Nei confronti dell’Italia “tutte le opzioni sono aperte”, come confermano da Bruxelles. Resta quindi aperta la possibilità che oggi il collegio dei commissari Ue decida di raccomandare al Consiglio l’apertura di una procedura per eccessivo debito. Nel frattempo, il “lavoro” tra la Commissione europea e il governo italiano sulla manovra continua: “Stiamo lavorando giorno e notte perché l’Italia non sia sanzionata”, ha assicurato ieri mattina Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici e monetari. Da parte sua, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in due telefonate allo stesso Moscovici e al vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha difeso il livello di deficit al 2,04% e ha ribadito l’indisponibilità a ritoccare le due misure cardine della legge di Bilancio 2019: reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni. Riuscirà l’Italia a evitare il cartellino rosso della procedura d’infrazione? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Federico Pace, professore di diritto dell’Unione europea presso l’Università del Molise e autore del volume Il regime giuridico dell’euro.
Professore, a suo modo di vedere, rispetto anche ai passi avanti che ci sono stati, anche nei toni, si riuscirà a evitare la procedura d’infrazione?
Innanzitutto bisogna tener presente che la procedura d’infrazione come disciplinata dai Trattati europei è particolarmente complessa. A dire il vero, dal punto di vista giuridico, la procedura d’infrazione è già iniziata il 21 novembre scorso quando la Commissione ha accertato che l’Italia, a fronte della manovra presentata dal Governo il 15 ottobre, non rispetta il “criterio del debito”. Ma questa fase costituisce comunque solo una prima valutazione.
In che senso?
Quello che è più rilevante è la seconda fase della procedura e questa non è stata ancora decisa. Cioè se il mancato rispetto del “criterio del debito” abbia determinato o determinerà un disavanzo eccessivo, questo sì vietato dal Trattato. Su questa seconda fase la Commissione si trova in difficoltà e per questo sta prendendo tempo.
Perché?
Intanto la Commissione può pervenire a una decisione così importante, come quella di riconoscere che la politica economica dell’Italia sia diretta a creare un disavanzo eccessivo pericoloso per l’equilibrio della zona euro nel suo complesso, in quanto concretamente il Parlamento italiano abbia formalmente adottato con legge la manovra proposta dal Governo. Come noto, la legge di Bilancio 2019 non è stata ancora formalmente adottata dal Parlamento. In questo senso la fase più grave della procedura, cioè quella dell’accertamento del “disavanzo eccessivo” e della “raccomandazione” per le misure che l’Italia dovrebbe prendere per eliminare il “disavanzo eccessivo”, può essere ancora evitata.
La discussione con l’Europa, secondo lei, si gioca solo sui numeri o anche sul merito delle misure? Non le sembra che i sacrifici in più richiesti – i 3 miliardi che ballano, di cui si parla in questi giorni – mirino proprio a depotenziare le misure cardine del Governo, soprattutto quota 100 per le pensioni?
Anche qui la complessità della procedura d’infrazione non aiuta a fornire una risposta breve. Al fine di comprendere la “negoziazione” in corso in queste ore a Bruxelles tra Governo italiano e Commissione è necessario comprendere che il perno del controllo della Commissione sulla politica economica dei singoli Stati non è più il saldo dell’indebitamento netto.
Che cosa significa?
In altri termini, nel caso italiano, alla Commissione non interessa se il rapporto deficit/Pil sia al 2,00% o al 2,04%, o comunque le interessa meno di quello che è il “saldo strutturale” di bilancio. Questo è il saldo di bilancio pubblico depurato dagli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum (ad esempio, le vendite di immobili pubblici eccetera). Il “saldo strutturale” dovrebbe permettere di “fotografare” con maggiore chiarezza la situazione economica di uno Stato e comprendere se la relativa politica economica sia sostenibile o rischi di creare un disavanzo eccessivo con il conseguente rischio di instabilità dell’intera zona euro.
Insomma, la procedura di controllo della Commissione è molto complessa…
Premesso tutto questo, e per rispondere alla domanda, la Commissione non è interessata a quale siano concretamente le misure di politica economica che i Parlamenti nazionali decidono. La Commissione è interessata alla direzione, in termini di “saldo strutturale”, che tali misure imprimono all’economia di uno Stato. In altri termini, alle conseguenze che queste abbiano sul suo indebitamento e se queste creino un disavanzo eccessivo.
Qualcuno non esclude che nella riunione di oggi i Commissari possano però decidere di prendersi altro tempo. In quel caso non sarebbe peggio per il Governo italiano, visto che dovrebbe approvare una manovra che potrebbe poi essere “bocciata” e portare alla procedura d’infrazione?
Come ricordavo prima, la manovra italiana presentata alla Commissione il 15 ottobre scorso è già stata “bocciata” dall’Europa. Il Governo italiano sta cercando in questi giorni di correggere la manovra di metà ottobre. Venendo, però, alla domanda, la Commissione, in assenza di una legge di Bilancio italiana approvata in via definitiva dal Parlamento, dovrebbe poter attendere almeno fino al giorno successivo entro il quale i Parlamenti nazionali sono obbligati, secondo il diritto dell’Unione, ad adottare la legge di bilancio, cioè il 31 dicembre. Questo al fine di poter valutare concretamente quale direzione l’economia italiana avrà a fronte delle misure di politica economica decise dal Parlamento italiano.
(Marco Tedesco)