Ecco un esempio di come le chiacchiere passano e la realtà ostinatamente rimane, in questo caso manifestata dai recenti rialzi del Bitcoin. Per mesi i maggiori esperti della finanza e dell’economia ufficiale (premi Nobel compresi) si sono spesi a dire il peggio possibile e immaginabile sul Bitcon, dall’accusa di truffa alla moneta utilizzata dai trafficanti e dalla malavita organizzata. Questo nonostante le transazioni siano tracciabili e il cambio finale tra Bitcoin e valuta ufficiale di grosse somme sia comunque rilevabile dalle autorità bancarie.



Il fiume di dichiarazioni contro il Bitcoin è stato anche favorito dal brusco calo delle quotazioni avvenuto in questo inizio anno. Dopo aver toccato il massimo delle quotazioni a metà dicembre con 20.000 dollari, la discesa di gennaio aveva portato le quotazioni a toccare quota 5.800 dollari per Bitcoin. Ma da allora è solo risalito e ha superato di nuovo quota 10.000. Qualcuno potrà rimanere sorpreso da queste oscillazioni. Ma dev’essere qualcuno non esperto di finanza e dalla memoria corta. Infatti, con la crisi dei mercati finanziari degli anni 2000-2003 i crolli furono anche più pesanti: il Dax, per esempio, passò dal massimo di 8.000 a circa 2.200, cioè un ribasso di oltre il 70%. Si tratta di valutare se questi ribassi sono giustificati oppure eccessivi, rispettivamente alla realtà che intendono rappresentare. E così come per il Dax quel ribasso era eccessivo rispetto all’economia reale, anche per il Bitcoin il ribasso è stato eccessivo. Ma il Bitcoin cosa rappresenta?



Qui cerchiamo di sfatare la leggenda secondo la quale sotto il Bitcoin non c’è nulla. A parte la facile considerazione che anche sotto il dollaro e l’euro non c’è nulla (essendo l’oro posseduto dalle banche centrali una minima parte del denaro in circolazione) a parte il “corso forzoso” (cioè l’obbligo di pagare le tasse con quelle monete), sotto il Bitcoin c’è, come già detto in altri articoli, una tecnologia software assolutamente innovativa: la blockchain.

Tale tecnologia, che serve a rendere praticamente inviolabili le transazioni, cioè le comunicazioni avvenute in un certo momento di tempo, è ben rappresentata dalle oltre 1.500 criptovalute nate in questi anni. Non solo questo dato è in continua crescita, ma sono in continua crescita anche gli investimenti delle maggiori imprese private, sia tecnologiche che bancarie, nel settore.



Occorre comprendere bene il valore di tale numero. Anche le criptovalute “muoiono”, cioè i progetti si esauriscono e le relative criprovalute scompaiono. La mortalità è ancora piuttosto alta: per 1.500 criptovalute oggi esistenti, nel frattempo ne sono scomparse circa un migliaio (quindi in questi ultimi anni ne sono nate circa 2.500). Ma se il saldo continua a essere positivo e il numero di quelle esistenti continua a crescere, vuol dire che la tecnologia sottostante è valida e gli investimenti continuano ad affluire.

Un esempio tra i tanti è il progetto Cardano, la cui criptovaluta si chiama Ada. Il progetto ha iniziato a svilupparsi nel 2015, ma solo recentemente è arrivato a una fase di maturità ed è stato offerto al grande pubblico, dopo due anni di studi e un anno di sviluppo. Esso nasce da profondi studi compiuti da un folto team di ingegneri e ricercatori di tutto il mondo, autori di diverse pubblicazioni che ora fanno parte del know-how di Cardano e dei suoi innumerevoli sviluppi. La particolare tipologia di blockchain da loro implementata permette la possibilità di sviluppare applicazioni finanziarie evolute, ma non solo. Hanno progettato una blockchain che sia al contempo sicura, flessibile e scalabile in modo da poter essere usata da milioni di utenti. Inoltre, essa bilancia le necessità degli utenti con quelle dei regolatori in modo da combinare privacy e regolazione.

Capite quanto sono sciocchi quelli che parlano e straparlano della necessità di “regolare le criptovalute”? La regolazione è una necessità e un’utilità del mercato e quindi c’è chi ha sviluppato progetti che danno una possibilità di regolazione. Ma ovviamente certi ottusi pensatori hanno in mente solo le loro regole e ciò che non è già nelle loro regole è per loro senza regole. Nel fatti, la criptovaluta Ada è entrata sul mercato ai primi di ottobre 2017 a un valore ovviamente irrisorio, circa 2 centesimi di dollaro. Oggi però, a nemmeno sei mesi dalla nascita, vale circa 40 centesimi di dollaro, cioè venti volte tanto. E la sua capitalizzazione complessiva è fra le maggiori del mercato delle criptovalute, circa 11 miliardi di dollari.

Capito perché tutto il settore è in crescita? Perché sotto le criptovalute ci sono progetti validissimi e tecnologicamente all’avanguardia. Questo è il loro vero valore, ancora oggi molto sottovalutato.