È un continuo susseguirsi di notizie borsistiche negative su Mps, nonostante la banca senese potrebbe sedersi ai tavoli negoziali in una posizione più forte grazie a crediti fiscali per quasi 2 miliardi di euro. Crediti fiscali non iscritti a bilancio perché, al momento, non ancora recuperabili se non tramite il ritorno all’utile e/o, ancor meglio, in caso di una cessione in toto a una nuova struttura bancaria di primo rilievo.
A tutti gli effetti, è di fatto un “bel colpo” per un istituto bancario in serie e continue difficoltà nel suo percorso di rilancio e risanamento. Nel merito, tale tesoretto, formato dai crediti fiscali, potrà essere messo sul piatto in una trattativa per un’acquisizione con una controparte interessata. Nonostante ciò, dopo le smentite di Ubi Banca del possibile suo interesse all’acquisizione di Mps, il titolo ha continuato il suo pericolosissimo e inarrestabile trend in calo.
Le azioni di fatto stanno registrando un continuo susseguirsi di minimi storici, complici anche le aspettative sempre più negative del mercato e la palese mancanza di certezze su un coinvolgimento fattivo in un processo di consolidamento. Nel dettaglio si è evidenziata una più che mai sintomatica natura di ordini borsistici prettamente speculativi sul mercato, ciò sommata alla latitanza decisionale del governo che finalmente ne detti una linea strategica, chiara e definitiva, rivolta a una banca sicuramente in difficoltà, ma a oggi diventata pubblica, e questo ormai da alcuni mesi.
Quello che si intuisce e meglio “si tocca con mano” è il fatto che il mercato sente e quindi teme che Mps non sia in grado di poter affrontare un rilancio viste le ultime disastrose e preoccupanti risultanze di bilancio. A ciò si somma un andamento negativo dei conti, della capacità operativa della banca stessa e in ultimo, ma non per importanza, la grande problematica legata alle possibili cause legali dove, nell’assemblea del 12 aprile, la Bluebell di Giuseppe Bivona attiverà una nuova richiesta formale a Mps di promuovere azioni di responsabilità, con relative declaratorie per risarcimenti danni da 11,6 miliardi, nei confronti di vari soggetti. Nei confronti, cioè, dei consiglieri e i membri del collegio sindacale in carica tra il 2012 e 2015, contro Nomura, Deutsche Bank ed E&Y, figure giuridiche che risultano essere controparti delle disastrose operazioni create sui derivati Alexandria e Santorini.
In definitiva, Mps risulta essere più che mai sempre nell’occhio del ciclone: il suo titolo continua sistematicamente ad affondare. Anche se ieri ha guadagnato il 3,71%, mercoledì ha toccato il suo minimo storico a 2,38 euro: quasi la metà del prezzo con cui è ritornata in Borsa meno di sei mesi fa.