Pier Carlo Padoan ha spiegato che il Governo metterà a punto il Def, lavorando al quadro tendenziale, “che comprende gli aggiornamenti in base alla variazione delle variabili dell’economia mondiale e alle nuove proiezioni del Pil e della finanza pubblica definite in base a questo nuovo quadro”. Il ministro dell’Economia ha chiarito che “non ci saranno da parte del Governo uscente ipotesi programmatiche” e che la Commissione europea “dovrà attendere l’invio di un documento programmatico che è compito del nuovo Governo redigere”. Secondo Gustavo Piga, è giusto che sia il prossimo esecutivo a mettere a punto il “cuore” del Documento di economia e finanza. «A parte che non capisco come un esecutivo che si occupa dell’amministrazione corrente possa redarre un documento chiesto dall’Europa all’Italia che riguarda il futuro del Paese, bisogna ricordare che nella sostanza il popolo italiano ha votato contro i Def degli ultimi governi. Quindi quello in carica è stato delegittimato da poterne fare un altro», ci dice il Professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma.



Davvero crede che il voto sia stato contro i Def?

Penso che il Pd abbia perso perché ha fatto Def sbagliati e quindi ha perso anche l’Europa che ha chiesto ai dem di farli in quel modo. Il Pd è stato codardo e incompetente nell’ascoltare l’Europa senza fiatare. Quindi ora c’è bisogno di un cambio di passo. La domanda chiave è come il prossimo Governo dovrà mettere a punto il Def. In questo senso ci sono due strade. La prima è continuare come se niente fosse, con il nuovo Governo che ripropone le solite ricette della finta flessibilità. La seconda è un’inversione di rotta, che dobbiamo valutare se sia negativa o positiva per l’Italia e per l’Europa. Guardando al programma del Movimento 5 Stelle, con tutta la sua ingenuità e apparente mancanza di operatività (in quanto ci sono principi generali senza dire come le cose verranno raggiunte), c’è una speranza.



Quale speranza?

Quella di poter finalmente ragionare a 5 anni per costruire sviluppo, crescita e solidarietà, che sono i tre pilastri per un futuro dell’Europa. Se l’Europa non si costruisce su di essi è morta. Mi sembra che le premesse ci siano tutte per redarre un Def che, mettendo in sicurezza la crescita e la solidarietà, poi dia anche l’ossigeno alla finanza pubblica, che è ovviamente secondaria in questo momento di grande difficoltà. La finanza pubblica si aggiusterà, è la scommessa dei grillini, con la crescita, e io sono d’accordo. Sono convinto che non bisogna sforare il parametro del deficit/Pil al 3%, ma nemmeno portarlo allo 0. Spero che l’Europa capisca che dopo aver portato a così tanti mutamenti politici l’Italia a causa dei suoi cattivi consigli, non è più il tempo di dire no, altrimenti salta tutto il banco. 



Lei ha citato il Movimento 5 Stelle, ma anche la Lega ha ottenuto un buon risultato elettorale…

Anche il trionfo della Lega è stato dovuto a un’erronea interpretazione di cosa andava fatto per il territorio: il Pd si è allontanato dal territorio, quindi il Sud ha urlato per gli investimenti pubblici, mentre il Nord ha urlato perché si spendesse bene. Il Governo non ha ascoltato queste richieste, sono state fatte spending review ridicole, dove, per esempio, a Carlo Cottarelli non sono stati forniti i mezzi necessari per operare. Che la spending review sia il perno per trovare le risorse per fare investimenti pubblici o per abbassare le tasse mi sembra evidente. Questa è una battaglia importante, che né Monti, né Letta, né Renzi hanno capito. 

Parlando a Strasburgo, Matteo Salvini ha detto che se fosse necessario “per fare il bene della gente”, non avrebbe preoccupazioni a sforare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil. Cosa ne pensa?

Lo ritengo sbagliato: non possiamo tirare così tanto la corda con l’Europa. Prendo comunque atto che la Lega non parla più di stupidaggini come uscire dall’euro e si occupa finalmente di finanza pubblica. A mio avviso già chiedere il 3% è rischioso. Stare dentro, invece, ci dà un’arma negoziale molto forte. Non escludo che il leader della Lega mandi questo messaggio per ottenere poi di stare al 3%. In ogni caso si tratta di messaggi forti che sono stati chiesti anche al Pd di mandare, ma non l’ha fatto. E ne ha pagato le conseguenze. Il Pd ha fatto delle politiche economiche orripilanti richieste dall’Europa e con una classe dirigente veramente di bassissimo livello.

(Lorenzo Torrisi)