel suo intervento, Draghi ha parlato anche dell’euro, spiegando che “l’unione monetaria è stata un successo sotto molti punti di vista, allo stesso modo dobbiamo riconoscere che non in tutti i Paesi sono stati ottenuti i risultati che ci si attendeva. In parte per le politiche nazionali seguite, in parte per l’incompletezza dell’unione monetaria che non ha consentito un’adeguata azione di stabilizzazione ciclica durante la crisi”. Non è certo la prima volta che l’ex numero uno della Banca d’Italia evidenzia l’incompiutezza dell’unione e per questo ha evidenziato la necessità di portare i cambiamenti necessari nel più breve tempo possibile, “spiegandone l’importanza a tutti i cittadini europei”. Draghi ha anche voluto chiarire che non è affatto “ovvio che un Paese tragga vantaggi in termini di sovranità monetaria dal non essere parte dell’euro”.