È improbabile che Michael O’Leary abbia letto un libro negli ultimi anni, quantomeno non lo dà proprio a vedere, ma di sicuro non ha letto l’Iliade, altrimenti avrebbe potuto venirgli in mente, ieri – e il ricordo evitargli una gaffe – quel passo memorabile in cui il sacerdote troiano Laooconte tenta di convincere i suoi concittadini a non trascinare il cavallo di legno entro le mura della città, dicendo loro: “Timeo danaos et dona ferentes”, cioè “non mi fido dei greci, li temo, anche quando ci offrono regali”.
Ieri il pirotecnico patron di RyanAir, il vettore aereo low-cost più sovvenzionato dal denaro pubblico italiano di tutto il mondo, il seduttore seriale di enti regionali ubriachi che pur di avere i suoi aerei nei loro aeroportini lo coprono di soldi permettendogli di stracciare i prezzi al pubblico e far concorrenza sleale alle compagnie aeree normali, ebbene: ha detto che Alitalia non va venduta, deve rimanere indipendente e restare nelle mani dei commissari che la stanno gestendo bene.
Come mai tanti complimenti? Cosa avrà voluto dire? Come mai porta doni, come i greci a Troia? Insomma, dov’è l’inghippo, cosa davvero conviene, a mister O’Leary per indurlo a parlare così?
Diciamo innanzitutto che era andato a incontrare i tre commissari di Alitalia – Gubitosi, Laghi e Paleari – per “esprimere il nostro parere positivo sul lavoro fatto e i complimenti sulle condizioni attuali”. E fin qui, se non altro, è stato garbato. Poi – ma è un classico, per il suo stile – ha tenuto a far sapere di aver anche espresso ai commissari “la nostra opinione che forse non è neanche necessario venderla”. L’irlandese ha continuato dicendo che “Alitalia venduta a Lufthansa o Air France potrebbe diventare succursale di Francia o Germania. Non bisogna svenderla a grandi compagnie che la utilizzerebbero per i loro voli a lungo raggio. È importante che Alitalia continui sulla sua strada, può proseguire e continuare a crescere. È importante che Alitalia continui a far crescere le sue rotte, soprattutto sul lungo raggio”, perché, ha spiegato, “è il business che fa gola alla Qatar Airways”, con le nuove rotte annunciate attraverso Air Italy (ex Meridiana), “o il cosiddetto ‘feederaggio’ che potrebbe mettere in atto Lufthansa se acquistasse Alitalia”, cioè il rifornimento dei voli intercontinentali di Lufthansa in partenza da Francoforte con voli brevi carichi di passeggeri che partono dall’Italia.
Ora: solo un fesso potrebbe pensare che O’Leary parli di Alitalia esprimendo opinioni “spassionate”. L’irlandese ridens non è spassionato nemmeno quando dorme. Quindi parla per interesse e solo per interesse. Chiarito questo, ha detto una cosa giusta, che cioè i commissari stanno lavorando bene. Poi ne ha detto un’altra giusta, cioè che Alitalia non va svenduta. Poi ha dilagato. Perché se i commissari, discutendo con il futuro governo che uscirà – speriamo! – dalle urne del 4 marzo, valuteranno che per il bene dell’azienda Alitalia sarà bene stringere un’alleanza con qualche altro gruppo, che c’entra O’Leary? Perché non si fa i fatti suoi?
La domanda è lecita e merita che si tenti una risposta. Sul futuro di Alitalia a oggi si staglia, solitaria ma convincente, la proposta d’acquisto di una supercordata composta da EasyJet, Air France e Delta Airlines, disposta – pare – a comprare la compagnia italiana per intero e a non farla a pezzi, ma gestirla intera in sinergie trilaterali che potrebbero davvero rilanciarla. E dunque? Dunque uno scenario del genere fa molta, ma molta paura a O’Leary. Che preferisce un cielo italiano privo di un attore forte come sarebbe un’Alitalia partecipata da simili partner industriali.
È verissimo che Alitalia oggi è ben gestita e non brucia più cassa. Ma attenzione: per ripartire alla grande le serve un miliardo di investimenti in nuovi aerei. Che lo Stato italiano non sembra proprio aver voglia (e modo) di investire. E dunque, o lo Stato cambia idea, si tiene Alitalia e investendoci la riporta allo splendore di un tempo, che sarebbe la soluzione migliore, ma è improbabile; oppure ben venga l’offerta di acquisto di una cordatona come quella di EasyJet, che almeno ha spalle larghe e può investire. Quanto a O’Leary, che vada a dire fesserie su altro.