“La Volkswagen è in negoziati avanzati con la Ford per costruire davvero un’alleanza automobilistica globale, che rafforzerà anche l’industria automobilistica americana”. L’annuncio è di quelli forti, soprattutto se a parlare è il Ceo della Volkswagen, Herbert Diess, dopo un incontro alla Casa Bianca con Donald Trump e i suoi consiglieri economici. Diess ha aggiunto che la società potrebbe usare le capacità produttive della Ford in Usa e che sta considerando di realizzare un secondo impianto negli Stati Uniti che affianchi quello di Chattanooga, Tennessee. Un piano di dettaglio degli investimenti è previsto tra gennaio e febbraio.
L’alleanza tra Ford è Volkswagen poggia sulla consapevolezza che il mercato dell’auto non sta attraversando una grande espansione e sulla necessità di unire le forze. Innanzitutto, a livello mondiale il mercato è cresciuto del 3,6% nel primo semestre 2018 con una vendita complessiva di 44,03 milioni di unità. Il Paese che sta trainando questa crescita è la Cina, nella quale al 30 giugno si sono contate 12,23 milioni di auto nuove (+3,9%), davanti agli Stati Uniti (8,62 milioni, +2,0%), al Giappone (2,69 milioni, -2,0%) e all’India (1,98 milioni, +16%). Il primo Paese europeo è la Germania, che si è vista soffiare il quarto posto in classifica sul filo di lana (1,97 milioni, +3,0%).
Vi sono tuttavia anche altri fattori contingenti: intanto, i dazi americani spingono Volkswagen verso gli Usa e verso Ford, nel senso che per intensificare la sua vendita nel mercato americano ha bisogno di essere più presente negli Usa, vedi non solo possibilità per Volkswagen di usare le capacità produttive della Ford, ma, appunto, anche ipotesi secondo stabilimento. Lo stesso dicasi per Ford: la possibilità di produrre nuovi modelli in Europa – è proprio nel Vecchio continente che Ford sta facendo i conti con la sua crisi – risulta fattore interessante per la casa americana.
Ford, infatti, nonostante le smentite, pare dovrà dire addio a diversi modelli storici – a partire dalla Mondeo, fino a C-Max, S-Max e Galaxy -, cosa che avrà ovviamente degli effetti sull’occupazione. I dipendenti a rischio sono circa 24 mila, ossia il 12% della forza lavoro globale dell’azienda. Gli impianti più interessati dai tagli saranno quelli tedeschi e spagnoli, ma non mancheranno riduzioni di personale in altri Paesi, per esempio la Gran Bretagna.
La notizia ci dice che la nuova fase dell’industria dell’auto – fatta di elettrificazione e di guida autonoma – sta entrando nel vivo anche per quanto riguarda la ristrutturazione delle piattaforme produttive e della loro riconfigurazione a livello mondiale, come aveva previsto Sergio Marchionne: “resteranno solo 5/6 produttori”, aveva più volte detto il grande manager italo-canadese. Vedremo come la situazione evolverà. Sicuramente i tedeschi della Volkswagen sono molto cauti in questa fase: primo perché escono dal dieselgate che è costato loro un bagno di sangue; e poi per non ripetere gli errori dei cugini della Daimler (Mercedes) che proprio con Chrysler – prima di Fiat e di Marchionne – hanno sbagliato tutto, rimettendoci quasi 40 miliardi di euro. Oggi non è più tempo per sbagliare nulla.
Twitter: @sabella_thinkin