Non sappiamo come finirà la protesta francese e come verrà domata e soprattutto come verrà scongiurato il pericolo che degeneri e divenga incontrollabile con metodi “tradizionali”. Sappiamo però che la moratoria sul rincaro delle accise viene considerata dai gilet gialli “non sufficiente”. Perché si vuole “una rivalutazione dei salari, delle pensioni di invalidità e delle pensioni”. Quindi delle due l’una: o il Governo francese riscrive subito e in modo sostanziale il 2,8% promesso alla Commissione Ue, al “lordo” del rallentamento globale del 2019, oppure la protesta rischia di andare avanti e bisogna ricorrere alle “maniere forti”. E nel primo caso si tratta di misure “assistenzialiste” di pura spesa corrente con benefici per l’oggi, ma sarebbe meglio per l’altro ieri. Una richiesta di disobbedienza alla Commissione che smonta l’immagine francese.
Figuriamoci se la protesta si placa con la promessa di un treno nuovo o di una metropolitana automatica… la notizia della resa di Macron sulle accise sui maggiori siti di informazione italiani viene relegata tra le ultime posizioni… non sia mai che qualcuno si chieda cosa farà la Commissione europea ai francesi e quando i mercati inizieranno a soffiare sullo spread francese… su questo fronte c’è tutto il “Paese” che conta che ignora quello che succede dall’altra parte delle Alpi e continua a invocare la “riduzione del deficit” sotto il 2%…
Dove sono le invocazioni di Oettinger per “incitare” i mercati a dare una lezione al Governo francese? Così che impari a rispettare le regole… dove sono i mercati che puniscono “razionalmente” la spesa assistenziale? Non ci saranno perché nessun investitore sano di mente si mette contro la Bce, che nel caso francese non si farà vedere ad austerity e cessione di sovranità ottenuta come in Italia nel 2012… E la Commissione europea cosa farà? A sei mesi dalle elezioni non si prenderà di certo la responsabilità di lasciare per strada la protesta regalando il consenso ai populisti francesi.
Quindi la Francia per l’ennesima volta sforerà il tetto del 3% per recuperare le mini austerity degli ultimi anni che hanno lasciato la società nello stato che abbiamo visto in questi giorni. E in questo modo salverà la sua economia, la sua pace sociale e in ultima analisi, nel breve, anche i conti pubblici. Questo mentre in Italia tutta la stampa continua a battere sul deficit del 2% al posto che del 2,4% e a dirci che se non lo facciamo meriteremo l’inevitabile punizione del mercato; e questo in uno scenario globale che fa paura e in cui senza politiche espansive subito c’è la recessione, l’esplosione del rapporto debito/Pil e la rivolta sociale.
Che in Italia fa meno paura, un po’ perché abbiamo una classe dirigente che alla sovranità sostanziale tutto sommato non tiene e preferisce tenere in vita una “narrazione europea” per convenienza o amor proprio, un po’ perché da noi si riesce ad abolire il contratto a tempo indeterminato e a fare macelleria sociale perché “ce lo chiede l’Europa” senza nemmeno un giorno di sciopero, un po’ perché nessuno osa dire come funziona veramente l’Europa, l’unico caso al mondo, tra l’altro, di un Governo non nominato dal Parlamento, oppure può ammettere che forse l’idea di fare deficit non è completamente peregrina così come quella di “disobbedire” al Fiscal compact.
Quindi tra qualche settimana la Francia si rimangerà il primo deficit sotto al 3% degli ultimi dieci anni e nessuno ne sentirà più parlare, alla faccia della “razionalità dei mercati” che ovviamente non ha nulla a che vedere con un sistema, l’euro, senza democrazia e a trazione franco-tedesca, in cui è facilissimo generare e iniettare speculazioni nella periferia. In tutto questo ci toccherà sentire per altri sei mesi le spiegazioni sul “successo” dei populisti che fanno “leva sulla paura”, quando per capire bisogna solo osservare la distanza ormai abissale tra quello che ci raccontano e la realtà e l’assurdità o la malafede di volere far applicare certe regole in certi Paesi in questa fase. Fino alla prossima puntata, in cui forse anche i docilissimi italiani scenderanno per strada. Sperando che ad attenderli ci siano ancora poliziotti e carabinieri…
P.S.: Proviamo a immaginarci l’impressione che devono avere a Londra dello spettacolo a cui si sta assistendo in questi giorni in Europa. Perché le arrampicate sugli specchi che si leggono a queste latitudini per giustificare il diverso trattamento riservato a italiani e francesi a Londra non attaccano… così come non attacca per nulla la difesa di una politica economica che produce i gilet gialli nel cuore politico dell’Europa… ci rendiamo conto però come tutte queste considerazioni siano lunari nei luoghi della propaganda sul Brexit di cui “gli inglesi hanno già subito le conseguenze” e “si sono già pentiti”; con la disoccupazione ai minimi e in costante calo da quattro anni…