CROLLO BITCOIN
Il Bitcoin ha perso altro terreno nelle ultime settimane e c’è chi calcola che dall’inizio dell’anno la criptovaluta abbia perso più del 70% del suo valore. La situazione appare ancor peggiore se si considera che un anno fa un Bitcoin valeva circa 19.000 dollari, mentre ora si trova sotto quota 3.500. C’è chi attribuisce i più recenti cali alla mancata autorizzazione, da parte della Sec, alle negoziazioni di un Etf legato al Bitcoin, ma è indubbio che in generale le criptovalute non abbiano più quell’appeal che avevano solo un anno fa. Finita la bolla resta comunque la volontà di banche d’affari e di operatori di continuare a investire in questo comparto, segno che qualcosa di interessante evidentemente qualcuno vi trova al suo interno. Certo è che non mancherà chi si è ritrovato scottato dopo aver pensato di aver fatto un investimento redditizio.
IN CRISI ANCHE IL MINING
Non sono mancate infatti molte pubblicità che facevano notare quanto era stato il guadagno di chi aveva creduto fin dall’inizio nel Bitcoin acquistandoli a un valore decisamente basso rispetto alle quotazioni che erano state raggiunte un anno fa. In tanti avevano anche deciso di cominciare a darsi all’attività di mining, ovvero a dotarsi di server o anche semplici schede video per computer da mettere in rete e da collegare alla blockchain del Bitcoin, in modo da poter essere “ricompensati”, tramite Bitcoin, per l’adesione alla comunità. Chiaramente finché le quotazioni erano alte, il business era profittevole. Ora non lo è per tutti, soprattutto per chi non può contare su grandi economie di scala e su costi energetici bassi, visto che le apparecchiature per funzionare devono essere collegate alla rete elettrica, oltre che a internet.