La legge di bilancio approda alla Camera per riprendere il suo iter parlamentare dopo la pausa natalizia e la lunga attesa per il maxi emendamento al Senato condito da una forte polemica politica. Il Governo ha giustificato il ritardo nella presentazione del testo definitivo della manovra con la durata della trattativa con la Commissione europea necessaria a evitare la procedura di infrazione, ma le opposizioni, i sindacati e altri settori della società e del mondo produttivo sembrano abbastanza scettici sui provvedimenti varati e sugli effetti che avranno sull’economia. Abbiamo fatto il punto con Roberto Perotti, Professore di Economia politica all’Università Bocconi di Milano.
Nell’accordo raggiunto con Bruxelles, il Governo ha preso degli impegni importanti, come il blocco di 2 miliardi di euro di spesa e l’aumento delle clausole di salvaguardia Iva. Quali potenziali effetti potranno avere sull’economia?
Minimi. 2 miliardi è lo 0,1% del Pil, non si può pensare che una cifra così modesta faccia la differenza fra recessione ed espansione. E nessuno crede alle clausole di salvaguardia: come si può pensare seriamente che il Governo intenda veramente aumentare l’Iva di 23 miliardi nel 2020 e di 29 miliardi nel 2021? Nessun Governo, incluso questo, ha mai preso l’impegno delle clausole di salvaguardia in buona fede.
L’accordo prevede anche un’azione di controllo da parte dell’Ue che assomiglia a un commissariamento. Cosa ne pensa?
Il commissariamento è una cosa ben diversa. Mi sembra normale che l’Ue intenda verificare che la controparte rispetti gli impegni sui saldi. Finché il Patto di Stabilità è in vigore non vedo niente di strano in questa azione di controllo. Si può obiettare che il Patto di Stabilità è sbagliato, ma questo è un altro discorso.
Sulla manovra l’Italia ha pagato un pesante isolamento rispetto agli altri partner europei. Questo isolamento potrebbe sfociare anche in un atteggiamento più duro nel corso del 2019?
Non so se ha pagato un pesante isolamento. I governi precedenti avevano goduto di clausole di flessibilità per oltre un punto di Pil, i partner europei hanno comprensibilmente chiuso il rubinetto. Il fatto che fossero tutti d’accordo, governi di sinistra e conservatori, sovranisti e non, vorrà pur dire qualcosa.
I decreti su reddito di cittadinanza e quota 100 sono ancora avvolti nel mistero. Alla luce dei tagli di spesa e della riduzione delle stime di crescita del Pil non ritiene necessario apportare dei correttivi a queste due misure? Anche gli investimenti hanno subìto tagli e rinvii, non sarebbe il caso di ripensarci?
Il reddito di cittadinanza costerà 15 miliardi. Il Governo stanzia a regime 8 miliardi, ogni commento è superfluo. Per le pensioni stanzia a regime 8 miliardi e mezzo, non sufficienti per finanziare le pur vaghe promesse elettorali. Anche in questo caso il Governo dovrà fare delle scelte, oppure sforare gli impegni. Sugli investimenti pubblici, a mio avviso c’è troppa confusione al momento per capire cosa succederà.
È vero che a pagare il costo maggiore della manovra sarà il mondo produttivo?
Non so. Chi dice che la manovra aumenterà il Pil enormemente grazie al maggior moltiplicatore delle spese sociali come reddito di cittadinanza e pensioni; chi invece dice che la manovra penalizza le imprese perché non abbassa le tasse. Alla fine dipenderà anche da quali tasse dovranno aumentare, e di quanto, se il Pil non aumenterà e si dovrà rientrare dal disavanzo. In questo caso credo che sarà tutta l’Italia a pagare le conseguenze, non solo il mondo produttivo.
Nelle ultime settimane sono emersi nuovi contrasti tra le due forze di Governo. Secondo lei, l’esecutivo rischia di implodere, magari sulle scelte riguardanti le misure economiche promesse?
A me sembra evidente che il reddito di cittadinanza, e tutta l’ideologia che lo ispira, sia esattamente agli antipodi del mondo mentale del nocciolo duro della Lega. Più in generale credo che il modo di pensare del tipico esponente del M5S sia per tanti aspetti l’opposto di quello del classico leghista. Per ora si fanno comodo a vicenda, ma non vedo come possano durare cinque anni insieme.
(Lorenzo Torrisi)