“Nella serata del 7 marzo 2018 è stato siglato, tra il capo del personale di Ryanair, Eddie Wilson, e Anpac il primo accordo formale di riconoscimento della rappresentanza dei piloti della compagnia irlandese basati in Italia. La formalizzazione dell’accordo è il coronamento di un percorso iniziato da molti anni e culminato nello scorso dicembre con la storica decisione del management team di Ryanair di aprire al dialogo con i sindacati in tutta Europa”. Così recita un comunicato emesso dall’associazione piloti italiana: il fatto di per sé costituisce un passaggio obbligato di una situazione che minacciava di avere conseguenze serie sulla presenza stessa del vettore irlandese in Italia. E pone la prima pietra per una regolarizzazione dell’intero settore del low cost in una nazione dove si è installato da molti anni con conseguenze davvero nefaste per il trasporto aereo.
In pratica Ryanair a un certo punto si è sviluppata non solo con enormi aiuti statali camuffati da sovvenzioni, società con bilanci secretati e quanto più si possa mettere in una zuppa che alla fine ha provocato pure un aggiramento di norme lavorative attraverso l’implementazione di una contrattistica al limite, quando non addirittura fuori, delle regole. Con la complicità di organismi tecnici e una politica che fino a poco tempo fa facevano a gara per mostrarsi complici di un’etica alquanto discutibile dal palco progressista nel quale erano installati. Diciamo che ora sono maturi i tempi perché si proceda a una regolarizzazione dell’intero settore, nel quale non ci siano competitors che giocano tentando di aggirarla.
Il voto del 4 marzo costituisce un segnale concreto di come la costruzione di un Sistema Paese sia quanto mai urgente anche perché la cosiddetta “quarta” rivoluzione industriale che stiamo attraversando ha bisogno di urgenti investimenti sul capitale umano, fattore imprescindibile affinché un Paese di grandi possibilità come il nostro possa emergere e finalmente mettere la parola fine al processo, iniziato proprio nel settore aereo nel 2009, del “materiale umano al minor prezzo”.
Iniziamo dalle regole (che già esistono) e dal loro rispetto comune: non servono rivoluzioni populiste che nel mondo finora hanno provocato solo disastri. Rousseau purtroppo continua a mietere proseliti mentre sarebbe ora di prendere in considerazione la sussidiarietà di Foucault e tornare a quella cultura del lavoro che in passato ha contraddistinto l’Italia.
Quello del contratto di Ryanair è un piccolo passo che deve essere replicato nell’intero mondo del lavoro. Per darci la possibilità di un futuro migliore dell’attuale: lo deve capire la classe politica che fin qui ha gestito malissimo l’Italia, insieme a un mondo imprenditoriale di “amici degli amici”.
Un recente studio i cui risultati sono stati elencati in un libro degli economisti Daron Acemoglu e James Robinson intitolato “Perchè la Nazioni falliscono” ha dimostrato che il benessere comune di un Paese è direttamente proporzionale al rispetto delle regole e delle Istituzioni. Iniziamo a perseguirlo tutti insieme affinché la nostra cara Italia possa decollare, dopo quasi due decenni di stallo… Il primo passo è stato compiuto; ora, sempre in campo aeronautico, arriva la questione Alitalia, ormai alla sua definizione.