L’Italia resta ancora senza Governo, anche perché le consultazioni al Quirinale inizieranno solo la prossima settimana. Nel frattempo non mancano i report, accompagnati da avvertimenti e consigli all’esecutivo che verrà, da parte di organismi internazionali o sovranazionali, ultimi dei quali il Fmi, attraverso la sua Direttrice generale Christine Lagarde, o la Commissione europea mediante Pierre Moscovici. Messaggi e segnali che Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, ci aiuta a interpretare.



Professore, cosa ne pensa della situazione che si è venuta a creare? L’Italia è ferma in attesa di consultazioni dall’esito incerto e si susseguono report e richiami dall’esterno…

Partiamo da una constatazione: è ovvio che il futuro Governo deve rimediare a tutti i rinvii fatti da quelli precedenti, in particolare in materia di bilancio. L’Italia è in una situazione finanziaria per cui ha bisogno di una stabilizzazione del deficit all’1,2% del Pil, per poi far scendere il debito pubblico. In più deve provvedere nel breve termine alla manovra correttiva da 0,3 punti di Pil e alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. Non bisogna poi dimenticare il problema delle banche. 



Si riferisce agli Npl?

Non tanto a quello, ma al fatto che in portafoglio hanno una montagna di titoli di Stato italiano. Quindi se il nostro debito si deprezzasse, le banche vedrebbero scendere i loro parametri e per alcune questo potrebbe voler dire chiudere i rubinetti del credito, ma per altre anche trovarsi in una situazione critica. In buona sostanza, il Governo che verrà si troverà ad affrontare dei problemi che in qualche modo sono stati rinviati in precedenza.

Tutto questo cosa c’entra con i messaggi che arrivano dall’esterno del nostro Paese?

Non si può gestire la situazione che ho descritto con dei governi precari o dei governi di decrescita felice. E non aiuta l’immagine di chi fa pensare, viaggiando in autobus, che il problema principale della spesa pubblica italiana sia rappresentato dai costi della politica: anzi, trasmette l’idea che non si sia in grado di affrontare i veri problemi. Un po’ come l’amministrazione di Roma. Solo che nella Capitale alla peggio non si raccoglie la spazzatura o restano le buche nelle strade, ma nel caso di un Governo nazionale le buche sarebbero nella finanza. Da qui gli allarmi, anche con delle esagerazioni.



Quali esagerazioni?

Il Fondo monetario internazionale continua a insistere su tassazioni patrimoniali che sono parte della spirale perversa che porta alla crisi. Ecco perché è urgente un Governo strutturale che faccia le cose che non sono state fatte fin qui e che poi risolva altri 3-4 problemi che sono stati rinviati: Ilva, Alitalia, Fincantieri-Stx e Telecom (dove forse la situazione può aggiustarsi da sola visto quel che sta accadendo).

Quindi i messaggi che arrivano dall’esterno hanno una valenza politica?

Gli appelli sono segnali importanti per far capire che il prossimo Governo non può essere di scopo, ma deve essere un esecutivo che si occupi di conti pubblici e che faccoa delle politiche di riequilibrio. Che poi queste si combinino con una crescita della nostra economia non è ben chiaro e questo è l’elemento di ambiguità che ha sempre fatto sì che la politica europea finora non sia stata positiva in questo campo. Peggio ancora nel caso del Fmi, visto quel che è accaduto in Grecia. Le soluzioni che vengono proposte, quindi, non sono le ricette giuste e bisogna provvedere in altri modi. Ecco perché le ipotesi di governicchi o di un governo di scopo non vanno bene. 

Dunque bisogna fare un governo che duri cinque anni e con un programma che miri a tenere i conti in ordine…

Il problema è che a un certo punto se non lo si farà, l’Italia verrà commissariata. Non per una qualche decisione di un commissario di Bruxelles, ma perché i fondi di investimento internazionali ritireranno i capitali dal nostro debito pubblico, creando seri problemi alle finanze dello Stato e alle banche. Per evitare questo bisognerà fare entrare in azione il famoso Fondo salva-Stati già pronto. E sappiamo che a quel punto le decisioni sarebbero etero-dirette e con ricette non buone. Questo è il destino inevitabile a cui si corre incontro se non si fa un governo di legislatura con delle persone ragionevoli.

Indirettamente si tratta di messaggi per il Partito democratico, che al momento sembra aver scelto la strada dell’immobilismo e dell’opposizione?

Se il Pd andasse con il Movimento 5 Stelle, come ancora si ipotizza, probabilmente si spaccherebbe in due-tre parti. Tra i dem ci sono persone con la testa sulle spalle ed espressione di un mondo produttivo e mi sembra inevitabile che prima o poi il partito dovrà porsi la questione di fare la forza di governo riformista e non la forza di governo della decrescita felice. Non è poi da escludere che tra i 5 stelle, come avvenuto nella scorsa legislatura, ci possano essere dei fuoriusciti, che magari appoggino un governo di moderati responsabili o di moderati socialdemocratici.

È da escludere in ogni caso il ritorno alle urne?

Non si può andare a elezioni: i mercati non possono aspettare di vedere se poi a vincere sarebbe la Lega o il Movimento 5 Stelle. 

(Lorenzo Torrisi)