Intervistato da Il Corriere della Sera, Lorenzo Savorelli racconta di essere stato “defenestrato”, dopo meno di un anno mezzo, dalla Banca centrale di San Marino, dove da maggio 2016 a settembre 2017 ha ricoperto la carica di Direttore generale. “Non mi sono dimesso, sono stato defenestrato dal governo dopo aver presentato una relazione sulla Cassa di risparmio di San Marino, e le azioni da intraprendere. I bilanci di questa banca, la principale di San Marino, non erano veritieri. Di fronte alle scelte necessarie, molto dure, quattro ministri hanno preso l’iniziativa di farmi uscire. Rappresentanti del governo sono entrati nel consiglio della Banca centrale per farmi mandare via, in barba all’autonomia dell’istituto”. L’economista spiega che dopo aver svolto un’indagine sugli attivi del sistema bancario sammarinese, la scorsa estate era venuta a galla una situazione critica: di fatto c’era un gap di capitale pari al Pil della piccola repubblica del Titano. Lo Stato non aveva risorse sufficienti e la Banca centrale si stava quindi adoperando per reperire i capitali sui mercati e tramite le istituzioni internazionali, ma la sua azione è stata bloccata.
Savorelli non manca di dire che il Governo sammarinese non ha avuto il coraggio e la forza di far entrare persone nuove e cambiare le regole nella gestione del sistema bancario. Un sistema in cui “gli impieghi erano investiti in gran parte in attiva di dubbia qualità, prestati a un numero limitato di soggetti. C’è una forte concentrazione dei debiti. E una forte sovrapposizione tra questa concentrazione e le sofferenze bancarie, a mio parere”. Ma non è tutto: a suo modo di vedere, infatti, a San Marino “le parentele attraversano l’intero sistema. Vengono permessi comportamenti che altrove sarebbero inaccettabili”. E la situazione non sembra facilmente modificabile, considerando che il Governo era caduto proprio sull’idea di svolgere quell’esame degli attivi che Savorelli ha fortemente voluto.
L’Italia non può mostrarsi indifferente di fronte a questa situazione, “perché c’è un rischio di contagio dall’avere un Paese in tali difficoltà. Non è nell’interesse dell’Italia e dell’Europa che imploda”. E “da tempo liquidità e raccolta bancaria sono in calo, una tendenza che potrebbe peggiorare”. Solo che, avverte Savorelli, “qualsiasi partner internazionale che volesse intervenire a sostegno del sistema dovrebbe avere un controllo diretto sulle misure e la serietà degli interventi. E evitare il rischio che ci sia una appello a fonti opache”.