Non è azzardato parlare di stallo nella formazione del nuovo Governo: le consultazioni al Quirinale inizieranno la prossima settimana, ma appare al momento difficile immaginare delle maggioranze in grado di governare. Una situazione che altri paesi in Europa hanno vissuto, basti pensare alla Germania, alla Spagna e prima ancora al Belgio. L’Italia può permettersi di attendere? «Non vedo difficoltà di nessun genere a che questa inevitabilmente laboriosa ricerca della formazione di un nuovo Governo vada avanti fino a dopo l’estate. A meno che non ci sia il solito elemento esterno di disturbo», è la risposta di Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.
Professore, vede qualche possibile conseguenza da un eventuale lungo protrarsi delle trattative politiche per arrivare alla formazione di un Governo?
In alcuni ambiti, soprattutto per mercati finanziari e banche, l’incertezza può avere un peso, ma al momento non vedo riflessi importanti. Anche per quel che riguarda l’economia reale. Sarà importante però vedere cosa accadrà in merito al Def.
E in questo senso molto dipenderà da che posizione avrà la Commissione europea…
Bruxelles non ha mai avuto grande disponibilità nei confronti dell’Italia, salvo che negli anni recenti, con la flessibilità che tra l’altro non abbiamo neanche utilizzato bene. Il punto è che noi abbiamo sempre avuto un po’ di avanzo primario, ma se ci dicessero di aumentarlo, allora potrebbero esserci delle conseguenze a cascata, in particolare sulla fornitura di beni pubblici. Avverto purtroppo un clima che non ci è molto favorevole.
In che senso Professore?
Basta pensare al recente working paper del Fondo monetario internazionale in cui si argomenta le necessità di fare altri interventi sulle pensioni, in particolare di reversibilità: una botta pesante, fra l’altro localizzata su un’area socialmente debole come quella delle donne pensionate. Io ritengo che se anche ci volesse qualche mese per arrivare alla formazione del Governo, non sarebbe un dramma. Sempre che non cominci a emergere un clima ostile.
Da parte dell’Europa?
In generale, visto che il working paper è del Fmi. Ci sono delle operazioni in politica economica che a volte partono da lontano. Mi domando se il Governo attuale avrebbe la forza per resistere a spinte che vanno obiettivamente in direzione contraria a ciò di cui il Paese ha bisogno. E di cui ha bisogno anche l’Europa, visto che senza l’Italia non c’è più l’Europa. Non vedo quindi difficoltà di nessun genere a che questa inevitabilmente laboriosa ricerca della formazione di un nuovo Governo vada avanti fino a dopo l’estate. A meno che non ci sia il solito elemento esterno, le solite nubi all’orizzonte che cominciano a manifestarsi vuoi con questi dibattiti sulle pensioni di reversibilità, vuoi con la necessità di aumentare l’avanzo primario o altro ancora.
Fino a quando, in assenza di “interferenze esterne”, potremmo aspettare per la formazione del Governo?
Da qui a settembre possiamo vivere tranquilli, lasciando tempo al Capo dello Stato. Spero che fuori dall’Italia ci sia la saggezza di non chiedere l’impossibile. Questo è un momento in cui chiedere di aumentare l’avanzo primario diventa un problema serio e non certo perché verrebbero meno alcune promesse elettorali.
Perché indica proprio il mese di settembre?
Perché se adesso venisse varato un Def a politiche invariate e a legislazione vigente, poi si potrebbe arrivare fino alla nota di aggiornamento del Def, che viene fatta appunto a settembre.
C’è però in ballo la possibilità che l’Europa ci chieda una manovra correttiva dello 0,3% di Pil.
Non credo che sia un problema far slittare questo intervento dal Def di adesso alla nota di aggiornamento di settembre. Questo tema non dovrebbe essere messo inutilmente sul tappeto, sarebbe solo un elemento disturbo. Ciò non toglie che si può arrivare a definire modi per spendere meglio. Il volume della spesa è diminuito in termini reali, ma questo nessuno lo dice. Si continua a parlare ovunque di debito, come un mantra, una specie di lavaggio di cervello di massa. Non più con una forma di austerità “violenta” alla Monti, ma con una specie di stretta intorno al collo che se non ci fosse il Paese respirerebbe meglio.
Cosa che alimenta un po’ il clima ostile di cui parlava prima…
Sono preoccupato, perché già non abbiamo brillato in questi anni di austerità e ci siamo fatti male da soli, con errori grossolani. Basta pensare alla vicenda della Legge Fornero e degli esodati.
(Lorenzo Torrisi)