LE INCERTEZZE SU MPS
Il 2018 non finisce bene per Carige e Mps. Le due banche che già nel 2017 avevano mostrato segni di debolezza, fino all’intervento dello Stato nel capitale di Rocca Salimbeni, non possono dire di essersi lasciate il peggio alle spalle. Per la banca toscana il futuro è ancora incerto. Negli ultimi mesi il tema è un po’ sparito dai radar, ma nel momento in cui lo Stato era intervenuto si era specificato che si trattava di un’operazione temporanea. Resta da capire come il Tesoro potrà uscire dal capitale senza perderci e assicurando un futuro alla banca toscana, che ora come ora sembra dover necessariamente passare da un’aggregazione. Intanto, però, come ricorda Il Giornale, è aumentato il numero delle cause in cui Mps è coinvolta. Complessivamente le richieste di danno sono arrivate a quasi 1 miliardo e mezzo di euro.
LO STALLO DI CARIGE
Per quanto riguarda Carige, la situazione è ancora incerta. In settimana c’è stato un nuovo incontro tra i responsabili della vigilanza bancaria della Bce e i vertici della banca ligure. Da Francoforte sarebbe arrivato una sorta di ultimatum: dare il via libera alla ricapitalizzazione, bloccata dall’astensione di Malacalza, oppure accettare il commissariamento. Il Fondo interbancario di tutela dei depositi ha già fatto la sua parte sottoscrivendo bond subordinati per 320 milioni di euro ed è necessario varare un aumento di capitale da 400 milioni per cercare di mettere in sicurezza i coefficienti patrimoniali, che vengono sempre tenuti sotto controllo dalla vigilanza Bce, per poi puntare anche in questo caso a un’aggregazione. In Borsa, da inizio anno, Carige ha perso più dell’80% del suo valore, mentre Mps oltre il 60%.