Alla fine degli anni Trenta, l’attore, drammaturgo, filologo e filosofo francese Antonin Artaud pubblicò un saggio molto controverso intitolato Il teatro ed il suo doppio in cui essenzialmente si criticava il modo di pensare, e fare, teatro in Occidente e si proponeva di adottare lo stile “orientale”, in particolare di Bali con le sue pulsioni sado-maso. Il saggio fece molto discutere e influenzò per alcuni anni il teatro d’avanguardia, in specie quello francese (degli anni del Front Nationale di sinistra) e quello tedesco (degli anni in cui il Nazismo si preparava all’invasione della Polonia).



Mi è tornato in mente riflettendo su questi sei mesi di Esecutivo giallo-verde nei giorni in cui in modo confuso e disorientante si cercava di portare a termine il percorso legislativo della Legge di bilancio. Dopo circa sei mesi di governo insieme e quando una severa e umiliante sconfitta (aver dovuto riscrivere la Legge di bilancio dell’Italia quasi sotto dettatura dei funzionari della Commissione europea) veniva rappresentata come una vittoria, mi è parso opportuno riprendere un ragionamento iniziato subito dopo le elezioni del 4 marzo.



Questa è stata una delle prime testate a sottolineare come l’esito delle elezioni rendeva possibile solamente un Governo in cui il centro-destra (o parte di esso) si alleasse con il Movimento 5 Stelle (M5S) convergendo su un programma di pochi punti da realizzare in un arco di tempo relativamente breve, affrontando le emergenze del Paese (debito, immigrazione, povertà) e tornando alle urne. Abbiamo anche messo in rilievo come per alcuni punti (povertà) bastasse estendere misure varate dai precedenti Governi (e in fase di messa in atto) come il “reddito di inclusione”. M5S ha subito sollevato una pregiudiziale nei confronti di Forza Italia e del suo Presidente.



Dopo vari tentativi si è optato per un Governo M5S-Lega a trazione M5S che alle urne aveva avuto molti più voti della Lega. Non sarebbe stato un Governo di solidarietà nazionale come quello che ha guidato l’Italia alla fine degli anni Settanta perché parte importante del Parlamento (e del Paese) restava all’opposizione e neanche un Governo “di grande coalizione” alla tedesca, ma un Governo basato su un “contratto” invece che su un’alleanza tra due forze politiche che esprimevano, ed esprimono, blocchi sociali contrapposti . Il “contratto” avrebbe dovuto “cambiare l’Italia”.

È utile ricordare che in Italia la “solidarietà nazionale”, con tutti i suoi limiti, ha portato alla nascita del Sistema sanitario nazionale, alle cure alternative per i malati di mente (chiusura dei manicomi e della logica di detenzione), al riordino del sistema carcerario, alla legalizzazione sull’interruzione di gravidanza, alla regolamentazione dell’equo canone, al piano per l’edilizia residenziale e ai maggiori poteri e all’autonomia finanziaria per le Regioni. In Germania, le grandi coalizioni (di differenti colori) hanno guidato il Paese nella difficile unificazione nazionale e nell’ugualmente difficile costruzione dell’unione monetaria europea di cui necessariamente la Repubblica federale tedesca, essendo il partner più grande, ne diventava il fulcro. Le esperienze italiane e tedesche si basavano su alleanze da cui scaturivano “programmi di governo” concordati e, nel caso della Germania, molto dettagliati (con l’inclusione pure di bozze di disegni di legge).

Il contratto di Governo di cui sono controparti Lega e M5S è stato, invece, steso senza una vera alleanza, frettolosamente e, per molti aspetti, con uno dei due contraenti furbetto ma privo di una vera preparazione ed esperienza. Le ambiguità sono emerse subito e diventate chiarissime nella preparazione e iter della Legge di bilancio. Dove si è visto sempre più chiaramente il suo doppio con venature sadomaso.

Ad esempio, dato che la Lega aveva maggiore visibilità (a ragione della campagna sull’immigrazione) del M5S e saliva nei sondaggi, il Movimento gli ha fatto uno sgambetto in materia di pensioni d’oro, ma ha dovuto fare ritirata e accontentarsi di un testo che riduce più il gettito che la spesa e pieno di vizi di costituzionalità. Il M5S ha cercato di portare via voti alla Lega sponsorizzando i tassisti contro gli autisti di auto a noleggio con conducente (Ncc); in tempi passati i tassisti avevano grandi alleati del Msi, nel cui clima culturale alcuni dei leader pentastellati sono cresciuti; anche in questo caso, si è finiti con una ritirata. Si potrebbero fare molti altri esempi. Infine, mentre di riffa, di raffa e di barracca, la quota 100 potrà facilmente decollare, ci vorrà almeno un anno perché il reddito di cittadinanza decolli (può diventare un vero e proprio boomerang). In breve dal contratto ha tratto maggiori benefici la Lega che il M5S. Non è escluso che alla prossima occasione la prima sfratti, con un po’ di sadismo, il secondo.

Dalla Legge di bilancio ci sono due perdenti chiari: le grandi confederazioni sindacali (ridotte a teatro delle ombre di Bali) e l’Italia spinta verso una nuova recessione se non si faranno investimenti. Lo dice già il Ministro Prof. Paolo Savona.