Nel precedente articolo in cui ho parlato degli effetti distorsivi di una moneta che viene emessa esclusivamente addebitando i prenditori, esplicitavo due correttivi necessari, ma evidenziavo altresì che il sistema sta creando una “casta” di settori economici privilegiati. Una persona che si addentra nello studio della sovranità monetaria e comincia a scoprire come sia stata modificata nel Vecchio continente rispetto a quella vissuta prima dei Trattati Ue, rimane attonita, stordita, confusa, sconcertata, disorientata, stranita.
Mi fermo, ma di sinonimi ne ho dovuti usare parecchi, perché tento di enfatizzare che ciò è dovuto al comportamento scorretto di quei personaggi europei che si permettono di apparire sui mezzi di comunicazione per rafforzare l’inganno perpetrato sui più deboli e additare all’indice quei giornalisti che se ne rendono complici assicurando loro la visibilità.
Scoperto l’inganno, quella persona è indotta a scoprire i colpevoli e la verità appare inverosimile. Eppure la realtà è ancora più spietata; sarebbe stato più proficuo sviluppare le conseguenze delle scelte scellerate, che ricadranno sulle future generazioni.
Una prima assurda scoperta è che la Banca centrale europea è stata esentata da qualunque gravame fiscale. Assurda è anche la motivazione, che non può assolutamente reggere; si afferma che questa esenzione è stata prevista per assicurarne l’indipendenza dal potere politico. Ma come? Un organismo privato, al quale viene riconosciuta la facoltà, senza alcun limite, di emettere l’unica banconota legale (in questo modo diluendo la ricchezza reale e finanziaria detenuta dai popoli che usano l’euro) dei Paesi che l’adottano viene anche esentato dalle imposte quando questo rappresenta l’unico modo per riequilibrare la spoliazione subita dagli Stati in cui opera?
Suggerisco di cercare le colpe, piuttosto che i colpevoli; quest’ultimo è un compito che è meglio delegare agli organi specializzati. E aggiungo che un organismo privato, sia pure internazionale, non può godere di un trattamento sperequato in Italia, perché la nostra Costituzione non lo consente.